Perché compiacere gli altri?
Liberarsi dalla compiacenza è una delle conquiste più produttive a cui può portare un percorso psicoterapeutico.
Liberarsi dalla compiacenza è una delle conquiste più produttive a cui può portare un percorso psicoterapeutico.
Una problematica molto comune, che può affliggere con diversi gradi di intensità, consiste nella produzione da parte della mente di pensieri indesiderati.
Esistono periodi nell’arco di un’esistenza in cui i problemi e le difficoltà sembrano non finire mai, accavallandosi senza sosta.
L’importanza delle vacanze è lapalissiana: il riposo, l’avventura, la libertà dai doveri o il semplice tempo tutto per sè favoriscono la rigenerazione psicofisica, una sorta di “reset”, di annullamento di preoccupazioni e di tensioni disturbanti.
L’intuizione è una risorsa psicologica preziosissima, purtroppo non adeguatamente valorizzata nel contesto sociale contemporaneo.
Ruminazione, senso di vuoto, rabbia, sentimenti luttuosi sono i principali sintomi che segnalano la difficoltà di voltare pagina dopo il fallimento di un progetto importante, sia esso di natura sentimentale, familiare o professionale.
Perplessità e sconcerto, ancora prima di rabbia e dolore, sono i vissuti che più si accompagnano all’esperienza dell’improvvisa chiusura emotiva dopo un periodo di frequentazione amorosa intenso ed esaltante.
Ancora oggi in terapia molte donne sostengono come un fatto ovvio la costitutiva, minore intensità del desiderio femminile rispetto a quello maschile, spesso per giustificare problematiche nella sfera sessuale, il disinteresse, l’apatia o la frustrazione nei confronti della sessualità.
Un fenomeno che frequentemente si associa a malesseri psicologici anche molto diversi fra di loro è l’infiacchimento della “forza mentale”.
È difficile per un terapeuta incontrare direttamente un “dipendente da lavoro”. Coloro che sviluppano una dipendenza infatti sono talmente invischiati con l’oggetto della loro attenzione ossessiva, da non rendersi conto del proprio stato di malessere.
Interpretazione in terapia non significa soltanto restituzione (tramite la parola dell’analista) dei motivi inconsci sottesi ad azioni sintomatiche, a ripetizioni di schemi relazionali sconfortanti o a pensieri e affetti deprimenti.
Prima di iniziare un percorso terapeutico (o durante le sue prime fasi) non è raro che le persone si pongano delle domande rispetto al tema del cambiamento.
L’eterno dilemma: un sentimento morbido, quieto, così quieto da apparire scontato - la cura - o i picchi, le vette e poi gli abissi? Possono convivere l’amore e la passione?
ll campo della psicologia criminale ha sempre affascinato il grande pubblico. Romanzi, film, articoli vari ispirati a grandi delitti ce ne sono sempre stati. Raramente però veniva data la parola direttamente all’assassino, come invece sta accadendo ultimamente.
La paura è spesso definita come un’emozione “primitiva”, legata strettamente alla conservazione della vita. Lo stato di allerta che induce affina la percezione del pericolo e tutto il sistema nervoso si attiva per rispondere prontamente agli stimoli.
Periodi difficili, momenti di smarrimento, circostanze luttuose fanno parte dell’esperienza comune ad ogni uomo e pertanto non sono da considerare di per sé come eventi patologici.
Male oscuro, Aiuto psicoterapeutico , Affrontare il senso di vuoto, Guarire dai sintomi, Oscillazioni del tono dell'umore
La figura di Peter Pan (un personaggio letterario, ibrido fra uccello e bambino), viene comunemente evocata per indicare l’immaturità emotiva tipica di alcuni soggetti, appartenenti soprattutto al sesso maschile.
I così detti “ipersensibili”, spesso artisti o persone altamente creative, sono soggetti che vedono e sentono sfumature e sottigliezze che agli altri di norma sfuggono.
Male oscuro, Aiuto psicoterapeutico , Guarire dai sintomi, Oscillazioni del tono dell'umore
Sguardo sfuggente, sorriso (se proprio si deve fare) appena abbozzato, spalle ricurve, andatura incerta, tic nervosi, inappetenza.
Molte domande di aiuto successive ad una delusione forte, specie di natura sentimentale, celano spesso aspettative irrealistiche, che vanno dalla riconquista dell’idillio perduto alla cancellazione del malessere che tiene in scacco.
I terapeuti lo sanno bene, capire non è giudicare. Eppure il giudizio, così fuorviante, così limitante è duro a morire anche nelle menti più illuminate. Rassicura, fa stare comodi nel proprio cantuccio di convinzioni.
Che sia amore o amicizia la fiducia costituisce la base di ogni rapporto profondo.
Per gli psicoanalisti è un fatto assodato, certi tipi di ansia patologica (non solo l’ansia da prestazione, ovvero quella legata strettamente alle situazioni sessuali) sono molto frequentemente dei correlati o di una sessualità nel presente non del tutto appagante e gioiosa, o di antichi conflitti ancora non pienamente risolti che implicano comunque la sessualità.
Un deficit di qualche funzione sensoriale, motoria o mentale, ha degli impatti notevoli sulla psiche di chi vive la condizione di minorazione. La sfida in questi casi è quella di non soccombere del tutto sotto il peso di tali implicazioni emotive.