Non arrendersi, mai
La resa di fronte alle difficoltà è la porta di ingresso principale al malessere psichico. Senza parlare dei cali del tono dell’umore quando all’orizzonte non c’è nessuna nuvola, quando tutto è fin troppo perfetto e sereno.
La resa di fronte alle difficoltà è la porta di ingresso principale al malessere psichico. Senza parlare dei cali del tono dell’umore quando all’orizzonte non c’è nessuna nuvola, quando tutto è fin troppo perfetto e sereno.
Il termine “gaslighting” sta entrando nel lessico comune, spesso le stesse persone in terapia lo utilizzano spontaneamente per descrivere dinamiche manipolatorie tossiche a cui si rendono conto di essere esposte nella loro vita affettiva.
Quando si parla di ansia si hanno in mente i sintomi classici: tachicardia, tremori, sensazione generale di inadeguatezza, offuscamento mentale, pensieri ossessivi.
La principale causa di sofferenza e di distruttività nelle relazioni d’amore (fra partner ma anche fra genitori e figli o fra semplici amici) è la non accoglienza piena dell’altro per quello che è.
In questi anni di pandemia stiamo assistendo ad un’esacerbazione di molti disagi psicologici. Lo spettro della malattia, la precarietà lavorativa, la tenuta traballante del sistema sanitario e sociale, la chiusura fra le quattro mura, la solitudine, l’aspettativa di un pieno ritorno alla normalità ciclicamente frustrata concorrono al mantenimento di stati depressivi e ansiosi (senza parlare delle ben note reazioni maniacali di negazione della realtà).
In genere si pensa che le persone si dividano fra impulsive e riflessive, le prime predisposte a decisioni “di pancia”, rapide e magari rischiose, le seconde inclini all’analisi e dunque soggette alla procrastinazione.
La morte di un genitore, a qualsiasi età avvenga, segna nella vita di una persona uno spartiacque.
Male oscuro, Aiuto psicoterapeutico , Rapporto genitori figli
Quando si parla di forza del carattere bisogna distinguere la sostanza dall’apparenza. Molte personalità vengono infatti impropriamente definite come “forti” sulla base di meri aspetti esteriori, quali la prepotenza, la prevaricazione e l’autoritarismo.
“E quindi, ora che ho capito le cause, che me ne faccio?”. A tutti i terapeuti sarà capitato di ricevere domande simili da parte di qualche paziente, non necessariamente “resistente” al trattamento o demotivato.
Già il padre della psicoanalisi collocava l’indecisione nel ventaglio dei sintomi della nevrosi ossessiva.
È esperienza comune purtroppo imbattersi in insegnanti che non solo non amano particolarmente il proprio lavoro, ma che lo fanno anche di malavoglia, con svogliatezza e senso di frustrazione.
Ai nostri occhi si è imposto l’ennesimo spettacolo di morte. A colpirci questa volta il rischio concreto che possa riguardarci, uno schiaffo in pieno viso. Ci chiediamo come sia possibile, ci sentiamo impotenti e disarmati di fronte al grottesco ripetersi della storia.
L’insoddisfazione, non la sofferenza, è la vera fonte dell’umano lamento. Infatti la sofferenza, legata a un trauma fisico o psicologico, in genere non conduce al lamento cronico perché induce in prima battuta un senso di paralisi totalizzante e secondariamente mobilita delle energie reattive inaspettate che tentano di ristabilire l’equilibrio perduto.
Molta sofferenza emotiva dell’adulto è generata da un eccessivo attaccamento alle cose, alle situazioni o alle persone.
Qualunque terapeuta un po’ esperto sa quanto sia davvero inutile se non fallimentare lavorare direttamente sull’autostima di qualcuno.
Molte giovani donne chiedono aiuto a seguito di relazioni sistematicamente fallimentari con il maschile. Le continue “debacle” fanno sorgere il dubbio che ci sia qualcosa che non vada nel proprio modo di amare.
La molla che porta quasi sempre a chiedere aiuto ad uno specialista è la presenza di un sintomo o di una costellazione di malesseri più o meno invalidanti, a volte percepiti come disturbanti corpi estranei oppure come parti della propria (complessa) personalità.
Molti disagi di tipo ansioso e depressivo sono l’esito di un processo di separazione psichica dalle figure parentali non portato a pieno compimento.
Coltivare una buona indipendenza emotiva e di pensiero ha un’enorme importanza ai fini della stabilizzazione dell’equilibrio psichico di ciascuno di noi.
Le depressioni non rispondono tutte nella stessa maniera all’uso della parola, alcune di esse ne beneficiano moltissimo mentre altre non trovano alcun sollievo nell’esercizio della dialettica ma abbisognano soprattutto del supporto della relazione.
Il termine narcisismo è molto in voga di questi tempi, ricorre spesso nei discorsi delle persone alle prese con il tentativo di capire se stesse o gli altri.
Capita frequentemente che chi soffre di ansia forte arrivi in terapia chiedendo convulsamente una soluzione per lasciarsi alle spalle la morsa dell’angoscia.
Purtroppo ai nostri giorni sempre di più osserviamo forme di disagio legate alla sostituzione del tempo lungo della comprensione con quello breve del giudizio.
Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta non è mai un atto semplice, nella misura in cui esso comporta da un lato la preliminare ammissione di fronte a se stessi di una fragilità, dall’altro la disponibilità a comunicare tematiche intime e delicate a qualcuno che non si conosce.