Indecisione cronica e difficoltà terapeutiche
Già il padre della psicoanalisi collocava l’indecisione nel ventaglio dei sintomi della nevrosi ossessiva.
Già il padre della psicoanalisi collocava l’indecisione nel ventaglio dei sintomi della nevrosi ossessiva.
È esperienza comune purtroppo imbattersi in insegnanti che non solo non amano particolarmente il proprio lavoro, ma che lo fanno anche di malavoglia, con svogliatezza e senso di frustrazione.
Ai nostri occhi si è imposto l’ennesimo spettacolo di morte. A colpirci questa volta il rischio concreto che possa riguardarci, uno schiaffo in pieno viso. Ci chiediamo come sia possibile, ci sentiamo impotenti e disarmati di fronte al grottesco ripetersi della storia.
L’insoddisfazione, non la sofferenza, è la vera fonte dell’umano lamento. Infatti la sofferenza, legata a un trauma fisico o psicologico, in genere non conduce al lamento cronico perché induce in prima battuta un senso di paralisi totalizzante e secondariamente mobilita delle energie reattive inaspettate che tentano di ristabilire l’equilibrio perduto.
Molta sofferenza emotiva dell’adulto è generata da un eccessivo attaccamento alle cose, alle situazioni o alle persone.
Qualunque terapeuta un po’ esperto sa quanto sia davvero inutile se non fallimentare lavorare direttamente sull’autostima di qualcuno.
Molte giovani donne chiedono aiuto a seguito di relazioni sistematicamente fallimentari con il maschile. Le continue “debacle” fanno sorgere il dubbio che ci sia qualcosa che non vada nel proprio modo di amare.
La molla che porta quasi sempre a chiedere aiuto ad uno specialista è la presenza di un sintomo o di una costellazione di malesseri più o meno invalidanti, a volte percepiti come disturbanti corpi estranei oppure come parti della propria (complessa) personalità.
Molti disagi di tipo ansioso e depressivo sono l’esito di un processo di separazione psichica dalle figure parentali non portato a pieno compimento.
Coltivare una buona indipendenza emotiva e di pensiero ha un’enorme importanza ai fini della stabilizzazione dell’equilibrio psichico di ciascuno di noi.
Le depressioni non rispondono tutte nella stessa maniera all’uso della parola, alcune di esse ne beneficiano moltissimo mentre altre non trovano alcun sollievo nell’esercizio della dialettica ma abbisognano soprattutto del supporto della relazione.
Il termine narcisismo è molto in voga di questi tempi, ricorre spesso nei discorsi delle persone alle prese con il tentativo di capire se stesse o gli altri.
Capita frequentemente che chi soffre di ansia forte arrivi in terapia chiedendo convulsamente una soluzione per lasciarsi alle spalle la morsa dell’angoscia.
Purtroppo ai nostri giorni sempre di più osserviamo forme di disagio legate alla sostituzione del tempo lungo della comprensione con quello breve del giudizio.
Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta non è mai un atto semplice, nella misura in cui esso comporta da un lato la preliminare ammissione di fronte a se stessi di una fragilità, dall’altro la disponibilità a comunicare tematiche intime e delicate a qualcuno che non si conosce.
Gli atteggiamenti femminili nei confronti della sessualità sono molto cambiati negli ultimi decenni.
I primi tempi di un percorso psicoterapeutico sono spesso caratterizzati dall’intensificazione del dolore associato ad alcune ferite del passato.
Esistono relazioni sentimentali che nel complesso si configurano come dei veri e propri traumi, ovvero come degli eventi in grado di far vacillare, compromettere o addirittura far crollare l’equilibrio emotivo personale.
L’ascolto non coincide con l’assenza di parola, non basta che il terapeuta taccia perché si produca l’effetto dell’ascolto. L’ascolto non è nemmeno l’attenzione minuziosa nei confronti di tutto ciò che viene detto.
“Azione” è una parola molto apprezzata e carica di valenze positive nel contesto culturale in cui viviamo.
Se la mancanza di lavoro costituisce un problema, nella misura in cui priva della possibilità di un’esistenza dignitosa e attiva, un impiego non pienamente in linea con la propria personalità rischia di risultare altrettanto mortificante.
L’emancipazione dalle figure genitoriali non è un processo scontato, che coincide unicamente con l’uscita di casa, l’indipendenza economica, la convivenza con un partner o la nascita dei figli.
L’adolescenza, pur nella sua forma più burrascosa e difficile, rappresenta un momento della vita in cui accanto al disagio a volte intensissimo permane un’energia a tratti travolgente.
“Tre caratteri” di Cristopher Bollas si apre con una raccolta di riflessioni sul carattere narcisista (a cui seguono altre sulla patologia borderline e maniaco depressiva).