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Parlare della morte: quando rivolgersi ad uno psicoanalista

 Ad un terapeuta capita frequentemente di accogliere persone provate da un lutto, spesso toccate da vicino dalla morte per la prima volta. Il senso di continuità delle loro esistenze si interrompe. Là dove era pienezza bruscamente è vuoto, non senso, terra desolata. E questo a più livelli: nel quotidiano, nelle piccole attività di tutti i giorni, nelle relazioni, nell'amore, nel lavoro di sempre

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Psicoanalisi applicata al disagio contemporaneo

Quando la cura incontra il malessere. Nella mia pratica di psicoanalista incontro quotidianamente persone infelici, stanche, depresse. Il carattere dominante della tristezza si associa poi spesso all'ansia, al panico, ad ossessioni o disturbi somatici. Il quadro è dominato dalla sensazione di non farcela, di non riuscire ad essere all'altezza delle richieste del proprio ambiente di riferimento.

Male oscuro, Perdita di interesse , Idee fisse

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Depressione: perché è così difficile trattarla oggi?

Tutti i clinici lo sanno, la depressione è il sintomo più diffuso e più camaleontico della contemporaneità. Se nessuno può dirsi completamente immune da affetti depressivi, data la natura strutturalmente lesa dell'uomo, è pur vero che oggi essi sembrano accompagnare moltissimi soggetti nel loro quotidiano, alternandosi, anche più volte in un breve lasso di tempo, a transitori momenti di euforia

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Eros e Agape: contrapposizione o complementarietà?

Eros e Agape sono due modi per dire l'amore. Comunemente vengono contrapposti per indicare da una parte l'amore carnale, dall'altra quello spirituale. Ma è proprio di questo, di una loro avversione reciproca, che si tratta? Eros deriva dall'antica Grecia ed indica l'amore fra uomo e donna, inteso come sentimento di natura sessuale. Si tratta dunque di un amore che scaturisce da una base fisica

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La saggezza del clinico: attenzione, meditazione, controllo

Nel testo Area traumatica e campo istituzionale l'autore Antonello Correale cita il filosofo e scrittore francese Pierre Hadot in un interessante passaggio a proposito delle virtù proprie di un curante dei mali dell'anima. Hadot mette in evidenza come tutta la filosofia greco romana fosse orientata, più che all'attività speculativa, alla saggezza, da intendersi come arte del saper vivere. Nel concetto di saggezza sarebbero da individuarsi due elementi solo apparentemente contrapposti: la capacità di riconoscimento del reale e quella di non farsene travolgere.

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La forza del non agire

Nel nostro modo di pensare è radicata l'illusione che la forza dell'uomo consista nell'azione, ovvero nella risolutezza del fare, nell'essere presi da mille impegni e attività. La sopportazione di compiti e ritmi estenuanti è associata all'idea di una volontà forte, che sa porsi degli obiettivi e sa conseguentemente raggiungerli, a costo di enormi sacrifici. La fretta domina la scena, tutto si deve portare a termine entro scadenze ben precise, e più si fa meglio è. I contesti produttivi, le aziende, il mercato funzionano così: il profitto prima di tutto.

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Quando l'analisi libera dal narcisismo

In ogni nevrosi si nascondono tratti narcisistici, nella misura in cui chi patisce di nevrosi tende sempre a mettersi in rapporto all'Atro con la finalità di essere domandato da lui (essere visto, voluto, ammirato, considerato), arrivando fino a soddisfarne la domanda con tutti i mezzi per ottenerne l'approvazione (essendo ubbidiente, solerte, zelante). In ambito lacaniano si dice che il nevrotico soffre di un'inconscia identificazione al "fallo", da intendersi come quell'oggetto prezioso che da bambino ha pensato di essere (e spesso è stato davvero) per la propria madre.

Narcisismo patologico

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Perché la nevrosi non è la perversione

A tutti i clinici può capitare di imbattersi in soggetti strutturalmente "perversi", anche se tendenzialmente le loro domande di aiuto sono al fondo inconsistenti e le relative terapie sostanzialmente inconcludenti. È bene che il terapeuta sia in grado di distinguere un nevrotico che può mostrare tratti perversi (nella sessualità così come nelle relazioni) da un perverso vero e proprio, perché si tratta di soggetti che differiscono profondamente in quanto alle logiche che governano i loro comportamenti. Le modalità di trattamento varieranno dunque in maniera significativa a seconda della diagnosi differenziale.

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Vedere ascoltando

Ascoltare è il mestiere dello psicoanalista. A lui non servono occhi per "vedere" i suoi pazienti, il suo approccio all'umano mette fra parentesi lo sguardo, inteso come catalogazione, giudizio, misura, conoscenza a priori. A pensarci bene infatti la vista espone all'abbaglio, alla fascinazione così come alla repulsione perché coglie dell'altro caratteristiche meramente esteriori e superficiali.

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Passione e conflitto fra uomo e donna

È risaputo: gli opposti si attraggano. La diversità fra uomo e donna, in amore, è una calamita fortissima, esercita un potere invincibile persino sulle menti più razionali. E tuttavia, nonostante la sua attrattiva, è spesso motivo di frizione, contrasto, fraintendimento se non addirittura causa di rottura. Ma di che diversità si tratta? È puramente una differenza di natura biologica e sessuale o c'è in gioco altro?

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Dall'isteria alla donna

La donna non è tout court l'isterica, non coincide al cento per cento con essa. Anche se l'isteria colpisce elettivamente il sesso femminile, non sono da escludere casi di isteria maschile, in cui, contrariamente alla nevrosi ossessiva (connotata per lo più da domande esistenziali, incentrate sulla vita e sulla morte) al centro predomina la questione dell'identità sessuale (sono uomo o sono donna? Quanto sono uomo e quanto sono donna?).

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Psicoanalisi ed esperienza del reale

La psicoterapia è una pratica incentrata per lo più sul sostegno dell'Io, sul supporto della soggettività in crisi. Si tratta di un lavoro che produce effetti terapeutici, nella misura in cui allarga la visuale e moltiplica i punti di vista su certe situazioni, percepite in maniera distorta a causa di schemi mentali troppo rigidi, spesso impregnati di negativismo. L'effetto è quello di un distanziamento rispetto agli automatismi invalidanti ed un recupero delle potenzialità inespresse dell'Io, dei suoi punti di forza e della sua capacità di far fronte alle frustrazioni.

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Due volti dell'essere madre

La psicoanalisi anglosassone utilizza la metafora del "contenitore" e della "base sicura" per descrivere il senso più profondo della funzione materna, quello di sostenere l'essere del bambino e di favorirne così l'accesso alla vita. Sulla stessa scia Jacques Lacan parla di cure che "portano il marchio di un interesse particolareggiato": non si tratta solo di soddisfare i bisogni ma di riconoscere la particolarità di quello specifico bambino, diverso da tutti gli altri.

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L'altra donna

In molte donne, non necessariamente omosessuali, esiste la spiccata tendenza a confrontarsi continuamente con altri modelli femminili, quasi fossero mosse da un'incertezza riguardo al loro essere donne. Tale insistente riferimento all'altra donna ha infatti alla base, come radice inconscia, la ricerca di un'immagine femminile che possa rappresentare pienamente il segreto della femminilità. Qualcosa dell'essere donna sfugge, resta enigmatico. <<Quanta parte di donna c'è in me?>> è l'interrogativo sottostante, per rispondere al quale si avviano dei rapporti fusionali, a volte intensissimi, con altri esseri femminili.

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Narcisismo "sano" o narcisismo "patologico"?


Quando si parla di narcisismo si tende a pensare immediatamente al culto esagerato per la propria immagine, all'autocelebrazione a tutti i livelli che non lascia spazio alla considerazione dell'altro. Tuttavia questa è la versione "patologica" del fenomeno, sempre frutto di una sottostante fragilità narcisistica.

Esistono infatti un narcisismo "sano" ed uno "malato". Il primo non è altro che amor proprio, coscienza di sè, rispetto e cura per se stessi. È, freudianamente parlando, un equilibrato investimento libidico sull'io, necessario alla vita. Freud parlava di un "narcisismo primario" del piccolo dell'uomo, necessariamente chiuso nel suo guscio per sopravvivere e svilupparsi, avvolto in un bozzolo di bisogni e di indifferenza rispetto al mondo esterno.

Narcisismo patologico

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Il presente che cura

Saper cogliere il presente. È una risorsa, è un punto d'arrivo dicono i grandi insegnanti della psicoanalisi, ma anche, con linguaggi diversi, scrittori, filosofi, mistici e poeti. Una cura che dà esiti positivi ha sempre come ricaduta un maggior ancoraggio alla dimensione particolare della propria vita. Che si traduce in valorizzazione di ciò che c'è, in alternativa, in opposizione all'insoddisfazione perenne che porta invece a mancare costantemente l'incontro con la pienezza del momento.

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Due forme di omosessualità maschile: l'omoerotico soggettivo e oggettivo

Nel suo articolo "nosologia dell'omosessualità maschile" Sandor Ferenczi tenta di mettere ordine rispetto ad una certa confusione imperante negli ambienti psicoanalitici in tema di omosessualità maschile. A riguardo "si fa di tutta un'erba un fascio" ci spiega l'autore. Gli omosessuali uomini non sono tutti uguali semplicemente perché condividono la stessa scelta d'oggetto sessuale (corrispondente al proprio sesso). Le loro motivazioni inconsce variano e possono dar luogo sostanzialmente a due tipi di "omoerotismo", uno passivo, soggettivo, femminile, l'altro attivo, oggettivo, maschile. Il primo è costituito da chi si sente donna e pertanto desidera essere amato da un uomo. Il secondo rappresenta invece una fuga nevrotica dalla donna, rientrando a pieno titolo in quadri di nevrosi ossessiva.

Sessualità , Omosessualità

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L'essere, la mancanza e la schiavitù del possesso

L'essere umano è mancanza a essere, è cioè attraversato da una mancanza incolmabile, legata alla sua insufficienza strutturale, allo strappo patito rispetto ad un tempo mitico di pienezza. L'oggetto, insegna Freud, è da sempre perduto, può solo venir cercato all'infinito. Ogni suo ritrovamento nel reale è un inganno, un'allucinazione. La mancanza non si colma, non si può colmare, mentre la pulsione continua a spingere con forza acefala verso i suoi oggetti nonostante il niente appaia regolarmente al fondo di ogni soddisfazione puramente materiale.

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Il desiderio isterico

Il desiderio isterico, insegna Jacques Lacan rileggendo Freud, è un desidero strutturalmente insoddisfatto. Non impossibile, non distrutto, non mortificato come quello dell'ossessivo, ma sempre al di qua del congiungimento con la soddisfazione. Il desiderio isterico è desiderio puro, è apertura, è mancanza, è tensione desiderante che però non deve incontrare la pienezza dell'appagamento. Perché nella misura in cui questo desiderio si realizza fatalmente si reindirizza verso altro, allo scopo di mantenersi vivo ed insaturo.

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