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Passione e conflitto fra uomo e donna

È risaputo: gli opposti si attraggano. La diversità fra uomo e donna, in amore, è una calamita fortissima, esercita un potere invincibile persino sulle menti più razionali. E tuttavia, nonostante la sua attrattiva, è spesso motivo di frizione, contrasto, fraintendimento se non addirittura causa di rottura. Ma di che diversità si tratta? È puramente una differenza di natura biologica e sessuale o c'è in gioco altro?

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Dall'isteria alla donna

La donna non è tout court l'isterica, non coincide al cento per cento con essa. Anche se l'isteria colpisce elettivamente il sesso femminile, non sono da escludere casi di isteria maschile, in cui, contrariamente alla nevrosi ossessiva (connotata per lo più da domande esistenziali, incentrate sulla vita e sulla morte) al centro predomina la questione dell'identità sessuale (sono uomo o sono donna? Quanto sono uomo e quanto sono donna?).

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Psicoanalisi ed esperienza del reale

La psicoterapia è una pratica incentrata per lo più sul sostegno dell'Io, sul supporto della soggettività in crisi. Si tratta di un lavoro che produce effetti terapeutici, nella misura in cui allarga la visuale e moltiplica i punti di vista su certe situazioni, percepite in maniera distorta a causa di schemi mentali troppo rigidi, spesso impregnati di negativismo. L'effetto è quello di un distanziamento rispetto agli automatismi invalidanti ed un recupero delle potenzialità inespresse dell'Io, dei suoi punti di forza e della sua capacità di far fronte alle frustrazioni.

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Due volti dell'essere madre

La psicoanalisi anglosassone utilizza la metafora del "contenitore" e della "base sicura" per descrivere il senso più profondo della funzione materna, quello di sostenere l'essere del bambino e di favorirne così l'accesso alla vita. Sulla stessa scia Jacques Lacan parla di cure che "portano il marchio di un interesse particolareggiato": non si tratta solo di soddisfare i bisogni ma di riconoscere la particolarità di quello specifico bambino, diverso da tutti gli altri.

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L'altra donna

In molte donne, non necessariamente omosessuali, esiste la spiccata tendenza a confrontarsi continuamente con altri modelli femminili, quasi fossero mosse da un'incertezza riguardo al loro essere donne. Tale insistente riferimento all'altra donna ha infatti alla base, come radice inconscia, la ricerca di un'immagine femminile che possa rappresentare pienamente il segreto della femminilità. Qualcosa dell'essere donna sfugge, resta enigmatico. <<Quanta parte di donna c'è in me?>> è l'interrogativo sottostante, per rispondere al quale si avviano dei rapporti fusionali, a volte intensissimi, con altri esseri femminili.

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Narcisismo "sano" o narcisismo "patologico"?


Quando si parla di narcisismo si tende a pensare immediatamente al culto esagerato per la propria immagine, all'autocelebrazione a tutti i livelli che non lascia spazio alla considerazione dell'altro. Tuttavia questa è la versione "patologica" del fenomeno, sempre frutto di una sottostante fragilità narcisistica.

Esistono infatti un narcisismo "sano" ed uno "malato". Il primo non è altro che amor proprio, coscienza di sè, rispetto e cura per se stessi. È, freudianamente parlando, un equilibrato investimento libidico sull'io, necessario alla vita. Freud parlava di un "narcisismo primario" del piccolo dell'uomo, necessariamente chiuso nel suo guscio per sopravvivere e svilupparsi, avvolto in un bozzolo di bisogni e di indifferenza rispetto al mondo esterno.

Narcisismo patologico

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Il presente che cura

Saper cogliere il presente. È una risorsa, è un punto d'arrivo dicono i grandi insegnanti della psicoanalisi, ma anche, con linguaggi diversi, scrittori, filosofi, mistici e poeti. Una cura che dà esiti positivi ha sempre come ricaduta un maggior ancoraggio alla dimensione particolare della propria vita. Che si traduce in valorizzazione di ciò che c'è, in alternativa, in opposizione all'insoddisfazione perenne che porta invece a mancare costantemente l'incontro con la pienezza del momento.

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Due forme di omosessualità maschile: l'omoerotico soggettivo e oggettivo

Nel suo articolo "nosologia dell'omosessualità maschile" Sandor Ferenczi tenta di mettere ordine rispetto ad una certa confusione imperante negli ambienti psicoanalitici in tema di omosessualità maschile. A riguardo "si fa di tutta un'erba un fascio" ci spiega l'autore. Gli omosessuali uomini non sono tutti uguali semplicemente perché condividono la stessa scelta d'oggetto sessuale (corrispondente al proprio sesso). Le loro motivazioni inconsce variano e possono dar luogo sostanzialmente a due tipi di "omoerotismo", uno passivo, soggettivo, femminile, l'altro attivo, oggettivo, maschile. Il primo è costituito da chi si sente donna e pertanto desidera essere amato da un uomo. Il secondo rappresenta invece una fuga nevrotica dalla donna, rientrando a pieno titolo in quadri di nevrosi ossessiva.

Sessualità , Omosessualità

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L'essere, la mancanza e la schiavitù del possesso

L'essere umano è mancanza a essere, è cioè attraversato da una mancanza incolmabile, legata alla sua insufficienza strutturale, allo strappo patito rispetto ad un tempo mitico di pienezza. L'oggetto, insegna Freud, è da sempre perduto, può solo venir cercato all'infinito. Ogni suo ritrovamento nel reale è un inganno, un'allucinazione. La mancanza non si colma, non si può colmare, mentre la pulsione continua a spingere con forza acefala verso i suoi oggetti nonostante il niente appaia regolarmente al fondo di ogni soddisfazione puramente materiale.

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Il desiderio isterico

Il desiderio isterico, insegna Jacques Lacan rileggendo Freud, è un desidero strutturalmente insoddisfatto. Non impossibile, non distrutto, non mortificato come quello dell'ossessivo, ma sempre al di qua del congiungimento con la soddisfazione. Il desiderio isterico è desiderio puro, è apertura, è mancanza, è tensione desiderante che però non deve incontrare la pienezza dell'appagamento. Perché nella misura in cui questo desiderio si realizza fatalmente si reindirizza verso altro, allo scopo di mantenersi vivo ed insaturo.

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L'ossessivo e il suo desiderio secondo Lacan

In questo breve articolo proviamo succintamente ad abbordare la questione del complesso rapporto fra il soggetto ossessivo ed il suo desiderio a partire da alcuni stralci tratti dal Seminario V di Lacan.

L'ossessivo risolve la questione dell'evanescenza del suo desiderio facendone un desiderio interdetto. Egli lo fa sostenere dall'Altro, precisamente tramite l'interdizione dell'Altro.

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La fine dell'analisi

Secondo Jacques Lacan le analisi finiscono. Al di là delle interruzioni, sempre possibili, esiste la possibilità di una loro conclusione logica. E, come in ogni logica, la fine non è senza rapporto con l'inizio, la conclusione non è senza legame con le premesse.

Le analisi iniziano con il transfert. C'è un investimento sulla figura del terapeuta, colui che è "supposto sapere" una verità sul desiderio che sfugge al soggetto che domanda. Il quale, invitato a dire tutto quel che gli passa per la testa, abolendo ogni controllo razionale, si ritrova a non saper più quel che dice. Il sapere in partenza è tutto dalla parte dell'analista, il soggetto brancola nel buio.

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Mangiare niente per Essere

Sempre, dietro ad anoressie isteriche, dietro ai loro digiuni, si cela un tentativo di separazione rispetto ad un Altro asfissiante. Questo Altro, di solito la madre, con il suo eccesso di premure, con il suo stare troppo addosso, impedisce il costituirsi di una vera autonomia nella figlia, che resta così inchiodata alle sue aspettative. Al posto del dispiegamento dell'essere più autentico del soggetto si produce un dover essere per non dispiacere all'Altro. L'immagine di se stessi viene così svalorizzata, nella misura in cui per ottenere approvazione e riconoscimento va adeguata ad un certo modello ideale proposto dall'Altro.

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Analisi come esperienza

Svolgere un'analisi è primariamente vivere un'esperienza, un'esperienza di ricerca e di trasformazione. Già Hegel legava la conoscenza della verità all'esperienza: il sapere vero non arriva di colpo ma passo passo, nel corso di un'esperienza in cui il sapere non vero viene via via rimaneggiato.

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Utilitarismo, immaginario e amore

Come analisti ascoltiamo quotidianamente storie di rotture o crisi sentimentali provocate dall'incontro con nuovi partner. Il tradimento è un fenomeno dilagante tra giovani e meno giovani, ed è ritenuto da molti semplicemente inevitabile. Oggigiorno vi è l'idea diffusa che l'amore sia una merce segnata da una data di scadenza, da sostituire una volta esaurita.

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Analisi e divenire se stessi

La mira principale di una psicoanalisi è quella di favorire, in un soggetto bloccato dalle sue nevrosi, la liberazione da quei vincoli mentali che ne limitano le possibilità di realizzazione.  Ciò a partire dalla consapevolezza che ogni uomo è per struttura condizionato e per certi versi addirittura fabbricato dall’Altro, dalle attese e dalle caratteristiche del contesto familiare e sociale di appartenenza.

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Perché lo psicologo gratis non funziona

Una consulenza psicologica, sia essa un primo colloquio diagnostico o una seduta di psicoterapia o di psicoanalisi, è soggetta a pagamento, al pari di tutte le altre prestazioni professionali. In un'economia di scambio infatti ogni attività lavorativa, dalla più umile a quella più qualificata, produce un certo valore, misurato in termini di danaro.

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Psicoanalisi e separazione dall'Altro

La mira principale di una psicoanalisi è quella di favorire, in un soggetto bloccato dalle sue nevrosi, la liberazione da quei vincoli mentali che ne limitano le possibilità di realizzazione.  Ciò a partire dalla consapevolezza che ogni uomo è per struttura condizionato dall’Altro, dalle attese e dalle caratteristiche del contesto familiare e sociale di appartenenza.

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Depressione e conformismo

Sempre più frequentemente capita di osservare, nelle forme di malessere contemporaneo, un'associazione fra stati depressivi e tendenza ad assumere comportamenti conformistici, che riflettono cioè un adeguamento acritico alle maschere sociali imperanti nel proprio ambiente di riferimento.

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Lo psicologo a Milano

È possibile isolare un denominatore comune rispetto alle domande di aiuto che si trova a gestire uno psicologo in una grande città come Milano? Si può cioè ipotizzare una sofferenza psichica legata specificatamente ad un contesto metropolitano?

Se le problematiche individuali sono tutte diverse (ciascuno è portatore di una questione unica e irripetibile proprio perché unica è la sua storia personale), un elemento che quasi invariabilmente connota tutte le situazioni è la solitudine, non tanto intesa come mancanza reale di un partner, di un amico o di una famiglia. Si tratta per lo più di una solitudine che si insinua nelle pieghe del legame con l'Altro, indebolito, reso precario e fragile dall'individualismo che permea il contesto sociale.

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