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La fine dell'analisi

Secondo Jacques Lacan le analisi finiscono. Al di là delle interruzioni, sempre possibili, esiste la possibilità di una loro conclusione logica. E, come in ogni logica, la fine non è senza rapporto con l'inizio, la conclusione non è senza legame con le premesse.

Le analisi iniziano con il transfert. C'è un investimento sulla figura del terapeuta, colui che è "supposto sapere" una verità sul desiderio che sfugge al soggetto che domanda. Il quale, invitato a dire tutto quel che gli passa per la testa, abolendo ogni controllo razionale, si ritrova a non saper più quel che dice. Il sapere in partenza è tutto dalla parte dell'analista, il soggetto brancola nel buio.

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Mangiare niente per Essere

Sempre, dietro ad anoressie isteriche, dietro ai loro digiuni, si cela un tentativo di separazione rispetto ad un Altro asfissiante. Questo Altro, di solito la madre, con il suo eccesso di premure, con il suo stare troppo addosso, impedisce il costituirsi di una vera autonomia nella figlia, che resta così inchiodata alle sue aspettative. Al posto del dispiegamento dell'essere più autentico del soggetto si produce un dover essere per non dispiacere all'Altro. L'immagine di se stessi viene così svalorizzata, nella misura in cui per ottenere approvazione e riconoscimento va adeguata ad un certo modello ideale proposto dall'Altro.

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Analisi come esperienza

Svolgere un'analisi è primariamente vivere un'esperienza, un'esperienza di ricerca e di trasformazione. Già Hegel legava la conoscenza della verità all'esperienza: il sapere vero non arriva di colpo ma passo passo, nel corso di un'esperienza in cui il sapere non vero viene via via rimaneggiato.

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Utilitarismo, immaginario e amore

Come analisti ascoltiamo quotidianamente storie di rotture o crisi sentimentali provocate dall'incontro con nuovi partner. Il tradimento è un fenomeno dilagante tra giovani e meno giovani, ed è ritenuto da molti semplicemente inevitabile. Oggigiorno vi è l'idea diffusa che l'amore sia una merce segnata da una data di scadenza, da sostituire una volta esaurita.

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Analisi e divenire se stessi

La mira principale di una psicoanalisi è quella di favorire, in un soggetto bloccato dalle sue nevrosi, la liberazione da quei vincoli mentali che ne limitano le possibilità di realizzazione.  Ciò a partire dalla consapevolezza che ogni uomo è per struttura condizionato e per certi versi addirittura fabbricato dall’Altro, dalle attese e dalle caratteristiche del contesto familiare e sociale di appartenenza.

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Perché lo psicologo gratis non funziona

Una consulenza psicologica, sia essa un primo colloquio diagnostico o una seduta di psicoterapia o di psicoanalisi, è soggetta a pagamento, al pari di tutte le altre prestazioni professionali. In un'economia di scambio infatti ogni attività lavorativa, dalla più umile a quella più qualificata, produce un certo valore, misurato in termini di danaro.

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Psicoanalisi e separazione dall'Altro

La mira principale di una psicoanalisi è quella di favorire, in un soggetto bloccato dalle sue nevrosi, la liberazione da quei vincoli mentali che ne limitano le possibilità di realizzazione.  Ciò a partire dalla consapevolezza che ogni uomo è per struttura condizionato dall’Altro, dalle attese e dalle caratteristiche del contesto familiare e sociale di appartenenza.

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Depressione e conformismo

Sempre più frequentemente capita di osservare, nelle forme di malessere contemporaneo, un'associazione fra stati depressivi e tendenza ad assumere comportamenti conformistici, che riflettono cioè un adeguamento acritico alle maschere sociali imperanti nel proprio ambiente di riferimento.

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Lo psicologo a Milano

È possibile isolare un denominatore comune rispetto alle domande di aiuto che si trova a gestire uno psicologo in una grande città come Milano? Si può cioè ipotizzare una sofferenza psichica legata specificatamente ad un contesto metropolitano?

Se le problematiche individuali sono tutte diverse (ciascuno è portatore di una questione unica e irripetibile proprio perché unica è la sua storia personale), un elemento che quasi invariabilmente connota tutte le situazioni è la solitudine, non tanto intesa come mancanza reale di un partner, di un amico o di una famiglia. Si tratta per lo più di una solitudine che si insinua nelle pieghe del legame con l'Altro, indebolito, reso precario e fragile dall'individualismo che permea il contesto sociale.

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Depressione e rinuncia

Alcune forme depressive, soprattutto quelle che assumono la connotazione di un sottofondo permanente di noia e di infondatezza esistenziale, sottendono l'aver girato le spalle alla possibilità di essere autenticamente felici. In un preciso momento della vita si sono cioè portate avanti delle scelte all'insegna della paura.

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Il disagio della giovinezza

La giovinezza è quel lasso di tempo nella vita di una persona che segue l'adolescenza e prelude all'età adulta. È di durata variabile, generalmente si situa fra i venti ed i trent'anni circa. A differenza dell'adolescenza, connotata per lo più dalla ribellione e dalla spinta violenta alla differenziazione dal contesto di origine, implica la ricerca di una dimensione personale che non sia però più in opposizione netta all'Altro, ma a cui sia permesso un inserimento e una possibilità di realizzazione concreta nella societá.

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L'angoscia è un segnale del desiderio

Siamo abituati a ritenere l'angoscia come uno stato spiacevole tout court, da cui tentare di prendere le distanze, data la sua forte tonalità negativa. Quando siamo angosciati infatti ci sentiamo preda di una sensazione particolarmente penosa, una sorta di spossessamento da noi stessi che ci priva della consueta lucidità con cui ci muoviamo nel mondo.

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Crisi di coppia: l'abbaglio dello specchio

L'incontro era stato semplicemente magico. Intesa, mutuo riconoscimento, affinità a tutto campo. Dunque amore, progetti ed infine coppia. Ma poi, apparentemente all'improvviso, tutto cambia. Qualcosa incrina lo specchio liscio in cui entrambi si riconoscevano in un'unica, buona forma. L'immagine si sdoppia, emerge l'ombra di un volto estraneo, non previsto, non voluto, non desiderato. È il tempo della delusione. Della freddezza, della distanza. Talvolta della lacerazione del patto, del tradimento. Compare un terzo, con il quale si cerca di ricucire l'illusione narcisistica andata in pezzi. Spesso in un turbinio di insoddisfazione e sconforto.

Stadio dello specchio

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Tipi estroversi ed introversi: luci e ombre

Posto che non esiste il tipo estroverso puro così come l'introverso tout court, proprio perché ogni essere è una miscela unica di tratti che rendono impossibile qualsiasi sua riduzione ad uno stereotipo, possiamo però tratteggiare per comodità il ritratto delle due personalità estreme. Ciò per mostrare come ciascuna delle due tendenze dell'animo umano possegga luci ed ombre.

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Nevrosi ossessiva e paranoia. Quale differenza?

Tutti i clinici sanno bene come il nevrotico ossessivo e il paranoico condividano un tratto comune, ovvero la passione assoluta per il pensiero. Entrambi cioè cercano, tramite sistemi astratti, di identificare dei principi ultimi che possano indiscutibilmente attribuire un senso all'esistenza e alla natura umana, di per sè invece ricche di mistero e segnate da profonde contraddizioni, ambivalenze e lacerazioni.

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Solitudine femminile

Sempre più donne nel contesto contemporaneo si trovano confrontate con la solitudine, non semplicemente quella subita. Pur non mancando di corteggiatori, decidono di non scendere a compromessi, in nome dell'amore con la A maiuscola. Non innamorandosi mai veramente, non incontrando mai la persona che sentono essere "giusta" per loro, scelgono di vivere la loro vita rinunciando ai vantaggi economici e sociali associati ad una relazione con un uomo.

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Esistere o sentirsi reali?

Sentirsi "reali" è più che semplicemente esistere. Significa parlare, muoversi, rapportarsi ed agire a partire da un accordo profondo con se stessi. Vuol dire conoscenza ed accettazione del proprio tratto singolare, accoglienza ed abbandono verso ciò che si è. Senza svalutazioni severe o sciocche vanità.

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La distruttività fra madre e figlia

"Ravage" ovvero "devastazione" è il termine spesso usato in psicoanalisi per descrivere il rapporto d'amore-odio che logora, a volte fino all'ultimo giorno di vita, molti rapporti fra madri e figlie. Sono soprattutto queste ultime a parlarne con dolore in analisi; le madri invischiate in tali tipi di relazione raramente si mettono in discussione, se non dopo molti anni e a volte in virtù di eventi drammatici che le portano a rileggere i propri atteggiamenti in termini critici.

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Narciso e aridità affettiva

Tutti gli esseri umani sono un po' narcisi, ovvero innamorati della propria immagine ideale. L'immagine infatti, da intendersi in senso più ampio rispetto alla mera apparenza fisica, non è altro che l'Io, la rappresentazione unitaria e coerente di noi stessi. Essa ha un potere fortissimo, fornisce a ciascuno non solo un senso di identità stabile, ma istituisce internamente anche una rivalità aggressiva con se stessi, nella misura in cui la si vuole mantenere lucida e compatta, senza crepe.

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Quando in amore "no" nasconde "sì"

Il "no" di una donna che nasconde la sottostante volontà di dire "si" non è più un fenomeno comunissimo ai nostri giorni, sebbene in alcuni casi non del tutto estinto. Il suo declino come ingrediente tipico del rituale di corteggiamento lo si deve all'emancipazione della donna, non più legata a vecchi cliché di difesa della propria virtù minacciata dalle avances del maschio di turno.

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