Sessualità femminile
A differenza del maschietto però, il suo sviluppo psicosessuale verso la femminilità prevede non soltanto una rinuncia al possesso della madre (che per il bambino preluderà, al momento del risveglio della sessualità, alla ricerca di oggetti d'amore femminili), ma anche un rivolgersi al padre come secondo oggetto di investimento affettivo.
La maggiore semplicità della strutturazione del complesso edipico nel maschio è legata all'esistenza di un solo organo sessuale, il fallo. Le pulsioni sessuali rivolte verso la madre, sotto la minaccia di evirazione da parte del padre, vengono rimosse. Dopo un periodo più o meno lungo di latenza, di assenza cioè di qualsiasi moto libidico, l'arrivo della pubertà fà sì che le pulsioni si dirigano su altre donne, su sostituti materni.
Per la bambina il discorso è più complesso. La prima fase della sua vita sessuale infantile è dominata dall'organo clitoride, un corrispettivo in piccolo del pene. Questo stadio coincide con un intenso attaccamento alla madre. Quando lo sviluppo procede nel senso della femminilità, ella viene abbandonata come oggetto d'amore. Ciò avviene per una sorta di delusione astiosa da parte della bimba nel constatare di non essere stata dotata di un vero pene. Il rivolgersi al padre sarebbe allora motivato da moti aggressivi verso la genitrice, considerata come una limitatatrice della sua sessualità: non le ha dato il pene, lei stessa ne è priva, le vieta la masturbazione, le inibisce l'accesso al godimento ecc...
L'amore per il padre la risarcisce così dei torti subiti: la sessualità "attiva" viene sostituita da una "passiva", più propriamente femminile. L'aspirazione del "dare" viene sostituita da quella del "ricevere": amore, bambini, fallo.... Anche per lei segue un periodo variabile di latenza in cui le pulsioni sessuali tacciono rimosse; al loro riattivarsi in adolescenza l'organo vagina è ormai predominante, benché il clitoride continui a svolgere una funzione importante nella sessualità. La ricerca del partner si deve sdoganare dalla figura paterna, benché, come per il maschio, conservi una serie di tratti tipici del genitore del sesso opposto.
Da quanto descritto emerge chiaramente come la sessualità femminile sia marcata da una certa bisessualità di fondo. Il primo amore di una bambina in effetti è un amore omosessuale. Sempre secondo l'insegnamento del padre della psicoanalisi, il cammino verso la femminilità incontra frequentemente degli inciampi. Gli esiti della scoperta della propria "evirazione" nella piccina possono non condurla verso la ricerca del padre e dunque verso una conversione dell'attività in passività. Ella può, a causa della forte delusione legata all'amara constatazione della sua "inferiorità organica", o rimuovere del tutto la questione sessuale, disinteressandosene completamente e condannandosi ad una frigidità pressoché totale, oppure rimanere "fissata" ad un "complesso di mascolinità". Che la porta ad accentuare i suoi lati mascolini tenendola ingabbiata in un rapporto di accesa conflittualità con la madre, che le preclude un accesso pieno alla sessualità adulta.
Spesso accade anche che il padre risulti insufficiente nel riconoscere la domanda d'amore della piccola, svalorizzandola e facendola sentire non desiderata. Sentirsi rifiutata dal padre la può portare a rifugiarsi nuovamente nel rapporto con la madre, lasciandola però allo sbando per quanto riguarda l'assunzione delle insegne della femminilità.
Molte omosessualità o bisessualità femminili hanno alle spalle configurazioni simili: madri forti, direttive,manipolatrici e generatrici di attaccamenti fortissimi e padri deboli, assenti dalla scena. Incapaci sia di riconoscere la domanda d'amore della figlia, che di mettere un limite al rapporto simbiotico fusionale fra lei e sua madre
Inoltre anche dietro a molte unioni eterosessuali possiamo vedere nel rapporto con il partner maschile un rimettere in gioco parte della conflittualità irrisolta nel confronti della madre. Osserviamo spesso donne eterosessuali inconsciamente fissate alle loro madri assumere ruoli dirigenziali e autoritari nella coppia, riproducendo con il compagno dinamiche di devastazione subite in relazione alla figura materna.