Skip to main content

Vedere ascoltando

Ciò che più luccica, ciò che "appare" fortemente desiderabile in quanto a forma, ciò che "sembra" in una tal maniera non è affatto detto che corrisponda nel suo reale a quell'immagine ideale che pone davanti agli occhi e che può trarre in inganno qualsiasi osservatore convinto della veridicità di ciò che osserva "empiricamente".

Non a caso gli artisti, così come gli uomini di scienza, pur con mezzi diversi, nel loro approccio ai fenomeni che li affascinano esercitano un altro tipo di visione, una visione mentale che va molto al di là del semplice immaginario e che in definitiva è senza immagine. Anche quando l'immagine viene utilizzata per descrivere qualcosa, essa è sempre trattata come un simbolo, rimanda cioè continuamente ad altro, in una dinamicità che tenta, senza mai saturare, di agganciare qualcosa del reale, dell'oscura essenza misteriosa delle cose.

Ora, anche senza essere psicologi, artisti o scienziati, tutti quanti possiamo esercitarci nell'arte dell'ascolto, da intendersi dunque non tanto come semplice stare a sentire quello che ha da dire il nostro prossimo ma come apertura alla complessità di ciò che ci circonda, mai esente da contraddizioni e punti ciechi. È soprattutto nella vita che si mette continuamente alla prova la nostra flessibilità in termini di giudizio e comprensione. Le relazioni in particolare sono esposte ai rischi insiti nella nostra radicata tendenza a lasciar predominare l'immagine su tutto, il che significa lasciar vincere le apparenze, i clichè, i pre giudizi, le convinzioni che ci sostengono ma che nello stesso tempo ci azzoppano nell'andare davvero incontro all'altro.

Secondo la psicoanalisi la stessa essenza dell'Io è immaginaria. Abbiamo un'immagine solida e monolitica perfino di noi stessi, siamo in definitiva un mucchio di convinzioni e di idee che in alcune occasioni particolari, quando vengono toccate altre corde, scopriamo essere del tutto false o fallaci nel rappresentarci. L'impalcatura del nostro Ego salta nei momenti in cui accostiamo veramente il reale, quando cioè facciamo esperienza di un incontro. Allora capita di imbattersi nel nostro essere più autentico, senza definizione, senza immagine coerente e coesa, che è fatto di slancio, di mancanza, di desiderio, di mistero. È così che spesso, nevroticamente, anziché aprirci al mistero lo sfuggiamo, angosciati dall'assenza delle certezze su noi stessi e sull'altro che ogni vero incontro con il reale porta con sè.

Sgomberare il campo dai "prestigi" dell'immagine è uno dei compiti fondamentali insiti nella lunga formazione di un analista. Ma è anche, di rovescio, uno degli effetti di un'analisi personale. Una visione che va al di là, libera da occhiali distorcenti, offre delle potenzialità enormi a chi la raggiunge. Amplia il ventaglio delle esperienze esistenziali, arricchisce e dona tridimensionalità, spessore alle relazioni.

Inoltre riduce enormemente frustrazioni ed insoddisfazioni, perché ancora all'imperfezione e alla contraddittorietà del presente, senza la spinta a forzare il proprio vissuto entro categorie ideali, lisce, perfette e socialmente desiderabili. Il tutto si traduce in un incremento della tolleranza e perfino della simpatia nei confronti dell'Altro e dei suoi limiti, considerati come parte inscindibile di un tutto.

Il recupero del reale insito nello sviluppo dell'occhio interiore si traduce in definitiva nella vita quotidiana in quella capacità definita oggi con un nome tanto in voga: la "resilienza". Allora anche gli eventi negativi verranno integrati dalla psiche senza alterare la possibilità di cogliere ciò che di positivo offre la vita, proprio perché lo sguardo non è fisso su come le cose dovrebbero essere (l'ideale) ma sulla prosaicità dell'esserci, qui ed ora.

Altri articoli sul disagio esistenziale

Narcisismo "sano" o narcisismo "patologico"?


Quando si parla di narcisismo si tende a pensare immediatamente al culto esagerato per la propria immagine, all'autocelebrazione a tutti i livelli che non lascia spazio alla considerazione dell'altro. Tuttavia questa è la versione "patologica" del fenomeno, sempre frutto di una sottostante fragilità narcisistica.

Esistono infatti un narcisismo "sano" ed uno "malato". Il primo non è altro che amor proprio, coscienza di sè, rispetto e cura per se stessi. È, freudianamente parlando, un equilibrato investimento libidico sull'io, necessario alla vita. Freud parlava di un "narcisismo primario" del piccolo dell'uomo, necessariamente chiuso nel suo guscio per sopravvivere e svilupparsi, avvolto in un bozzolo di bisogni e di indifferenza rispetto al mondo esterno.

Leggi l'articolo

Ambizione o desiderio autentico?

Spesso si utilizza genericamente il termine ambizione per indicare l'attitudine di un individuo a far emergere la propria individualità in un determinato campo di interesse. Essa si accompagna solitamente al raggiungimento di un riconoscimento da parte dell'ambiente di riferimento, in termini di notorietà, prestigio e valorizzazione economica.

Leggi l'articolo

Christmas Blues: la tristezza delle feste

Chi lavora con il disagio emotivo lo sa bene: il Natale è in grado, più che di allietare i cuori, di aprire vecchie ferite o di acuire lacerazioni non ancora rimarginate. 

Leggi l'articolo

Quando il desiderio si eclissa

Moltissime situazioni di sofferenza psicologica, sia nei giovani che negli adulti, hanno alla base la percezione di essersi persi, di brancolare nel buio, di non sapere più bene che cosa si vuole veramente. Un’insonnia, una certa apatia, un’ansia prima sconosciute ad un certo punto della vita compaiono sulla scena.

Leggi l'articolo

I vari volti della solitudine

La solitudine è uno stato a cui non si associa invariabilmente un unico modo di sentire. Esistono infatti vari tipi di solitudine, accompagnati da vissuti anche molto diversi, addirittura diametralmente contrapposti.

Leggi l'articolo

Narcisismo patologico: cause, effetti, rimedi.

Il narcisismo in sé non rappresenta una patologia. Freud ci insegna come un buon investimento di energia libidica sul proprio Io (noto come amor proprio) sia fondamentale ai fini dell'equilibrio psichico.

Leggi l'articolo

Creatività o compiacenza?

In psicoanalisi utilizziamo il termine creatività non solo per indicare la capacità di dare vita ad opere d’arte. Sulla scia dell’insegnamento di Donald W. Winnicott, per noi acquista un significato più ampio, nella misura in cui la intendiamo come quell’atteggiamento di fondo nei confronti della realtà esterna che sta alla base dell’impressione che la vita valga la pena di essere vissuta.

Leggi l'articolo

La persona è sempre altro rispetto al suo disagio

Per la psicoanalisi, al pari di ogni vero e interessante approccio all'umano, ogni soggetto sintomatico resta sempre altro rispetto alla sua malattia. La diagnosi è uno strumento utile, di cui il clinico si avvale per classificare, riconoscere e dunque dare un nome al disagio che affligge una persona.

Leggi l'articolo

Esistere o sentirsi reali?

Sentirsi "reali" è più che semplicemente esistere. Significa parlare, muoversi, rapportarsi ed agire a partire da un accordo profondo con se stessi. Vuol dire conoscenza ed accettazione del proprio tratto singolare, accoglienza ed abbandono verso ciò che si è. Senza svalutazioni severe o sciocche vanità.

Leggi l'articolo

Limiti della psichiatria istituzionale: la voce di Eugenio Borgna

Eugenio Borgna, primario di Psichiatria dell'Ospedale Maggiore di Novara, è stato allievo di uno dei più insigni maestri di fenomenologia in Italia, Enrico Morselli.

Leggi l'articolo

Le due patologie del materno

Diventare madre non coincide con il raggiungimento di uno status che riassume tutto l'essere di una donna. La maternità di per sè non cancella tutti i desideri e le aspirazioni che esulano dal mero accudimento dei figli. Certo, durante i primissimi mesi di vita di un bambino è fondamentale che la preoccupazione primaria sia la sua cura.

Leggi l'articolo

La malattia "normotica"

Quando si pensa a problematiche di ordine psicologico viene quasi immediato riferirsi a situazioni di disadattamento rispetto alla realtà. Nell'immaginario collettivo cioè la persona sofferente di disturbi psichici è quella che incontra, in maniera più o meno marcata, delle difficoltà nel fronteggiare i compiti e le sfide della vita, preferendo il rifugio nel mondo della fantasia. Questa visione può per certi versi essere condivisibile, benché tenda a ridurre la complessità della questione.

Leggi l'articolo