Rancore e perdono
Il rancore è uno dei malesseri psicologici più insidiosi e di difficile eradicazione.
Il rancore è uno dei malesseri psicologici più insidiosi e di difficile eradicazione.
Ogni anno in questo periodo il tema del ritorno in famiglia (per le vacanze o per le riunioni natalizie) è affrontato dalla quasi totalità delle persone che stanno svolgendo un percorso profondo di consapevolezza.
Un fenomeno frequente di malessere psicologico consiste nella perdita della capacità di godere pienamente e creativamente del tempo a propria disposizione.
Ultimamente è stato detto molto sui giornali e nei dibattiti televisivi rispetto alle motivazioni sottostanti al massacro di Giulia Cecchettin, interpretato come caso paradigmatico di violenza sulle donne.
Restare molto tempo a casa, soprattutto da ragazzi, può essere interpretato come il sintomo di un disagio relazionale di cui preoccuparsi.
La personalità narcisistica non va letta e interpretata come un’entità monolitica; essa si colloca piuttosto su un continuum, che va dal “positivo” al “negativo”.
Gli attacchi di panico si manifestano con una sintomatologia ben riconoscibile. Chi è preda della crisi di panico improvvisamente perde il controllo del proprio corpo e della propria mente. Il tutto dura in genere da pochi minuti fino a un massimo di mezz’ora
La forza mentale implica una buona capacità dell’Io di “funzionare” nel gestire i doveri, le difficoltà, gli impulsi, le emozioni e in generale la complessità emotiva delle relazioni.
Quando si tratta di chiedere aiuto per un problema o un sintomo di natura psichica può essere utile informarsi sull’approccio seguito dallo specialista, cosa che comunque non garantisce il “buon incontro”.
L’autostima, intesa come serena accettazione di sè a tutto tondo, sempre più spesso è minata da un eccessivo orientamento al risultato e alla prestazione (tipico del contesto sociale in cui viviamo)
Un fenomeno che frequentemente si associa a malesseri psicologici anche molto diversi fra di loro è l’infiacchimento della “forza mentale”.
Ruminazione, senso di vuoto, rabbia, sentimenti luttuosi sono i principali sintomi che segnalano la difficoltà di voltare pagina dopo il fallimento di un progetto importante, sia esso di natura sentimentale, familiare o professionale.
Esistono periodi nell’arco di un’esistenza in cui i problemi e le difficoltà sembrano non finire mai, accavallandosi senza sosta.
Una problematica molto comune, che può affliggere con diversi gradi di intensità, consiste nella produzione da parte della mente di pensieri indesiderati.
Liberarsi dalla compiacenza è una delle conquiste più produttive a cui può portare un percorso psicoterapeutico.
La paura è il sentimento paralizzante per eccellenza. Essa si differenza sia dall’ansia che dall’angoscia, che pure le sono affini, nella misura in cui si lega espressamente a un oggetto specifico (mentre si può essere angosciati anche senza un motivo tangibile e concreto).
La fiducia in se stessi “sostanziale” è molto diversa sia dall’esibizione di modalità e atteggiamenti spavaldi, sia dalla convinzione nella propria superiorità ed “elezione” rispetto agli altri.
Come insegnava Jung nessun essere umano aderisce completamente ad una tipologia psicologica escludendo del tutto gli aspetti di quella opposta o complementare.
Nell’epoca contemporanea la salute mentale delle persone, già minata in senso nevrotico dal sistema produttivo globale, è messa a dura prova da due ulteriori fattori, l’esasperazione dell’incertezza politico-economica e l’iper sviluppo della realtà virtuale veicolata dai dispositivi cellulari.
Qualsiasi condizione esistenziale o tratto isolato di “diversità” dalla massa espone al pericolo di sedimentazione nell’inconscio di sentimenti di inadeguatezza.
La così detta “famiglia oppressiva” è un luogo in cui i rapporti familiari anziché potenziare la forza e l’indipendenza dei suoi giovani membri ne diminuiscono le potenzialità espressive e vitali.
La psicoterapia che “funziona”, che apporta cambiamenti di sostanza nella vita delle persone risponde a determinate caratteristiche, frutto dell’incontro fra abilità del curante e disponibilità a mettersi in gioco del paziente.
Anni di psicoanalisi classica ma nella sostanza non cambia niente: l’impermeabilità al cambiamento tramite insight inconscio è uno degli indici che denotano in chi chiede aiuto la presenza di una struttura della personalità, in cui gli aspetti patologici sono rigidamente installati.
È difficile che un essere umano possa dirsi totalmente soddisfatto e in pace con il proprio passato, soprattutto quando esso coincide con gli anni dello sviluppo e della dipendenza dall’ambiente familiare.