Quando si domanda la psicoterapia?
La psicoterapia è richiesta generalmente in un momento della vita in cui la pressione di pensieri e di emozioni tumultuosi impedisce di mettere a fuoco lucidamente cosa si vuole davvero.
La psicoterapia è richiesta generalmente in un momento della vita in cui la pressione di pensieri e di emozioni tumultuosi impedisce di mettere a fuoco lucidamente cosa si vuole davvero.
È difficile per un terapeuta incontrare direttamente un “dipendente da lavoro”. Coloro che sviluppano una dipendenza infatti sono talmente invischiati con l’oggetto della loro attenzione ossessiva, da non rendersi conto del proprio stato di malessere.
Prima di iniziare un percorso terapeutico (o durante le sue prime fasi) non è raro che le persone si pongano delle domande rispetto al tema del cambiamento.
Interpretazione in terapia non significa soltanto restituzione (tramite la parola dell’analista) dei motivi inconsci sottesi ad azioni sintomatiche, a ripetizioni di schemi relazionali sconfortanti o a pensieri e affetti deprimenti.
Perché una psicoterapia funzioni bisogna che il terapeuta sia “realmente” e genuinamente un alleato del suo paziente.
L’attaccamento al passato e il timore del futuro sono due fattori strettamente legati, che limitano in maniera importante le potenzialità espressive ed il livello di soddisfazione interiore delle persone.
“Tre caratteri” di Cristopher Bollas si apre con una raccolta di riflessioni sul carattere narcisista (a cui seguono altre sulla patologia borderline e maniaco depressiva).
L’emancipazione dalle figure genitoriali non è un processo scontato, che coincide unicamente con l’uscita di casa, l’indipendenza economica, la convivenza con un partner o la nascita dei figli.
“Azione” è una parola molto apprezzata e carica di valenze positive nel contesto culturale in cui viviamo.
L’ascolto non coincide con l’assenza di parola, non basta che il terapeuta taccia perché si produca l’effetto dell’ascolto. L’ascolto non è nemmeno l’attenzione minuziosa nei confronti di tutto ciò che viene detto.
Esistono relazioni sentimentali che nel complesso si configurano come dei veri e propri traumi, ovvero come degli eventi in grado di far vacillare, compromettere o addirittura far crollare l’equilibrio emotivo personale.
I primi tempi di un percorso psicoterapeutico sono spesso caratterizzati dall’intensificazione del dolore associato ad alcune ferite del passato.
Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta non è mai un atto semplice, nella misura in cui esso comporta da un lato la preliminare ammissione di fronte a se stessi di una fragilità, dall’altro la disponibilità a comunicare tematiche intime e delicate a qualcuno che non si conosce.
Purtroppo ai nostri giorni sempre di più osserviamo forme di disagio legate alla sostituzione del tempo lungo della comprensione con quello breve del giudizio.
Capita frequentemente che chi soffre di ansia forte arrivi in terapia chiedendo convulsamente una soluzione per lasciarsi alle spalle la morsa dell’angoscia.
Il termine narcisismo è molto in voga di questi tempi, ricorre spesso nei discorsi delle persone alle prese con il tentativo di capire se stesse o gli altri.
Coltivare una buona indipendenza emotiva e di pensiero ha un’enorme importanza ai fini della stabilizzazione dell’equilibrio psichico di ciascuno di noi.
Molti disagi di tipo ansioso e depressivo sono l’esito di un processo di separazione psichica dalle figure parentali non portato a pieno compimento.
La molla che porta quasi sempre a chiedere aiuto ad uno specialista è la presenza di un sintomo o di una costellazione di malesseri più o meno invalidanti, a volte percepiti come disturbanti corpi estranei oppure come parti della propria (complessa) personalità.
Molte giovani donne chiedono aiuto a seguito di relazioni sistematicamente fallimentari con il maschile. Le continue “debacle” fanno sorgere il dubbio che ci sia qualcosa che non vada nel proprio modo di amare.
Qualunque terapeuta un po’ esperto sa quanto sia davvero inutile se non fallimentare lavorare direttamente sull’autostima di qualcuno.
Molta sofferenza emotiva dell’adulto è generata da un eccessivo attaccamento alle cose, alle situazioni o alle persone.
L’insoddisfazione, non la sofferenza, è la vera fonte dell’umano lamento. Infatti la sofferenza, legata a un trauma fisico o psicologico, in genere non conduce al lamento cronico perché induce in prima battuta un senso di paralisi totalizzante e secondariamente mobilita delle energie reattive inaspettate che tentano di ristabilire l’equilibrio perduto.
Ai nostri occhi si è imposto l’ennesimo spettacolo di morte. A colpirci questa volta il rischio concreto che possa riguardarci, uno schiaffo in pieno viso. Ci chiediamo come sia possibile, ci sentiamo impotenti e disarmati di fronte al grottesco ripetersi della storia.