Amor fati: perché è un concetto attuale
“Amor fati”, concetto elaborato dalla filosofia stoica e ripreso da Nietzsche, significa letteralmente “amore del fato”. Qualsiasi esso sia, anche il più ingiusto e terribile.
“Amor fati”, concetto elaborato dalla filosofia stoica e ripreso da Nietzsche, significa letteralmente “amore del fato”. Qualsiasi esso sia, anche il più ingiusto e terribile.
Ultimamente nella nostra attività in studio noi psicoterapeuti stiamo rilevando un alto numero di problematiche psicologiche legate all’anaffettività, ovvero all’incapacità, più o meno marcata, di reperire in se stessi dei sentimenti di natura affettiva verso l’altro.
Che cosa distingue un cambiamento vero dall’ennesimo “colpo di testa”? Quale differenza intercorre fra atti che “rivoluzionano” il nostro modo di vivere in senso costruttivo e agiti che ci riportano sempre, implacabilmente nella stessa condizione di partenza?
La depressione è una condizione clinica di profondo disagio che si distingue dalla semplice tristezza che ciascuno di noi sperimenta nel corso della propria esistenza.
La forma depressiva più comune nella contemporaneità è legata a un certo bipolarismo, che non si inquadra perfettamente nella sindrome bipolarebenché mantenga con essa un rapporto di somiglianza di fondo.
Periodi difficili, momenti di smarrimento, circostanze luttuose fanno parte dell’esperienza comune ad ogni uomo e pertanto non sono da considerare di per sé come eventi patologici.
Il rapporto con la temporalità è centrale in tutte le manifestazioni depressive, dalle più leggere a quelle di rilevanza clinica.
La perdita, di una relazione, di un lavoro, della salute, di una persona cara può sospingere verso lo sviluppo di affetti depressivi.
Se è intuitivo riconoscere nei silenzi e nella tristezza le tracce del male di vivere, meno immediato è associare rabbia e depressione.
L’infanzia quasi sempre è il tempo in cui iniziano a depositarsi i germi di un malessere psichico che si svilupperà successivamente nella giovinezza e poi nell’età adulta.
Un interrogativo angoscioso che muove molte domande di aiuto nella contemporaneità ruota attorno alla questione della perdita o dell’assenza tout court della così detta “forza interiore”, da intendersi non riduttivamente nell’accezione di mera forza di volontà ma più ampiamente in quella di robusta energia vitale.
Spesso siamo portati a credere che il valore del tempo risieda nella quantità di cui ne possiamo disporre per fare delle cose. Ci lamentiamo continuamente di non averne abbastanza, nella misura in cui ci percepiamo incalzati dalla necessità del far fronte a mille impegni da cui davvero non possiamo esimerci.
Ai nostri giorni è molto diffusa la concezione che l’equilibrio psicologico corrisponda con la “normalità”, ovvero con l’aderenza a desideri, pensieri e comportamenti tipici dell’uomo “medio”.
Le crisi esistenziali, quando non annebbiano completamente la lucidità di pensiero ma lasciano spazio alla riflessione, sono potenti strumenti di crescita e di evoluzione personale.
Quando comincia la terza età? Domanda difficile, perché oltre all’età anagrafica per stabilire il grado di “giovinezza” di un individuo è necessario tenere conto dei fattori psicologici, vero motore di vitalità al di là degli anni e delle magagne di salute.
Per la psicoanalisi, al pari di ogni vero e interessante approccio all'umano, ogni soggetto sintomatico resta sempre altro rispetto alla sua malattia. La diagnosi è uno strumento utile, di cui il clinico si avvale per classificare, riconoscere e dunque dare un nome al disagio che affligge una persona.
Giacomo Leopardi, ci racconta Primo Levi nel terzo capitolo “La vergogna” dei “Sommersi e i Salvati”, in realtà, suo malgrado, era un ottimista.
Uno stato luttuoso successivo ad una perdita, sia essa di una persona, di un lavoro o di una condizione esistenziale, spesso ad un occhio non esperto non appare distinguibile dalla depressione.
La depressione, in questo momento storico più che mai, è un sintomo trasversale a molte domande di cura. Essa si accompagna spesso a problematiche nella sfera narcisistica.
Esiste uno stretto collegamento fra il disturbo di personalità narcisistico e la mitomania, intesa come tendenza patologica a mentire in modo compulsivo (raccontando storie inventate di sana pianta).
Un’inquietudine diffusissima soprattutto fra i trentenni di oggi (ma non mancano casi di soggetti di età superiore ai quaranta) è la paura dell’intimità.
Esistono forme depressive che rispondono bene ad un lavoro con la parola ed altre che restano impenetrabili a qualsiasi tentativo dialettico.
Molte persone alle prese con traumi, lutti o separazioni sentono l’urgenza di tornare a stare bene rapidamente. L’insopportabilità del dolore, dovuta ad una fragilità psicologica di base, le porta a metterlo da parte, senza che esso possa rivelarsi come un’occasione di crescita e di autoconoscenza.
Il biopic sulla vita di Gianna Nannini “Sei nell’anima”, uscito da poco su Netflix, senza volerlo intenzionalmente racchiude un insegnamento prezioso sulla cura del disagio mentale che ogni terapeuta o familiare dovrebbe aver presente nell’accostarsi alla persona in crisi.
"Un Uomo" è il celebre romanzo di Oriana Fallaci scritto in memoria di Alekos Panagulis, suo compagno nonché “eroe“ anarchico della Grecia degli anni settanta, assassinato dal regime falsamente democratico che segue la dittatura di Georgios Papadopoulos.