Depressione e perdita: come uscirne?
La perdita, di una relazione, di un lavoro, della salute, di una persona cara può sospingere verso lo sviluppo di affetti depressivi.
La perdita, di una relazione, di un lavoro, della salute, di una persona cara può sospingere verso lo sviluppo di affetti depressivi.
Il termine depressione spesso viene evocato in maniera impropria, per riferirsi o a banali cadute di tono dell’umore o a stati dell’animo più complessi, che comunque restano ancora sotto l’ombrello della tristezza,di sentimenti sfumatamente luttuosi o all'insegna del tedio e dell'insoddisfazione cronica.
L’affetto depressivo tendenzialmente mal si concilia con l’esercizio della parola, inteso quest’ultimo come possibilità di espressione ed elaborazione di questioni relative a verità soggettive. La depressione blocca la parola sia nella sua dimensione di ponte nei confronti dell’Altro, sia nella sua potenzialità dinamica di scoperta del nuovo.
Nell’ascolto della sofferenza depressiva si possono cogliere delle sfumature specifiche che riguardano rispettivamente gli uomini e le donne.
Ai nostri giorni è molto diffusa la concezione che l’equilibrio psicologico corrisponda con la “normalità”, ovvero con l’aderenza a desideri, pensieri e comportamenti tipici dell’uomo “medio”.
Il termine depressione maggiore viene utilizzato per indicare uno stato depressivo di rilevanza clinica, invalidante e di forte intensità, che può durare pochi giorni (configurandosi come un episodio isolato) fino a numerose settimane (stato depressivo cronico).
Quando la cura incontra il malessere. Nella mia pratica di psicoanalista incontro quotidianamente persone infelici, stanche, depresse. Il carattere dominante della tristezza si associa poi spesso all'ansia, al panico, ad ossessioni o disturbi somatici. Il quadro è dominato dalla sensazione di non farcela, di non riuscire ad essere all'altezza delle richieste del proprio ambiente di riferimento.