Autocontrollo e benessere psicologico
Diventare capaci di autocontrollo è una delle conquiste più importanti ai fini del raggiungimento di un buon livello di benessere psicologico.
Diventare capaci di autocontrollo è una delle conquiste più importanti ai fini del raggiungimento di un buon livello di benessere psicologico.
Che cosa distingue un cambiamento vero dall’ennesimo “colpo di testa”? Quale differenza intercorre fra atti che “rivoluzionano” il nostro modo di vivere in senso costruttivo e agiti che ci riportano sempre, implacabilmente nella stessa condizione di partenza?
La depressione è una condizione clinica di profondo disagio che si distingue dalla semplice tristezza che ciascuno di noi sperimenta nel corso della propria esistenza.
La perdita, di una relazione, di un lavoro, della salute, di una persona cara può sospingere verso lo sviluppo di affetti depressivi.
Il termine depressione spesso viene evocato in maniera impropria, per riferirsi o a banali cadute di tono dell’umore o a stati dell’animo più complessi, che comunque restano ancora sotto l’ombrello della tristezza,di sentimenti sfumatamente luttuosi o all'insegna del tedio e dell'insoddisfazione cronica.
L’affetto depressivo tendenzialmente mal si concilia con l’esercizio della parola, inteso quest’ultimo come possibilità di espressione ed elaborazione di questioni relative a verità soggettive. La depressione blocca la parola sia nella sua dimensione di ponte nei confronti dell’Altro, sia nella sua potenzialità dinamica di scoperta del nuovo.
Nell’ascolto della sofferenza depressiva si possono cogliere delle sfumature specifiche che riguardano rispettivamente gli uomini e le donne.
Ai nostri giorni è molto diffusa la concezione che l’equilibrio psicologico corrisponda con la “normalità”, ovvero con l’aderenza a desideri, pensieri e comportamenti tipici dell’uomo “medio”.
Esiste una peculiarità della depressione che affligge il giovane adulto? La sofferenza depressiva fra i venti e i trent'anni sottende cioè un denominatore comune, al di là della particolarità delle vicissitudini singolari?
Il termine depressione maggiore viene utilizzato per indicare uno stato depressivo di rilevanza clinica, invalidante e di forte intensità, che può durare pochi giorni (configurandosi come un episodio isolato) fino a numerose settimane (stato depressivo cronico).
La “Generazione ansiosa” di Jonathan Haidt (Rizzoli 2024) è un testo che mette in correlazione il vertiginoso aumento di ansia e depressione fra i giovani dal 2010 in poi con un uso eccessivo di smartphone e social media (unitamente alla mancanza di gioco libero).
Uno stato luttuoso successivo ad una perdita, sia essa di una persona, di un lavoro o di una condizione esistenziale, spesso ad un occhio non esperto non appare distinguibile dalla depressione.
Quando la cura incontra il malessere. Nella mia pratica di psicoanalista incontro quotidianamente persone infelici, stanche, depresse. Il carattere dominante della tristezza si associa poi spesso all'ansia, al panico, ad ossessioni o disturbi somatici. Il quadro è dominato dalla sensazione di non farcela, di non riuscire ad essere all'altezza delle richieste del proprio ambiente di riferimento.
Molte persone alle prese con traumi, lutti o separazioni sentono l’urgenza di tornare a stare bene rapidamente. L’insopportabilità del dolore, dovuta ad una fragilità psicologica di base, le porta a metterlo da parte, senza che esso possa rivelarsi come un’occasione di crescita e di autoconoscenza.