Lo sguardo dell’altro non è in alcun modo eliminabile dalle nostre vite: se anche fossimo privi degli occhi lo sentiremmo comunque, seppur con sfumature diverse.
L'incontro era stato semplicemente magico. Intesa, mutuo riconoscimento, affinità a tutto campo. Dunque amore, progetti ed infine coppia. Ma poi, apparentemente all'improvviso, tutto cambia. Qualcosa incrina lo specchio liscio in cui entrambi si riconoscevano in un'unica, buona forma. L'immagine si sdoppia, emerge l'ombra di un volto estraneo, non previsto, non voluto, non desiderato. È il tempo della delusione. Della freddezza, della distanza. Talvolta della lacerazione del patto, del tradimento. Compare un terzo, con il quale si cerca di ricucire l'illusione narcisistica andata in pezzi. Spesso in un turbinio di insoddisfazione e sconforto.
Il termine ipocondria si riferisce ad un disturbo psichico in cui al centro prevale la preoccupazione di aver contratto una grave malattia, in assenza di vere ed oggettive evidenze a riguardo.
Il vissuto di esclusione, quando portato all’eccesso, ha un potere devastante nelle vite di chi lo patisce. In questi casi infatti la banale e comune interrogazione rispetto al proprio valore agli occhi degli altri viene estremizzata, così da diventare la prima preoccupazione rispetto a tutto, scelte, frequentazioni, attività. A discapito dell’espressione autentica di se stessi.
Il linguaggio è uno strumento che ha un impatto molto potente sulla psiche. Esso può essere salvifico o traumatico, al pari di un abbraccio o di un colpo sferrato in petto.