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Il lutto

Come si spiegano queste reazioni? In un certo senso la perdita di una persona cara impoverisce il nostro mondo, lo svuota, lo rende privo di attrattive. L’amore che provavamo per chi non c’è più non scompare con la sua assenza fisica. Prima di tornare nuovamente ad amare con pienezza può trascorrere un lungo periodo in cui niente e nessuno sembrano essere di un qualche interesse. Siamo come congelati, sospesi, ripiegati verso un passato che ci distoglie dal vivere il presente. Si può fare strada anche la paura: della solitudine, dell’abbandono, dell’improvviso venir meno delle nostre certezze.

Se la persona che abbiamo perso con il suo amore ci regalava la sensazione di essere speciali, a causa del suo venir meno ci sentiamo inutili, di nessuna importanza. La nostra identità è meno salda, siamo fragili, indifesi.

Come se ne può uscire? In psicoanalisi parliamo di elaborazione del lutto. La perdita per essere superata va guardata in faccia, il dolore vissuto fino in fondo. Lasciar fluire la sofferenza, piangere, raccontare, ricordare permettono alla nostra mente di assorbire il colpo della perdita, metabolizzarlo, digerirlo piano piano. Cercare di tirarsi tutto dietro le spalle ed andare avanti come se nulla fosse può apparentemente sembrare la via più comoda. Tuttavia il dolore non elaborato torna e i tempi di ripresa così facendo si allungano ulteriormente.

Per superare un lutto è necessario attraversarlo. E’ essenziale cioè rendersi conto che chi abbiamo perso non c’è davvero più. Anche se questa consapevolezza porta con sé dolore. Attaccarsi al passato nell’illusione di renderlo presente impedisce di lasciar andare, di accettare cioè la nostra impotenza di fronte al mistero della vita e della morte.

Ricordare, rivivere, raccontare sono i passi necessari per poter dimenticare e tornare a vivere.

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