Limiti della psichiatria istituzionale: la voce di Eugenio Borgna
Eugenio Borgna, primario di Psichiatria dell'Ospedale Maggiore di Novara, è stato allievo di uno dei più insigni maestri di fenomenologia in Italia, Enrico Morselli. Nel capitolo "Senso e non senso dell'esperienza psicotica" tratto dal suo "Malinconia", critica la psichiatria istituzionale mettendone in rilievo due limiti fondamentali nella diagnosi differenziale e nella comprensione della psicosi.
Ne deriva una visione dell'esperienza psicotica irriducibile a semplice manifestazione di "anormalità" o di "malattia"; se essa si allontana da una normalità psichica intesa statisticamente, non si può dire che sia l'assenza di una norma a tipizzarne le manifestazioni psicopatologiche e cliniche.
Essa, pur contrassegnata da una destituzione delle comuni e quotidiane strutture di significato, vi oppone un senso "altro", un senso oscuro ed enigmatico certo, che tuttavia non può essere liquidato come mera anarchia e perdita di senso tout court.
Ne consegue che anche nell'esperienza psicotica si abbia a che fare con una possibilità umana, che scaturisce dal "mondo della vita" (Lebenswelt) comune a tutti noi.
L'esperienza psicotica non si identifica nei sintomi
Decontestualizzati e dunque presi di per sé, tutti i sintomi psicopatologici (cioè i sintomi che deviano dalla normalità delimitata statisticamente) si possono ritrovare sia in quadri psicotici che non psicotici.
Ad esempio la tristezza, l'inibizione, la sofferenza, l'angoscia e lo scacco della speranza sono sintomi che si osservano non solo nella malinconia psicotica, ma anche nella malinconia intesa come semplice stato d'animo.
Analogamente nemmeno la presenza di sintomi apparentemente schizofrenici (come un'esperienza allucinatoria o delirante) è sufficiente a rivelare l'esistenza di una schizofrenia. Essi infatti, decontestualizzati, non hanno un'immediata ed automatica significazione psicotica e possono pertanto comparire anche in persone non psicotiche.
Nonostante questo dato di fatto empirico, largamente riconosciuto nella pratica, la psichiatria istituzionale continua a basarsi per la diagnosi su tali indici clinici, effimeri e contingenti se staccati dal contesto umano e personale del paziente. Ne scaturiscono così frequentemente diagnosi sbagliate, che possono lasciare tracce indelebili in chi ne è oggetto.
L'esperienza psicotica, per essere riconosciuta nella sua radicale autonomia clinica ed esistenziale, necessita piuttosto di un approccio fenomenologico - strutturale, che, al di là dei sintomi, colga nei suoi aspetti formali la struttura della realtà psichica della persona.
L'esperienza psicotica non è senza senso
La seconda critica che Borgna rivolge alla psichiatria classica concerne la sua concezione della psicosi come luogo della perdita della ragione, del non senso, dell'anarchia pura.
A ben vedere invece le realtà interiori dei pazienti non sono caratterizzate dalla privazione della ragione, ma da un franare del senso e dalla restaurazione di un senso "altro", ovvero diverso da quello quotidiano.
Il concetto di questo senso "altro", questo "controsenso" si può afferrare alla luce della nozione di ragione "altra" o di "controragione" a cui ricorriamo quando vogliamo riferirci a un tipo di ragione che si contrappone a quella dominante, astratta e calcolante.
Dunque non c'è perdita della ragione nell'esperienza depressiva, maniacale o schizofrenica ma smarrimento lungo sentieri perduti al senso comune. Tali sentieri, benché non condivisibili dalla maggior parte della popolazione, vengono però percorsi da uomini, da esseri umani. Allora essi testimoniano di una possibilità insondabile ma immanente alla condizione umana.
Ecco perchè per l'approccio fenomenologico l'esperienza psicotica non è puramente comprensibile alla luce del paradigma medico di malattia. Si tratta di un "modo" dell'umano, non sempre e non necessariamente riconducibile ad un deficit, un fenomeno che non è dell'altro mondo bensì di questo.
Rinvenire nelle esperienze allucinatorie e deliranti qualcosa che rimanda al senso, anche se enigmatico, significa per Borgna riconoscere del "positivo" nel "negativo", significa attenuarne l'oscurità e l'indecifrabilità, andare al di là dei limiti imposti dal comprendere.
Si capisce allora perché in molti casi non sia utile e nemmeno terapeutico togliere la fenomenologia delirante e allucinatoria.
Del resto già Immanuel Kant, nella sua "Antropologia pragmatica", aveva svolto delle considerazioni molto simili a proposito delle malattie mentali. Egli riconosceva in esse proprio "una sragionevolezza positiva, cioè un'altra regola, un punto di vista del tutto diverso, nel quale l'anima è spostata, trasferita in un luogo lontano dal sensorio communi: donde il termine alienazione; press'apoco come accade di un paesaggio montano che, visto a volo d'uccello, dà un'impressione del tutto diversa di quando è considerato dal piano".