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I vari volti della solitudine

La principale differenza fra la solitudine che reca con sé tristezza e senso di isolamento e quella che apporta al contrario sollievo e leggerezza risiede nel fatto di essere subita piuttosto che attivamente ricercata.

La solitudine subita è quella che ci troviamo a sperimentare quando, pur desiderando un contatto umano, per vari motivi non riusciamo ad averne accesso. A volte pensiamo di essere noi a scegliere liberamente di stare da soli. In realtà, se ascoltiamo attentamente le nostre sensazioni, possiamo capire se si tratti davvero di una libera scelta, di un’esigenza vitale, oppure di un ripiego per sfuggire alla paura.

La solitudine, quando è benefica, è anche creativa. L’essere umano non può essere continuamente in relazione agli altri, pena la perdita di un contatto profondo con se stesso. Le capacità critiche si sviluppano infatti in solitudine. C’è il momento del confronto con l’altro, preziosissimo e fonte di ispirazione, ma è altrettanto necessario uno spazio tutto per sé. Un vuoto che predispone alla creazione, all’espressione della propria soggettività in opere di vario genere o al semplice raccoglimento nella propria intimità.

Oggi un problema diffuso osservato frequentemente da uno psicologo a Milano è quello della connessione perenne attraverso internet e i social network. Le chat appaiono in un certo senso come rimedi alla solitudine “cattiva”, quella da isolamento sociale. Ma, oltre ad alimentare illusioni a causa della mancanza dello scambio con l’altro in carne ed ossa, finiscono per complicare lo sviluppo della solitudine “buona”. Quell’ambito inviolabile che ciascuno dovrebbe cercare di custodire per non essere sopraffatto dal conformismo dei pensieri e dei sentimenti.

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I vari volti della solitudine

La solitudine è uno stato a cui non si associa invariabilmente un unico modo di sentire. Esistono infatti vari tipi di solitudine, accompagnati da vissuti anche molto diversi, addirittura diametralmente contrapposti.

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Quando il malessere si fa corpo

Una sofferenza emotiva intensa ma negata, un desiderio soffocato possono trovare come unica via di sfogo quella somatica. Possono cioè trasformarsi in dolori fisici di varia natura, che l'indagine medica definisce "psicosomatici" nella misura in cui non riesce a trovare una chiara eziologia organica.    

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Perché siamo sempre insoddisfatti o inibiti?

Cosa ci impedisce di realizzare davvero le nostre vite? Perché rimaniamo così facilmente impigliati nelle aspettative degli altri a tal punto da smarrire la bussola interiore dei nostri desideri più profondi? Cosa ci trattiene in realtà? Perché siamo sempre insoddisfatti o inibiti?

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Siamo vittime o responsabili?

E' incontestabile la subordinazione di ciascun essere umano all'ambiente che lo accoglie fin dal suo ingresso nel mondo. Il desiderio dei genitori, le loro ambizioni e aspettative condizionano e plasmano inevitabilmente la materia che costituisce ogni soggettività. Facendo sì che essa sia sempre frutto di un passato, di una storia, di un Altro che ci ha preceduto.

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Perché paragonarsi agli altri è un errore?

Paragonarsi agli altri è un atteggiamento che non solo non favorisce alcun benessere ma costituisce persino un ostacolo a un miglioramento di sintomi o comportamenti patologici.

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Ripartire dopo scelte sbagliate

Come riprendere in mano la propria vita a seguito delle conseguenze nefaste di scelte sbagliate? Come non soccombere alla tentazione di rifugiarsi nel diniego della realtà o nella disperazione? Come non sommare altri errori a quelli già fatti? In altre parole: come arrestare l' "effetto domino" di negatività spesso innescato da un atto impulsivo?

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Ambizione o desiderio autentico?

Spesso si utilizza genericamente il termine ambizione per indicare l'attitudine di un individuo a far emergere la propria individualità in un determinato campo di interesse. Essa si accompagna solitamente al raggiungimento di un riconoscimento da parte dell'ambiente di riferimento, in termini di notorietà, prestigio e valorizzazione economica.

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La vecchiaia è un fenomeno culturale: parla Simone de Beauvoir

"La terza età" di Simone de Beauvoir è un ricchissimo saggio sulla vecchiaia che, benché redatto negli anni settanta, risulta ancora oggi estremamente attuale per cogliere la complessità di una condizione umana divenuta oggetto di un tabù persistente.

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Non arrendersi, mai

La resa di fronte alle difficoltà è la porta di ingresso principale al malessere psichico. Senza parlare dei cali del tono dell’umore quando all’orizzonte non c’è nessuna nuvola, quando tutto è fin troppo perfetto e sereno. 

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Lo psicologo a Milano: il malessere nelle grandi città

Che tipo di malessere tratta uno psicologo a Milano? Sicuramente incontra una varietà di sintomi, oggi in aumento: attacchi di panico, depressione, ansia, problemi con il cibo… Ma esiste una radice comune ai vari modi con cui si esprime la sofferenza? E se sì, questa è ricollegabile al contesto sociale? In psicoanalisi osserviamo come la sofferenza si manifesti in modi diversi a seconda delle epoche e dei luoghi.

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Come dare fiducia ai figli?

Un punto su cui inconsapevolmente molti genitori scivolano è il non riuscire a coltivare in se stessi la fiducia nei figli (e a dimostrarla fattivamente), specialmente nei momenti più bui e difficili.

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La malattia "normotica"

Quando si pensa a problematiche di ordine psicologico viene quasi immediato riferirsi a situazioni di disadattamento rispetto alla realtà. Nell'immaginario collettivo cioè la persona sofferente di disturbi psichici è quella che incontra, in maniera più o meno marcata, delle difficoltà nel fronteggiare i compiti e le sfide della vita, preferendo il rifugio nel mondo della fantasia. Questa visione può per certi versi essere condivisibile, benché tenda a ridurre la complessità della questione.

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