L'altra donna
Nell'immagine dell'altra, nell'empatia, nel rispecchiamento a tutto tondo si gioca il miraggio di poter ricomporre in una buona forma un'immagine incompleta di se stesse, spesso percepita come deficitaria a livello della desiderabilità sessuale. Esistono donne che, pur bellissime ed attraenti agli occhi maschili, non sentono il proprio corpo come erotico, oppure lo nascondono spaventate dal suo potenziale attrattivo, per loro misterioso e pertanto ingovernabile. A livello psichico sono una miscela di tratti femminili e maschili.
Cosa ha causato tale dubbio, tale senso di inadeguatezza? Per la psicoanalisi bisogna andare a vedere nell'infanzia e nell'adolescenza, facendo però una premessa. L'assunzione della femminilità è più complessa di quella della mascolinità, nella misura in cui la donna non può riferirsi all'avere, alla prestanza, alla forza così come fa il maschio. La donna è attraversata dalla mancanza, per lei si tratta di inventarsi un modo per bordarla, per abitarla con grazia. E questo modo non è standard come la divisa maschile, le donne sono tutte diverse, una per una. Nello stesso discorso amoroso la donna vuole essere l'unica, la sola, insostituibile. Ed il suo stile non lo può prelevare da nessuna parte, quando c'è è inconfondibile.
Ora, a partire da questa maggiore complessità insita nel divenire donne, a partire dall'assenza di un modello universale a cui aderire, chi fa più fatica in tale sfida non ha potuto beneficiare in epoche remote del riconoscimento da parte dell'Altro del proprio corpo sessuale. L'Altro, incarnato dalla madre ma anche in una certa misura dal padre, ha amato la propria figlia, ma ne ha inavvertitamente rifiutato i caratteri squisitamente femminili, non valorizzandoli e talvolta mortificandoli francamente. Spesso capita di ascoltare donne a cui da bambine venivano sistematicamente tagliati i capelli corti da maschiaccio, o che nella pubertà venivano costrette a restare in spiaggia in mutandine nonostante i primi segni di crescita del seno. Si tratta dunque di comportamenti genitoriali inconsciamente improntati al rifiuto del corpo sessuale.
Tale non voler vedere ha effetti nevrotizzanti perché spinge verso una massiccia rimozione della sessualità e dei suoi derivati. Le madri delle future isteriche sono a loro volta in difficoltà con la loro femminilità. Spesso si rivelano donne intristite, trascurate. La loro bellezza, il loro splendore sessuale sono precocemente mortificati, irrigiditi, andati perduti per via di nascoste delusioni o rinunce.
Ecco che l'altra donna, con la sua presenza costante nella vita delle isteriche, funge da correttore del difetto percepito nella propria immagine. Correzione però mai del tutto possibile se non al prezzo di un invischiamento in rapporti simbiotici, che talvolta sfociano nell'omosessualità. La ricerca della femminilità può tradursi in fascinazione amorosa, fino ad erotizzare l'altra come un oggetto sessuale.
Altre volte invece l'amica è colei che viene inconsciamente proposta all'uomo desiderato, per capire (sempre inconsciamente) cosa susciti il desiderio dell'uomo, qual è il potere misterioso dell'amica. Oppure viceversa l'isterica può interessarsi all'uomo dell'amica, solo perché vuole diventare lei, prendere il suo posto, carpirne dunque il segreto.
Si può guarire dall'isteria? Si può sicuramente mitigare a partire da un ridimensionamento narcisistico. Se la donna che soffre di questa nevrosi ha subito una ferita narcisistica questo non significa che la via per uscirne sia il rinforzo narcisistico. Anzi. Esso è sempre fallimentare, crea dipendenza dell'immagine dell'Altro. L'uscita sta nel venire a patti con la propria castrazione. Fare qualcosa a partire dalla lesione subita, dal danno fatto. Creare uno stile, riappropriandosi di sè e dei propri desideri, al di là dello specchio, al di là dell'Altro.