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L’amore è una supplenza?

L’espressione è volutamente provocatoria e paradossale: naturalmente si sa che i rapporti sessuali hanno luogo, ma l’affermazione vuole mettere l’accento non tanto su quest’ovvio dato di realtà, quanto sul termine rapporto. Non esiste rapporto fra uomo e donna nella sessualità?

Secondo Jacques Lacan a rigore no. Nella misura in cui non c’è simmetria di intenti. L’uomo è catturato dal pezzo di corpo della donna, la riduce a oggetto del suo godimento, per altro strettamente legato all’organo fallico. Viceversa la donna, anche nella sessualità, cerca il segno d’amore da parte dell’uomo, faticando nel tollerare la sua riduzione a oggetto. Inoltre il suo godimento è meno strettamente associato all’organo e si sparpaglia su tutto il corpo, facendole sperimentate un piacere in un certo senso mistico, un abbandono che coinvolge tutto il suo essere.

Abbiamo dunque due esseri che nella sessualità cercano cose diverse. Uno il pezzo, l’altro il segno.

L’amore appare allora come il solo connettore che permette di superare quest’incomunicabilità strutturale, di supplire a ciò che manca. Un uomo che ama una donna non smette di vederla come un oggetto nella sessualità, ma questo oggetto diventa particolare, prezioso, miracolosamente unico. Pertanto la soggettività della donna è riabilitata e i due a questo punto possono muoversi su un terreno comune: per la partner femminile diventa tollerabile godere della posizione di oggetto, mentre l’uomo per questa via può accedere a un “ altro godimento”, altro perché non totalmente schiavizzato e subordinato all’organo ma legato allo scambio amoroso, alla carezza, alla pelle, alla perdita di se stessi, al lasciarsi andare.

La disimmetria fra i sessi riassunta nell’aforisma “non esiste rapporto sessuale” può quindi venir ricomposta solo dall’amore. Ma l’amore non è la condizione che mette definitivamente al riparo da questa disarmonia, nella misura in cui esso si può dissociare dal desiderio. La più frequente degenerazione della vita amorosa, già descritta da Sigmund Freud nei primi del novecento, risiede infatti nella disgiunzione fra amore e godimento. Soprattutto per ciò che riguarda il genere maschile, anche se oggi osserviamo un dilagare del fenomeno anche nelle donne. Da una parte abbiamo la donna amata, debolmente desiderata proprio in virtù di tale carica affettiva che maternalizza il rapporto, dall’altra quella oggetto di passione ma non d’amore, non di tenerezza. In questi casi l’analisi può aiutare nel gettare luce sulla causalità inconscia che determina tale sbinamento, producendo a volte modificazioni sorprendenti, tali da predisporre verso un vero e proprio incontro d’amore.

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