Sofferenza femminile e riduzione a “donna oggetto”
La donna, come insegna la psicoanalisi, occupa necessariamente una posizione di oggetto in relazione alla mera pulsione sessuale dell’uomo. Freud, considerando per lo più il punto di vista maschile, su questo era molto chiaro: la pulsione ha una meta, la soddisfazione, una fonte, l’organo genitale, un oggetto, ovvero ciò attraverso cui viene raggiunto il soddisfacimento.
La donna, come insegna la psicoanalisi, occupa necessariamente una posizione di oggetto in relazione alla mera pulsione sessuale dell’uomo. Freud, considerando per lo più il punto di vista maschile, su questo era molto chiaro: la pulsione ha una meta, la soddisfazione, una fonte, l’organo genitale, un oggetto, ovvero ciò attraverso cui viene raggiunto il soddisfacimento.
Nevrosi classiche
Molta parte delle nevrosi tipicamente femminili il padre della psicoanalisi le attribuiva al rifiuto inconscio di tale riduzionismo ad oggetto. Avversione verso gli uomini, ritrosia, frigidità, dolore sessuale si potevano spiegare come una ribellione dell’essere femminile alla sottomissione sessuale. L’inappagamento sessuale tuttavia avrebbe prodotto una serie di sintomi isterici, sfogo sostitutivo della sessualità repressa.
Le isteriche di una volta (così come quelle poche “ classiche” che resistono nella contemporaneità) sacrificando la sessualità riguadagnavano così potere sull’uomo. Non solo non si facevano “prendere” (la frigidità e il disgusto come fuga, come depersonalizzazione difensiva) ma costringevano pure l’uomo a lunghe attese, a capricci e imprevedibilità che ne disorientavano la sicurezza e la padronanza. La rivincita sull’uomo veniva ottenuta su un terreno “relazionale” e non sessuale, ribaltando la fragilità in forza. Non di rado questa situazione portava il malcapitato ad ardere d’amore per la bella e impossibile, imprigionata nel suo muro difensivo di ghiacci e ostilità.
Tutt’oggi questi atteggiamenti si ritrovano fra le ragazze e le giovani donne, ma stanno via via scomparendo a causa della maggiore confidenza con il godimento e la sessualità. La rivoluzione dei costumi fortunatamente ha consentito anche alla donna il diritto alla sessualità libera e disinibita.
Più una ragazza vive oggi il sesso senza tabù, più si trova sguarnita degli atteggiamenti difensivi utilizzati dalle sue nonne per evitare di essere trattata come un oggetto. Non che essi siano da rimpiangere, proprio perché nevrotizzanti e basati sul sacrificio della vitalità sessuale, parte importante della vita di ogni essere umano (anche di sesso femminile).
Resta tuttavia un fatto inaggirabile. Poche donne sono talmente “libere” da vivere il sesso come qualcosa di sganciato totalmente dal discorso amoroso. Quando una donna si abbandona pienamente al godimento sessuale ha bisogno anche del supporto dell’amore, che lo voglia o meno coscientemente. Molte purtroppo non conoscono i propri limiti e si buttano a capofitto prive di reti di protezione in relazioni palesemente senza futuro.
Sofferenze contemporanee
E da qui iniziano i problemi, i dolorosissimi patimenti che ascoltiamo in seduta non possono essere presi come semplici delusioni amorose che passeranno all’arrivo dell’uomo giusto o dell’amore della vita. Le lacrime delle giovani donne contemporanee sono d’una amarezza da non sottovalutare, lambiscono un terreno insidioso di disistima e di auto distruttività di una rilevanza clinica importante.
Come psicoterapeuti siamo infatti sempre più confrontati con storie di vere e proprie “collezioni” di fallimenti, in cui il copione che si ripete è sempre lo stesso. Lei è bella e intelligente; mostra il proprio corpo con disinvoltura, ne è fiera. Desidera amare ed essere amata. È un fiore senza il riparo del pudore o dell’orgoglio, un fiore che attende solo di venir colto.
Ma quando finisce nelle mani del corteggiatore, di fatto questo fiore viene strappato senza riguardi. La rapacità maschile è spietata. Il bravo ragazzo pieno di argomentazioni e simpatia della prima uscita si trasforma nel giro di due appuntamenti in un predatore sessuale, cinico e anaffettivo. Ottenuto il suo obiettivo o sparisce di netto o inizia a diradare messaggini e telefonate, per poi magari ripalesarsi dopo un po’ sfoderando tutto il repertorio seduttivo e smielato dei primi approcci.
Ora perché una donna, data la chiarezza abbagliante della situazione non prende rapidamente atto dell’assenza di interesse e di rispetto verso la sua persona (condizione minima per ogni amore) e magari, pur infatuata, non si allontana? È degno di nota come un atteggiamento passivo simile non sia proprio solo delle ventenni o delle trentenni, ma lo si osservi anche fra le donne anagraficamente più mature.
Invece le più stanno lì, ad accumulare nei mesi e negli anni umiliazioni, rifiuti, silenzi, frustrazioni. Persone assolutamente non stupide, nè particolarmente ingenue e fragili. Anzi, spesso brillanti, decise. Ma totalmente indifese verso la potenza di un godimento che diventa un gorgo di distruzione annichilente.
Sesso e amore
L’incontro con il godimento sessuale, se avviene fuori da una qualsiasi cornice protettiva, può davvero bruciare, non nel senso della metafora dell’amore che arde ma in quello angosciante di una forza oscura che calamita e travolge, lasciando poi senza sensi in un mare di desolata solitudine.
L’amore, così come in senso patologico le difese isteriche, per una donna fanno da filtro alla corrente sessuale, nei confronti della quale ella è più smarrita rispetto ad un uomo. Il maschio infatti gode del pezzo di corpo o del corpo come pezzo, in ogni caso della così detta “donna oggetto” e nel far questo si può mantenere emotivamente distaccato da lei. Inoltre il suo godimento sarà circoscritto e limitato dal suo organo genitale, per cui non ne verrà sopraffatto e manterrà dunque una buona quota di controllo su di sè e sull’altro. Una donna invece inevitabilmente partecipa al sesso con tutto il suo essere, venendone coinvolta totalmente.
In questo senso l’amore costituisce un pericolo per l’uomo, motivo per cui se ne tiene preferibilmente alla larga. Quando ama un uomo può sviluppare fragilità femminili, nella misura in cui può venir investito da qualcosa di oceanico, che rompe gli argini e mette a repentaglio la sua chiusura e consistenza autistica. L’amore disarma l’uomo, lo apre a dimensioni sconosciute, mentre protegge e rassicura la donna, permettendole di perdersi senza impazzire.
La donna ha una sessualità che, se vissuta senza difese, può finire per segnarla profondamente in senso negativo, portandola vicina alla follia. Quando lui se ne va, quando è freddo, quando non la vuole non avviene un distacco come logicamente ci si aspetterebbe ma accade piuttosto un fenomeno enigmatico come quello che lega la vittima al carnefice.
“Più sfugge più lo voglio, più mi umilia più gli permetto di andare avanti a farlo” raccontano lucidamente molte pazienti. Della loro specie di pazzia sembrano consapevoli, sanno di essere ormai in balia del capriccio maschile ma non possono farci nulla. Non importa che a lavoro non siano più concentrate, che non escano più con gli amici e che la tristezza si mangi tutte le giornate. Il pensiero, come quello del drogato, è sempre fisso lì, mentre la vita si disintegra, i colori si spengono, la volontà si ammutolisce in un circolo vizioso di crescente abiezione.
Compito della psicoterapia è allora quello in primis di prendere sul serio i patimenti raccontati, riconoscendo l’eccesso di reale ustionante a cui queste donne sono andate incontro. E poi ogni storia ha le sue ragioni profonde, le sue ferite antiche, i suoi perché da indagare con garbo e nel rispetto dei tempi di ciascuna.