Amore e aspettative
L’armonia duratura fra due persone che si vogliono bene e si stimano, il sentimento amoroso senza ombre, la propensione ad accogliere positivamente il prossimo anche nelle sue complessità sono minacciate da un unico fattore, ovvero l’aspettativa.
Aspettarsi qualcosa da qualcuno è infatti fonte di frustrazione e di dolore e tali sentimenti possono assumere una forza tale da inquinare l’immagine di sé stessi e dell’altro, ingenerando delusione, rifiuto, tormento e minando così la serenità personale e molta parte del piacere di vivere.
Si possono tuttavia vivere delle relazioni intime, non superficiali, restando svincolati completamente dalla domanda? Si può cioè restare con il cuore pieno e leggero anche quando l’altro non corrisponde al nostro volere o, peggio, fa ripetutamente qualcosa che rivela il suo non amarci allo stesso livello di intensità?
Queste domande non trovano una risposta univoca. C’è chi ci riesce, pur con degli scivolamenti e delle intime sofferenze, e chi proprio non ce la fa a tollerare rapporti in cui lo specchio non rimanda sempre e comunque un’immagine splendente.
Tendenzialmente la persona più sensibile al tema delle aspettative è attenta ad ogni sfumatura che può svelare lo scarso amore dell’altro o la sua inadeguatezza nel soddisfarne tutti i bisogni. Si tratta generalmente di qualcuno che è stato pesantemente ferito nell’infanzia; i genitori non lo valorizzavano e/o ne frustravano costantemente i bisogni.
Un carico di sofferenza emotiva accumulata in età infantile getta le basi per un’autostima di fondo fragile. Le relazioni successive sono in grado di riattivare le vecchie ferite, perché stimolano i bisogni di dipendenza che non avevano trovato nell’età giusta un’adeguata accoglienza e soddisfazione. Ogni disarmonia o passo falso dell’altro possono scatenare la fuga e l’allontanamento perché interpretati come attacchi.
Viceversa la persona con una buona autostima di base, avendo incontrato a suo tempo un contenimento adeguato del narcisismo infantile, riesce a inquadrare lucidamente la qualità e il tipo di frustrazione proveniente dall’altro, sopportando i “torti” sopportabili e rigettando solo le gravi mancanze (manipolazioni e violenze).
Sicurezza in se stessi e amore
Esiste dunque in ogni rapporto umano una quota di non allineamento, una disimmetria nel sentire e nel manifestare affetto e comprensione.
La sicurezza in se stessi, il vedersi cioè amabili e degni nonostante l’assenza di uno specchio rassicurante continuamente accessibile, permette di tollerare lo scarto e di coltivare sentimenti positivi, là dove non vi sono gravi mancanze. La persona che suscita sentimenti di curiosità e desiderio, sia in campo amicale che amoroso, resta fondamentalmente libera di essere ciò che è e di comportarsi come meglio crede.
Al centro del legame non ci sono i bisogni, le domande di accudimento o solo i doveri da assolvere. Il rapporto fluisce senza incagliarsi nelle secche delle aspettative, essendo preponderante il puro piacere dello stare insieme nel rispetto delle diversità di interessi e della necessità di coltivare i propri spazi.
Là dove si coglie l’affievolirsi di un sentimento si può decidere di restare o di andare via, sempre comunque nel rispetto e nella valorizzazione di ciò che è stato. I ricordi belli, l’arricchimento e l’armonia godute non vengono disprezzati e distrutti. Esiste la possibilità di accettare che le cose cambino, che i sentimenti mutino, in un clima di grande affetto scevro da recriminazioni, tormenti e odi sconfinati.
Anche quando la fine di un rapporto o un suo limite interno fanno molto soffrire non subentra comunque mai la necessità di attaccare l’oggetto. E là dove invece il rapporto si è basato su un abbaglio, chi ad un certo punto apre gli occhi e incassa il colpo della delusione si rivela in grado di preservare l’oggetto dall’odio, riconoscendo la propria parte nell’aver contribuito all’idealizzazione.
Siamo sempre noi ad infilarci in trappole emotive, l’altro può essere scagionato se siamo in grado di vedere le nostre proiezioni.
Le relazioni di dipendenza
Viceversa se manca una sicurezza di base e prevale la necessità di uno specchio sempre a disposizione le cose si complicano enormemente. Può infatti andare bene per un po’ un ménage simbiotico ma poi, fatalmente, le differenze emergono. Se queste sono viste come delle minacce e non c’è sufficiente spazio per la loro espressione il partner si trova nella condizione di accondiscendere a dei bisogni per “tenere buono” l’altro, accumulando frustrazione.
Qualcosa di inautentico si frappone fra i due. Il più accondiscendente e oblativo può anche essere apparentemente felice di fare da servo all’altro, essendo a sua volta un insicuro che trova una cementificazione identitaria nel ruolo del salvatore, di quello che accudisce, che accontenta ecc…I desideri più veri sono coltivati di contrabbando, non trovando un vero spazio nella coppia.
Coppie così possono vivere dinamiche del genere tutta la vita, alimentando però fantasie di inadeguatezza del partner, la cui abnegazione e compiacenza non bastano mai. Se uno dei due attori rompe l’equilibrio, si sottrae ad un certo punto perché spinto da un risveglio personale, le sofferenze possono essere devastanti per chi invece insiste nel modello simbiotico.
Sentimenti di odio possono invadere tutto il campo relazionale, non salvando nulla di ciò che è stato e di ciò che è, portando a giudizi senza appello e condotte infantili e puerili. Il rancore e la rivendicazione possono non trovare mai pace, soprattutto se chi viene “deluso” non opera un minimo lavoro su se stesso alla ricerca delle cause vere della propria infelicità.
Per mantenere dunque un cuore aperto e positivo, se non è possibile azzerare completamente la domanda, è pur necessario fare un lavoro su se stessi per integrare la possibilità della frustrazione quando si è coinvolti in un rapporto che muove dei sentimenti veri.
La cosa più importante che tiene vivi e mantiene un mondo emotivo a colori e non in bianco e nero infatti non è essere amati, non è ricevere, avere, pretendere ecc…ma dare, amare, voler bene all’altro a prescindere da ciò che torna indietro (sempre che non tornino indietro violenze di vario genere).
Se ci sono autostime fragili e problemi emotivi risalenti all’infanzia è quanto mai utile effettuare un lavoro su se stessi, in modo da scavallare l’odio che intossica e porta a inopportuni aggrappamenti per accedere al perdono che alleggerisce e permette di entrare senza zavorre nel gioco della vita.