Skip to main content

Cambiare prospettiva

Nel momento in cui siamo preda del malessere ci sentiamo vittime, cerchiamo conforto, gridiamo il nostro dolore. Vogliamo essere riconosciuti e non siamo affatto disposti ad ammettere un nostro coinvolgimento attivo nel mantenere la nostra infelicità.
Come opera dunque un terapeuta di fronte a questa situazione?

Sicuramente all'inizio di una cura e in molti suoi snodi cruciali ogni terapeuta minimamente esperto offre un'accoglienza umana al dolore che gli viene portato. Non si può infatti portare avanti alcun lavoro di natura più profonda senza che il curante sia ricettivo e poroso nei confronti della sofferenza che viene messa in parola. Questa fase preliminare permette di mettere a fuoco la questione, frequentemente misconosciuta dall'entourage che circonda la persona che chiede aiuto, insensibile alle sue ragioni. Beneficiare di un ascolto attento di ciò che non funziona nella propria vita fa prendere consistenza al disagio, gli dà una forma, una dignità di esistere.

Esiste però un secondo momento senza il quale nessuna terapia può dirsi veramente tale. E questo coincide precisamente con una presa d'atto inedita, un senso di sorpresa e di spaesamento, legato alla visione lucida di determinati meccanismi mentali messi in atto inconsciamente, di cui non si aveva prima alcuna consapevolezza.

In quest'ottica appare chiaro come sia essenziale che qualcosa che prima rimaneva nell'oscurità venga alla luce, producendo effetti di risveglio e di vacillamento delle certezze dì sempre. Se ciò non accade, se il paziente persiste nell'idea di conoscere già tutto di sè, se non si abbandona con fiducia ad un atteggiamento curioso di ricerca, ben presto il luogo della terapia si svuota mentre il discorso finisce per avvitarsi su se stesso senza che nessuna difesa dell' io venga davvero intaccata.

Tale cambiamento di prospettiva nel guardare ai propri problemi sicuramente dipende dal singolo e dalla sua disponibilità a non dare già tutto per assodato. Il terapeuta però può facilitare l'innesco di questa curiosità, attraverso un ascolto particolare che coglie e mette in risalto quei punti nel discorso rivelatori di una verità nascosta e non immediatamente percepibile.

Il suo atteggiamento sarà per lo più ricettivo, volto ad accogliere più che ad aggiungere, a riconoscere più che a saturare. Il suo obiettivo resta quello di tenere il più possibile al centro la parola di chi viene da lui, sottoponendolo dunque ad uno sforzo, quello di dire, di dire bene, di dire ancora, di andare oltre l'ovvio, di sforzarsi di evolvere, di innalzare la propria coscienza.

Altri articoli di attualità

La non accettazione del limite

Che significa rifiutare i propri e altrui limiti? Da dove origina tale attitudine? E quali ricadute ha sulla vita?

Un po' tutti gli esseri umani tendono a non voler accettare la propria castrazione, ovvero la limitatezza del proprio essere e delle sue possibilità espressive e d'azione. Anche i bravissimi, i più talentuosi hanno un punto debole, una macchia cieca che offusca in parte la loro lucidità. È un dato di struttura: la perfezione assoluta non è propria dell'umano, che è tale perché è diviso, lacerato, incompleto.

Leggi l'articolo

L'incontro con lo straniero

Davanti al progressivo aumento nelle nostre città di soggetti provenienti da altri paesi assistiamo ad un parallelo incremento del sentimento dell’angoscia nei cittadini. Perché ci angosciamo? Siamo i soli a sentirci disorientati dal contatto con il diverso o accade anche allo straniero stesso di sentirsi insicuro e diffidente?

Leggi l'articolo

La sindrome di Peter Pan

La  figura di Peter Pan (un personaggio letterario, ibrido fra uccello e bambino), viene comunemente evocata per indicare l’immaturità emotiva tipica di alcuni soggetti, appartenenti  soprattutto al sesso maschile.

Leggi l'articolo

Il bullismo visto dalla compagnia teatrale Quelli di Grock. Osservazioni sullo Spettacolo “Io me ne frego”.

Biglia e Rospo sono due ragazzini molto diversi. L’uno studioso, un po’ timido, ancora acerbo nel corpo. L’altro allergico alla scuola, chiacchierone, fisicamente prestante. Stanno bene insieme, sono amici. Tra loro c’è uno scambio spontaneo e vivace, al di là delle differenze caratteriali. La presa di giro, quando c’è, è lieve, non punta a distruggere ma esprime l’attrazione di fondo per la particolarità dell’altro.

Leggi l'articolo

Chi si lamenta non vuole cambiare

Lamentarsi è un ottimo modo per non confrontarsi davvero con se stessi.

Leggi l'articolo

Rispetto e amore

Il termine rispetto viene dal latino e significa letteralmente “guardare indietro”. Il verbo “respicere” sembra alludere a qualcosa di più profondo di una semplice osservanza di una regola.

Leggi l'articolo

Il culto moderno dell'apparire

Apparire è senz'altro uno dei principali diktat moderni. L'uomo contemporaneo è cioè pesantemente incalzato, fin dai banchi di scuola, ad esibire agli occhi del suo contesto sociale di appartenenza un'immagine di forza e di successo.

Leggi l'articolo

Il valore dei "no" del padre

La più importante e strutturante forma di limite che un essere umano normalmente dovrebbe incontrare agli albori della sua esistenza è quella incarnata dalla figura paterna. Alla necessaria fusionalità con la madre sarebbe cioè auspicabile che seguisse una "castrazione simbolica" operata dal padre, il quale, riattirando su di sè il desiderio della donna, staccherebbe così il bambino da quel godimento assoluto.

Leggi l'articolo

L'essere, la mancanza e la schiavitù del possesso

L'essere umano è mancanza a essere, è cioè attraversato da una mancanza incolmabile, legata alla sua insufficienza strutturale, allo strappo patito rispetto ad un tempo mitico di pienezza. L'oggetto, insegna Freud, è da sempre perduto, può solo venir cercato all'infinito. Ogni suo ritrovamento nel reale è un inganno, un'allucinazione. La mancanza non si colma, non si può colmare, mentre la pulsione continua a spingere con forza acefala verso i suoi oggetti nonostante il niente appaia regolarmente al fondo di ogni soddisfazione puramente materiale.

Leggi l'articolo

Verso la fine dell' anno scolastico: domande e risposte

I nostri figli adolescenti stanno iniziando a mostrare segni di cedimento a scuola. Come possiamo aiutarli ad arrivare alla fine dell'anno scolastico? 

Leggi l'articolo

Il disagio della giovinezza

La giovinezza è quel lasso di tempo nella vita di una persona che segue l'adolescenza e prelude all'età adulta. È di durata variabile, generalmente si situa fra i venti ed i trent'anni circa. A differenza dell'adolescenza, connotata per lo più dalla ribellione e dalla spinta violenta alla differenziazione dal contesto di origine, implica la ricerca di una dimensione personale che non sia però più in opposizione netta all'Altro, ma a cui sia permesso un inserimento e una possibilità di realizzazione concreta nella societá.

Leggi l'articolo

Elogio del vuoto

Spesso siamo portati a credere che il valore del tempo risieda nella quantità di cui ne possiamo disporre per fare delle cose. Ci lamentiamo continuamente di non averne abbastanza, nella misura in cui ci percepiamo incalzati dalla necessità del far fronte a mille impegni da cui davvero non possiamo esimerci.

Leggi l'articolo