Il ricorso alle sostanze nella modernità
La funzione della droga nell'economia psichica e le sfide della psicoterapia
E’ curioso come il consumo di sostanze stupefacenti faccia parte della storia dell’umanità, ma come solo dalla seconda metà del diciannovesimo secolo in poi si sia iniziato a parlare di tossicodipendenza. L'utilizzo delle droghe nella società moderna assume due funzioni fondamentali, prestazionale (rinforzo dell'efficienza dell'Io) e di narcotizzazione della sofferenza. Da un lato la sostanza si propone di offrire un aiuto a soggetti già di per sè fragili nell'adattamento alle richieste pressanti del sistema ultracompetitivo in cui viviamo, dall'altro spalanca una rapida via d'uscita dalle preoccupazioni e dal male di vivere. Se si passa poi ad una dipendenza vera e propria, che comporta anche una dimensione fisica e una ricerca compulsiva della sostanza, le due funzioni di "aiuto" non vengono più assolte efficacemente, così che si sfocia nell' autodistruzione. La psicoterapia in certe condizioni non è possibile perchè richiede una lucidità che sotto l'influsso della sostanza non è reperibile, ma l'incontro con uno psicoterapeuta può configurarsi come un incentivo per iniziare un percorso di disintossicazione a cui affiancare anche una terapia basata sull'individuazione delle fragilità sottostanti e le strategie migliori di autocontrollo.
Dipendenza fisica, sudditanza psicologica e droghe più diffuse
Gli studiosi del settore attribuiscono l’insorgenza delle dipendenze alla modalità di assunzione per via endovenosa, resa possibile dalla messa a punto della siringa e dalla sintesi chimica di sostanze iniettabili.Questa pratica si è rivelata la più nociva, in quanto permette un’immissione rapidissima all’interno del sistema cardiocircolatorio con conseguente massiccio assorbimento cerebrale (da cui deriva la saturazione che sfocia in dipendenza fisica).
Ma questa spiegazione è sufficiente per rendere conto del dilagare del ricorso alle droghe?
Sicuramente aiuta a comprendere i meccanismi biologici alla base della dipendenza fisica, ma non spiega pienamente l’aspetto della sudditanza psicologica. Nel riflettere sul fenomeno bisogna fare inoltre dei distinguo, tenere a mente cioè che non tutti i consumatori di sostanze sono dei tossicodipendenti.
Abbiamo un’ampia fascia sempre più in aumento di abusatori occasionali, nonché di soggetti che, pur essendo dei forti consumatori, riescono tuttavia a mantenersi al di qua della linea della dipendenza fisica. Questa precisazione è doverosa perché ci aiuta a capire come la sostanza svolga in primis una funzione ben precisa per la nostra psiche e come l’insorgenza della tossicomania sia legata a una sorta di perdita di controllo sulla frequenza e i quantitativi di sostanza assunta.
Non tutte le droghe sono poi passibili di portare a una dipendenza fisica. Quelle più note in tal senso sono senz’altro l’eroina, la cocaina e l’alcol, sebbene quest’ultimo sia assunto per lo più per via orale.
Cosa spinge dunque l’essere umano a cercare di curarsi, di risolvere alcuni suoi disagi psicologici attraverso una sostanza chimica?
In psicoanalisi diciamo che le droghe non sono dei sintomi da curare, non rivelano direttamente la sofferenza dell’individuo ma costituiscono piuttosto dei mezzi per occultarla, nasconderla. In breve si tratta di “soluzioni” che vanno a chiudere un disagio, la cui natura di fondo può essere più o meno grave. Si va da un malessere di natura “nevrotica” , che riguarda soprattutto la sfera dell’inibizione nelle relazioni con gli altri e nella sessualità, fino ad arrivare ad angosce e paure più arcaiche, che investono l’area dell’identità. In ogni caso al centro abbiamo un tentativo di autocura incentivato dalla spinta della contemporaneità verso la ricerca di soluzioni rapide che riadattino velocemente alle richieste prestazionali dell’ambiente.
Non è un caso che oggi le sostanze più in voga siano quelle che fanno da collante sociale (tipo alcol e cannabis), sviluppano l’empatia o aumentano l’energia e la capacità di resistere allo stress (cocaina). L’uso dell'eroina e degli oppioidi negli ultimi anni è andato incontro ad una diminuzione, proprio perché è una sostanza che taglia fuori dalla dimensione sociale e prestazionale, spingendo chi ne fa uso ai margini della società. Oggi vediamo tuttavia una certa ripresa di questa sostanza, per via della crisi economica che sta facendo traballare alcuni pilastri su cui si regge il sistema, quali l’efficientismo ottimista e la fiducia nello sviluppo e nel progresso illimitati.
La psicoterapia nella dipendenza da sostanze e le sue difficioltà
La psicoterapia andrà allora nella direzione contraria rispetto alla logica che ha spinto verso le droghe. Se la sostanza è un modo in fondo per non volerne sapere, per fuggire dalle cause profonde del malessere, la psicoterapia porta invece a scoprirle e ad affrontarle senza aiuti di natura chimica.
Tuttavia perché il lavoro abbia successo è necessaria una fiducia nel potere della parola e nella possibilità di essere aiutati da qualcuno in carne ed ossa.
Questo approccio fiducioso spesso è carente nei consumatori di sostanze, proprio per la loro preferenza nei confronti di una soluzione immediata e fai da te.
Inoltre un percorso psicoterapeutico per coloro che sono totalmente in balia della dipendenza fisica non è ipotizzabile, per via della scarsa lucidità e propensione al dialogo che contraddistingue lo stato di chi è totalmente concentrato sul reprimento della sostanza.
Dopo una prima fase di disintossicazione si può approdare all'aiuto di uno psicoterapeuta, che potrà avviare un percorso indiviale o di gruppo.
Cruciale, oltre al desiderio di ripulirsi e di farcela con i propri mezzi, è l'individuazione del punto di fragilità interiore che espone al ricorso alla sostanza, in modo da incrementare la conoscenza di sè e con essa anche un cosapevole autocontrollo.