Skip to main content

Quando il malessere si fa corpo

Dunque ciò che a livello psichico subisce una massiccia repressione ritorna indossando le mentite spoglie di una malattia del corpo, su cui viene concentrata tutta l'attenzione ignorando del tutto le possibili implicazioni della mente.

In effetti generalmente chi soffre di un disturbo psicosomatico arriva alla consultazione dopo aver girato una serie infinita di medici e tentato senza successo varie terapie. Lo psicologo viene suggerito di solito da un medico che riconosce il coinvolgimento della psiche nell'insorgenza e nel mantenimento del sintomo. Dunque l'approccio di chi domanda aiuto in questi casi mira alla soluzione del problema da parte dello specialista, senza contemplare l'idea di dover essere lui stesso a fare un lavoro in quanto soggetto implicato nel malessere di cui si lamenta. L'atteggiamento di non volerne sapere che ha portato a convogliare la sofferenza sul piano dell'evidenza reale lo rivediamo nella richiesta di aiuto: << è il corpo che non funziona più a dovere, io non c'entro nulla! Faccia lei qualcosa! >>.

Il trattamento sarà possibile allora solo se viene rettificata questa posizione iniziale di non coinvolgimento, ovvero se la persona riconosce che nella propria vita c'è qualcosa che non va al di lá del sintomo, una sofferenza che non trova o non ha incontrato in tempi remoti un adeguato riconoscimento. A partire dall'apertura del discorso su un piano che tocca veramente la dimensione esistenziale si possono creare le condizioni minimali per andare al fondo della questione e dunque per attraversarla davvero. Altrimenti il rischio è quello di rimanere sulla superficie, di colludere con la volontà di essere lasciati in pace tipica del paziente psicosomatico.

Certo, un terapeuta sensibile ed esperto non spingerà mai con forza verso territori di sofferenza intollerabile. Ma con maestria e pazienza condurrà la persona ad avvicinarsi piano piano al nucleo di verità incandescente da cui si è allontanato in modo così radicale chiudendo a doppia mandata la porta d'accesso alle proprie emozioni. Gli farà vedere che è possibile trovare delle parole per dire ciò che angoscia, ciò che affligge, ciò che umilia. Che è possibile affrontare anche il trauma più invadente senza esserne soverchiati.

Mettere in parola nei modi e nei tempi giusti ciò che è rimasto a lungo nell'ombra ha il potere di depotenziarne la forza e di separarsene davvero. Perciò non bastano pochi incontri ma è necessario darsi tempo, permettere al proprio inconscio di aprirsi e poi di richiudersi, in un movimento di andata e ritorno che progressivamente libera da vecchi e insoluti complessi. Allora il sintomo semplicemente non servirà più, ma dopo aver pianto, dopo aver incontrato, sopportato e attraversato la sofferenza, la verità del proprio desiderio singolare, spesso causa di disadattamento e di rovesciamento delle certezze rassicuranti ma ingabbianti in una dimensione di non autenticità.

Solo se il paziente psicosomatico riesce ad accedere alla propria verità e a farsene poi carico i suoi sintomi gli saranno superflui. La loro funzione di segnalare l'esistenza di qualcosa che non andava decadrà, essendo lui di nuovo padrone delle sue emozioni e della sua vita.

Altri articoli sul disagio esistenziale

La sindrome di Asperger: luci e ombre


La sindrome di Asperger fa parte della categoria dei Disturbi pervasivi dello sviluppo. Essi comportano la compromissione dello sviluppo psichico del bambino per ciò che concerne la socialità, la comunicazione verbale e non verbale e il repertorio di attività e interessi.

Leggi l'articolo

Perché paragonarsi agli altri è un errore?

Paragonarsi agli altri è un atteggiamento che non solo non favorisce alcun benessere ma costituisce persino un ostacolo a un miglioramento di sintomi o comportamenti patologici.

Leggi l'articolo

La giovinezza nella contemporaneità: parla Alain Badiou

Alain Badiou, uno dei massimi filosofi viventi, con il suo "La vera vita. Appello alla corruzione dei giovani" ci regala un'originale lettura della condizione giovanile nella contemporaneità. 

Leggi l'articolo

Esistere o sentirsi reali?

Sentirsi "reali" è più che semplicemente esistere. Significa parlare, muoversi, rapportarsi ed agire a partire da un accordo profondo con se stessi. Vuol dire conoscenza ed accettazione del proprio tratto singolare, accoglienza ed abbandono verso ciò che si è. Senza svalutazioni severe o sciocche vanità.

Leggi l'articolo

Il lutto

Quando subiamo una perdita di solito attraversiamo un periodo in cui siamo tristi, svogliati, chiusi in noi stessi e non a nostro agio con gli altri. Può capitare di sentirsi ansiosi, posseduti dall’attesa di un pericolo imminente.

Leggi l'articolo

Le due patologie del materno

Diventare madre non coincide con il raggiungimento di uno status che riassume tutto l'essere di una donna. La maternità di per sè non cancella tutti i desideri e le aspirazioni che esulano dal mero accudimento dei figli. Certo, durante i primissimi mesi di vita di un bambino è fondamentale che la preoccupazione primaria sia la sua cura.

Leggi l'articolo

Quando il desiderio si eclissa

Moltissime situazioni di sofferenza psicologica, sia nei giovani che negli adulti, hanno alla base la percezione di essersi persi, di brancolare nel buio, di non sapere più bene che cosa si vuole veramente. Un’insonnia, una certa apatia, un’ansia prima sconosciute ad un certo punto della vita compaiono sulla scena.

Leggi l'articolo

Quando il malessere si fa corpo

Una sofferenza emotiva intensa ma negata, un desiderio soffocato possono trovare come unica via di sfogo quella somatica. Possono cioè trasformarsi in dolori fisici di varia natura, che l'indagine medica definisce "psicosomatici" nella misura in cui non riesce a trovare una chiara eziologia organica.    

Leggi l'articolo

Christmas Blues: la tristezza delle feste

Chi lavora con il disagio emotivo lo sa bene: il Natale è in grado, più che di allietare i cuori, di aprire vecchie ferite o di acuire lacerazioni non ancora rimarginate. 

Leggi l'articolo

Ripartire dopo scelte sbagliate

Come riprendere in mano la propria vita a seguito delle conseguenze nefaste di scelte sbagliate? Come non soccombere alla tentazione di rifugiarsi nel diniego della realtà o nella disperazione? Come non sommare altri errori a quelli già fatti? In altre parole: come arrestare l' "effetto domino" di negatività spesso innescato da un atto impulsivo?

Leggi l'articolo

Non arrendersi, mai

La resa di fronte alle difficoltà è la porta di ingresso principale al malessere psichico. Senza parlare dei cali del tono dell’umore quando all’orizzonte non c’è nessuna nuvola, quando tutto è fin troppo perfetto e sereno. 

Leggi l'articolo

Anaffettività: sintomi e sfumature

Ultimamente nella nostra attività in studio noi psicoterapeuti  stiamo rilevando un alto numero di problematiche psicologiche legate all’anaffettività, ovvero all’incapacità, più o meno marcata, di reperire in se stessi dei sentimenti di natura affettiva verso l’altro.

Leggi l'articolo