Angoscia: cos'è e come fronteggiarla
Tutti gli esseri umani, con le dovute differenze di intensità e frequenza, si trovano esposti all'esperienza dell'angoscia.
C'è unanimità nel considerarla una delle sensazioni più sgradevoli e penose che si possano provare. Infatti, quando si è presi nello stato angoscioso, si percepisce un disagio difficile da localizzare perché tutto il nostro essere sembra in qualche modo venirne catturato.
Si vive la spiacevole impressione di essere trascinati fuori da noi stessi, perdiamo l'abituale senso di padronanza e ci troviamo come paralizzati, coartati, inibiti, offuscati nella nostra capacità di giudizio. Il tutto in un vago sottofondo di attesa, come se da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa che vada a ledere la nostra integrità. Ci sentiamo in pericolo, ma spesso non ci è assolutamente chiaro cosa ci spaventi davvero, dato che l'angoscia di solito ci prende in situazioni che non mettono realmente a rischio la vita.
Quali sono le situazioni che tipicamente scatenano una reazione angosciosa? Quelle più classiche sono gli esami, le visite mediche, il parlare in pubblico, l' approcciare una persona che ci piace, tutte circostanze accomunate dalla presenza di uno sguardo attento su di noi, che può restituirci un' immagine positiva oppure al contrario squalificante.
Cosa vuole l'altro da me, cosa rappresento per lui, sono desiderabile ai suoi occhi o mi vuole "mangiare" costituiscono degli interrogativi che inconsciamente la nostra mente solleva quando ci troviamo esposti al desiderio dell'altro, qualsiasi forma esso prenda. In tali congiunture l'angoscia può essere minima e dare così una lieve colorazione ansiosa al nostro stato d'animo, oppure al contrario montare fino a paralizzarci del tutto. In ogni caso in primo piano vi e' il vacillamento della sicurezza che normalmente ci sostiene nella vita, una sorta di spaesamento, di perdita delle coordinate abituali. L' immagine rassicurante che abbiamo del mondo e di noi stessi si incrina e ci sentiamo ridotti al rango di oggetti in balia degli eventi.
Per la psicoanalisi l'angoscia riveste un indubbio valore conoscitivo sulla natura umana perché getta luce sulla nostra fragilità di fondo, ci fa vedere che povere cose siamo se non veniamo annaffiati dal riconoscimento dei nostri simili. Tutte le nostre costruzioni immaginarie di potere, controllo e prestigio sono in realtà posticce e a rischio di crollare miseramente se ci viene meno il consenso dell'altro. Di fronte al desiderio dell'altro siamo nudi, tremiamo come foglie al vento.
Questo passaggio risulta importante e cruciale da metabolizzare per non farsi schiacciare dall'angoscia, per non esserne completamente travolti. Posto che è impossibile aggirarla del tutto, proprio perché ci appartiene strutturalmente, può essere fronteggiata. Ma non a partire da tecniche, da attacchi frontali, da trucchi per neutralizzarla. Si può convivere con l'angoscia e non soccombere alla sua violenza se si ha la consapevolezza di non poterla estirpare. E se in qualche modo abbiamo portato avanti un lavoro di accettazione dei nostri limiti e fragilità.
Quanto più saremo in grado di integrare i nostri punti deboli, tanto più riusciremo a non farci ingabbiare dalle aspettative altrui, dalle sue attese su di noi. In una parola se aspireremo meno a essere perfetti per l'altro, se rinunceremo a falsi e irraggiungibili ideali di perfezione e bravura universale avremo delle chance di fronteggiare prove, esami, amori con il cuore sempre un po' ballerino ma in ogni caso mai in arresto cardiaco.
Se liberarsi dallo sguardo dell'altro non è in alcun modo realizzabile, risulta però possibile offrirvisi con abbandono, a partire dalla serena coscienza di non essere perfetti ma, anche proprio per le nostre incrinature, dei pezzi unici.