Disturbo borderline o isteria?
Molti soggetti sofferenti di isteria o di disturbi della personalità purtroppo subiscono ancor oggi diagnosi errate, il che compromette non di poco il trattamento e le possibilità di recupero da eventuali scompensi.
Somiglianze superficiali e differenze di sostanza
Superficialmente i sintomi di un disturbo di personalità o di una nevrosi sono molto simili, se non addirittura identici e sovrapponibili.
Ad esempio nel disturbo borderline di personalità l’emotività va facilmente fuori controllo e la rabbia raggiunge picchi altissimi. Anche i vissuti di vuoto, l’umore altalenante che oscilla fra euforia e depressione, l’impulsività e la dissociazione psichica interferiscono nella realizzazione di progetti sensati o di relazioni stabili.
Tuttavia anche nei quadri isterici osserviamo fenomeni analoghi: scenate teatrali, sfuriate furibonde, inconcludenza sognante e volubilità di intenti e di umori sono i temi pressoché costanti delle narrazioni degli isterici.
Forse l’intensità di questi sintomi negli scenari borderline è più marcata ed “estrema”, ma la differenza fra le due strutture non si rintraccia nella potenza della crisi, che in determinate congiunture può raggiungere gradi considerevoli anche in nevrosi comuni.
Un elemento in genere dirimente per indirizzare correttamente la diagnosi è la capacità da parte del paziente di fare “autocritica”, di vedersi dall’esterno, di valutare il proprio comportamento e di ricollegarlo ad eventi e dinamiche vissute in famiglia.
Tale capacità è presente in parte anche nei disturbi della personalità, ma essa non innesca dei meccanismi di “insight” psichico che portano via via verso il cambiamento e il temperarsi degli eccessi.
Il borderline non è però condannato a non migliorare, semplicemente le sue modificazioni psichiche non si verificano grazie all’interpretazione.
I passi avanti nella cura dei disturbi di personalità avvengono per apprendimento di strategie di contenimento dell’eccesso.
Un borderline ben “contenuto” in terapia impara che cosa sia il contenimento e apprende a metterlo in atto nei confronti del proprio sè.
Più i disturbi sono pervasivi e riguardano l’intera personalità più il paziente migliora grazie al modellarsi su alcuni aspetti della psiche del terapeuta e all’ introiezione di parti del suo Io (che vanno a vicariare le funzioni colpite da deficit, ad esempio nel borderline il controllo degli impulsi).
Le differenze fra le strutture si notano quindi nell’interazione fra paziente e analista e nell’uso che il paziente fa di quest’ultimo.
Se siamo a livello di rispecchiamento il malessere psicologico é più radicato ed esteso.
Se invece il paziente usa la parola del terapeuta come una chiave che apre le sue risorse mentali bloccate, allora siamo nel territorio di nevrosi comuni e più facilmente riconducibili alla piena guarigione
La cause: due diverse radici
I sintomi allora, benché uguali, mostrano le loro diverse radici.
Nel borderline l’impulsività si lega a un deficit dell’Io, a una sorta di lesione psichica provocata da un forte trauma, da micro traumi ripetuti e da una genetica non favorevole.
I traumi riguardano in genere delle lacune importanti da parte dei care givers nel contenere l’emotività, lacune motivate da assenze prolungate, conflittualità e attacchi diretti fuori misura o da scarsa capacità empatica.
Nell’isteria invece le funzioni psichiche non sono danneggiate e il traumatismo infantile (che non coincide necessariamente con fatti gravi) non riguarda l’assenza di un adulto in grado di esserci. Anzi in genere l’adulto è finanche troppo presente, a tratti asfissiante.
Il problema nasce a livello dell’inibizione che egli esercita sulla spontaneità del bambino. Tutti i freni provenienti dalla così detta “educazione” bloccano le espressioni dell’istintualità, relegando il mondo pulsionale nel cassetto del l’inconscio.
Le scenate isteriche, i pianti, la rabbia indicano tale uscita dal cassetto, il ritorno del rimosso e dell’istintualità repressa sotto forma di crisi che annebbiano la lucidità mentale.
Tutto ciò che veniva trattenuto e razionalizzato ora viene buttato fuori con veemenza, l’altro, tanto amato, è investito da una rivendicazione astiosa.
Mi hai amato ma mi hai fatto male - urla l’isterica. La sua è una ribellione alla compiacenza e all’asservimento all’altro, potenzialmente ricca di possibilità se ben inquadrata e interpretata in terapia.
Trattare l’urlo ribelle dell’isterica (che rivendica l’amore incondizionato e la libertà degli istinti) come il deficit del borderline (non in grado di dominarsi per debolezza dell’Io) è un errore che può portare a blocchi e perdite di tempo prezioso.
Il borderline non risponde all’interpretazione, anche perché il suo malessere non è interpretabile, non simboleggia nulla, è un fatto che non rimanda a null’altro che non sia incapacità di dominarsi, fragilità egoica e bisogno convulso di aggrapparsi a qualcosa.
L’isterica invece risponde prontamente quando l’interpretazione fa centro; la comprensione del senso del sintomo lo rende superfluo perché per questa via interpretativa di fatto si va ad esplorare la scatola chiusa di rifiuti, sofferenze negate e inibizioni di cui il sintomo si era fatto portavoce.
Sia il borderline che l’isterica fanno scenate quando in una relazione si paventa il fantasma dell’abbandono o dell’indifferenza.
Ma il borderline è realmente sull’orlo dell’abisso (nuovamente confrontato con l’evanescenza dell’altro ) mentre l’isterica “fa come” ci si trovasse: in realtà quest’ultima ha le risorse per non sprofondare nell’abiezione e in un secondo momento sa razionalizzare molto bene l’accaduto, magari rallegrandosi di poter tornare alla sua libertà.
L’isterica si lamenta d’essere stata amata male, di essere stata turbata da qualcuno che c’era fin troppo, che c’era male.
Il borderline porta sulla sua pelle il marchio dell’indifferenza fredda ed egocentrica dell’altro di riferimento, del suo voltargli troppo precocemente le spalle.
La depressione del borderline è quella di chi è stato trascurato o maltrattato, quella dell’isterica di chi non è stato capito.
Orizzonti terapeutici
La terapia psicodinamica o psicoanalitica ha potenzialità di cura importanti in entrambe le situazioni.
Essa fornisce gli strumenti per capire quale sia il reale davvero in gioco non solo a livello teorico ma soprattutto nel “qui ed ora” del rapporto terapeutico.
Non esistono disturbi di serie a e problematiche di serie b. Esiste una differenza di gravità che tuttavia non va mai letta e considerata come una differenza ontologica e di sostanza
In questo mondo vivono persone bellissime (belle interiormente, ricche di idee, di sensibilità, talentuose e capaci) con problematiche psichiche importanti e persone mediocri e meschine con sintomi di scarso rilievo clinico.
Le prime possono essere motivatissime a cambiare per stare meglio, mentre le seconde, pur meno compromesse, si possono sedere e vittimizzarsi a vita.
Chi fa terapia con passione non discrimina nessuno sulla base delle diagnosi, piuttosto mette le sue capacità di giudizio a servizio della comprensione non sbrigativa e superficiale dell’altro.
Una psicoterapia accoglie, e soprattutto aiuta chiunque si prenda la briga di avvicinarsi coraggiosamente a se stesso