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Come funziona la psicoterapia

“E quindi, ora che ho capito le cause, che me ne faccio?”. A tutti i terapeuti sarà capitato di ricevere domande simili da parte di qualche paziente, non necessariamente “resistente” al trattamento o demotivato. Anzi, si potrebbe dire che sono proprio i più puntuali e scrupolosi a porsi interrogativi del genere.

La débâcle del pragmatismo nella cura

La psicoterapia infatti chiama in causa un atteggiamento mentale a cui non si è abituati nella vita di tutti i giorni. 

La maggior parte delle persone intelligenti e attive segue uno schema pratico per gestire e risolvere le criticità del quotidiano: dato un problema esso viene analizzato e, una volta capito, vengono conseguentemente cercate  le vie concrete per risolverlo. 

Quando subentrano dei sintomi psichici (ad esempio un’ansia sproporzionata e apparentemente ingiustificata) questo sistema, così efficace nel day by day, improvvisamente non funziona più. Tutte le tecniche per la gestione dell’ansia falliscono miseramente, così come i vari palliativi farmacologici. Nel migliore dei casi l’ansia si sposta, cambia forma espressiva ma non la sua sostanza.

L’intralcio dell’ansia risulta inoltre  tanto più insopportabile e ingestibile quanto più si è orientati alla performance e al raggiungimento di un ideale di successo. Come potersi sbarazzare velocemente dell’ospite sgradito per tornare a “funzionare” senza seccature? 

La débâcle dell’approccio pragmatico quando si incontrano forme di disagio psicologico  si spiega ricorrendo al concetto di inconscio. L’ansia, ma anche certe forme depressive, sono in realtà dei “messaggeri” di un disagio che si annida nel profondo, nonostante un’apparenza di vita impeccabile. 

In una parola il malessere psicologico denuncia una verità che non si vuole guardare. Una verità soppressa, rimossa, ricacciata indietro, troppo difficile e a tratti impossibile da guardare, pena, a volte, un dolore oceanico e la messa in discussione di tutte le scelte fondamentali della vita. 

Come si fa a sopportare la consapevolezza di vivere sotto il condizionamento di qualcun altro, anziché davvero a modo e gusto proprio? Meglio calare il sipario, convincersi che va tutto bene e andare avanti.

Il paziente che si chiede “ma che me ne faccio di tutto ciò, io ho l’ansia e la voglio mandare via”, respinge le interpretazioni del terapeuta perché il suo grado di apertura verso la verità è ridottissimo. In genere l’identificazione a modelli familiari e sociali è così acritica da non lasciare molto spazio di manovra per riportare alla luce condizionamenti e ideali conformistici.

L’effetto “soggetto”

Molte persone sono convinte di essere se stesse, di volere davvero la vita che fanno. “C’è solo questo piccolo problema del panico, ma certo, una volta tolto di mezzo tutto tornerebbe al proprio posto” si dicono. 

E quando si accorgono che il lavoro che le aspetta va ben al di là dell’assunzione di una medicina o l’esercizio di una tecnica giustamente si spaventano e protestano.  

La psicoterapia psicodinamica, ovvero la pratica terapeutica che ammette l’esistenza di una psiche inconscia, associa il benessere psicologico autentico alla possibilità di vivere il più possibile in accordo con la propria unicità, strutturalmente conflittuale nei confronti delle aspettative familiari e sociali. 

Il “Soggetto” per gli psicoanalisti rappresenta proprio questa  possibilità, intrinsecamente sovversiva, di riabilitazione delle parti inconsce e pulsanti delle psiche, in antitesi al discorso dell’altro che sospinge  verso il livellamento e l’adesione ad una norma condivisa. 

Quando qualcuno arriva da un terapeuta analiticamente orientato  con dei sintomi che hanno la caratteristica dell’inciampo e della perdita di controllo,  di solito incontra qualcuno che  va alla ricerca di segni di una soggettività viva, benché schiacciata sotto un cumulo di macerie. 

Un soggetto può essere vivissimo benché enormemente condizionato e nevrotizzato dal suo ambiente di origine. A volte può ritrovarsi addormentato pesantemente  nella sue certezze. Altre volte ancora non si può che constatarne  la morte irreversibile.

In ogni caso il ruolo di un terapeuta è quello di capire se la stoffa c’è e manovrare piano piano per promuovere l’avvento di questo soggetto. Il rifiuto netto di un’interpretazione non segnala necessariamente l’assenza di soggettività ma la precocità dell’intervento. Certi interventi poi, rinnegati lì per lì, riescono a penetrare nell’inconscio e vengono capiti e assorbiti a scoppio ritardato, dando luogo ad un rilancio e ad una movimentazione del discorso.

Lo scopo di un trattamento orientato dalla psicoanalisi è allora quello di dare voce e respiro all’inconscio, nella convinzione che ogni pezzetto guadagnato di consapevolezza piena sia un passo in avanti verso la guarigione dai sintomi. Via libera dunque ai sogni, ai ricordi, a tutte quelle manifestazioni di un passato che non passa e che necessita di una rivisitazione.

La fretta è nemica di un lavoro di questo genere e momenti molto dolorosi vanno messi in conto. Ma potersi  permettere il lusso di esprimere il dolore vero è un’esperienza già di per sé curativa, perché riaggancia alla verità del proprio essere e dona un senso di autenticità imprescindibile per un buon equilibrio mentale.

Inoltre il trattamento può essere spinto a diversi livelli di profondità, può andare incontro a battute d’arresto anche lunghe, bonacce senza fine che però ad un certo momento precipitano in atti liberatori e risolutivi del conflitto. Le stesse interruzioni possono avere un valore importante, uno stop in cui far decantare in vista delle forze per la ripresa di un ulteriore giro.

Il rischio di sviluppare dipendenza dall’analisi  esiste. Ma incentivare precocemente un distacco, anche se il lavoro dura da molti anni, può non essere indicato.

Il momento, se la persona è veramente al lavoro, presto o tardi arriva ed è in genere il paziente a percepirlo. Ormai non solo i sintomi si sono allentati, ma si è in grado da soli di continuare a custodire come una cosa preziosa l’unicità ritrovata della propria persona e delle sue intime aspirazioni. 

Aiuto psicoterapeutico