Uno bravo: come scegliere lo psicologo online?

Dalla scelta dello psicologo online al primo incontro: come aumentare la probabilità di un percorso davvero efficace
In questo periodo storico la richiesta di sostegno psicologico è andata incontro ad un aumento vertiginoso.
Il servizio pubblico rappresenta ormai soltanto una chimera, mentre online si trova di tutto e di più.
Come scegliere allora lo psicologo giusto e come valutare di persona lo specialista competente e adatto alle proprie esigenze?
La diffusione della cultura psicologica nei social media
Oggigiorno chiedere aiuto a uno psicologo è meno difficile di una volta: da un lato esistono meno tabù riguardo al tema del disagio emotivo, dall’altro nella nostra società si sta diffondendo una “cultura della salute” fino a un po’ di tempo fa non così pervasiva.
L’attenzione contemporanea nei confronti del “benessere” della persona, al netto degli eccessi “salutistici” e dell’approccio usa e getta nei confronti delle stesse offerte di cura, porta le persone a documentarsi e a integrare le informazioni apprese nel proprio repertorio concettuale e linguistico.
Nella diffusione della “cultura psicologica“ internet e i social media giocano un ruolo determinante, così come l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove e ancora inesplorate frontiere.
Ormai online ovunque è possibile reperire contenuti in materia “psi”, diffusi anche da non addetti ai lavori.
Molti di questi non sono per nulla criticabili e possono fornire spunti di riflessione da non disprezzare affatto, sebbene l’ipersemplificazione imposta dal web porti spesso a ridurre a slogan una materia complessa come la psicologia.
Potersi districare in tale giungla di immagini e affermazioni, non di rado contraddittorie, diventa quantomai necessario, soprattutto là dove si intende scegliere uno specialista da cui farsi seguire.
Scegliere uno psicologo online: cosa guardare?
Come valutare dunque uno psicologo online da cui poter ricevere un aiuto di qualità, da remoto o più auspicabilmente di persona?
I criteri da tener bene in mente non sono moltissimi, alcuni sono ovvi (come il titolo di studio, le esperienze e l’iscrizione all’albo degli psicologi) altri invece sono più sottili.
Innanzitutto è importante porre l’attenzione sul “come” lo specialista sceglie di presentarsi, elemento fondamentale perché dice molto sull’eticità della persona.
La professione di psicologo, data la delicatezza della materia che tratta, richiede un elevato livello di eticità, nella sua accezione di correttezza, rispetto e umiltà.
Bisogna quindi evitare di incappare in personalità esibizioniste e narcisiste, incapaci di empatia e di comprensione dell’altro.
No dunque a coloro che accentuano modalità da guru ispirati o che scimmiottano personaggi famosi.
Di solito chi si presenta in maniera sobria e senza fronzoli, evitando riferimenti alla propria vita privata o alle proprie opinioni personali ha già un buon potenziale per rivelarsi un terapeuta affidabile.
Un altro aspetto da tenere in debita considerazione riguarda l’originalità dei contenuti espressi.
Se la persona è necessario che non si esibisca, i contenuti che trasmette invece devono, oltre ad essere chiari e non ambigui, lasciare trasparire uno stile personale, una qualche qualità originale.
Questo per una ragione molto semplice: chi padroneggia il proprio lavoro sa sempre trovare le parole per raccontare che cosa fa e come lo fa, senza ricorrere alle parole degli altri, a discorsi fumosi o a formule asettiche e impostate.
In generale quindi diffidare sempre dei “copia incolla”, dei contenuti anonimi creati con l'intelligenza artificiale (purtroppo molti oggi scrivono così i loro articoli, dei discorsi troppo tecnici o al contrario troppo generici.
Il primo incontro: come capire se è quello giusto?
Una volta fatta la selezione sulla carta si arriva all’incontro di persona.
Qui valgono sicuramente le indicazioni per il primo livello di scrematura, con la differenza che grazie all’incontro di persona si possono collezionare una miriade di informazioni in più.
Ciò che vi fa decidere se lo psicologo che avete incontrato fa al caso vostro è la risposta alla semplice domanda: mi sono sentito ascoltato?
Per “sentirsi ascoltati” non si intende la mera attività di registrazione da parte dello psicologo del racconto della vostra vita o delle risposte che gli date alle sue domande.
Sentirsi ascoltati equivale a sentirsi accolti e capiti senza giudizio.
Dal primo colloquio bisogna uscire dalla stanza con un senso di sollievo, anche nel turbamento e nello scombussolamento dato dall’aver condiviso, magari per la prima volta, emozioni e temi difficili da dirsi.
Bisogna tornare a casa e sentire di avere incontrato se stessi, non i libri di psicoanalisi, non la personalità del curante, non le sue angosce, le sue proiezioni, i suoi elogi o i suoi rimproveri.
Se, terminato il colloquio avete l’impressione di aver toccato con mano gentile una parte vera di voi, benché dolente, significa che siete finiti nel posto giusto.
E in quel posto non vi verrà fatto del male, perché ci sarete voi in tutte le vostre sfaccettature e possibilità espressive.
Se l’esperienza del primo colloquio assomiglia a un’esperienza di libertà, a un respiro, a una boccata d’aria potete andare avanti fiduciosi.