La mentalità maschilista e le sue ricadute in campo sociale e amoroso
Il significato e le radici del maschilismo
La mentalità maschilista, che presuppone una “superiorità” data “per natura” dell’uomo rispetto alla donna, purtroppo è ancora oggi una triste realtà.
La credenza nella superiorità dell'uomo parte dall'innegabile superiorità della sua forza fisica, che viene successivamente elevata al rango di "superiorità morale" (semaforo verde alle più svariate tipologie di abusi, che in tal modo trovano una giustificazione).
Le radici del fenomeno affondano nella storia dell'umanità, attraversata da violenza e sopraffazione, in cui l'esercizio del dominio e del potere sulla donna (ridotta per lo più a proprietà dell'uomo) sono stati considerati "legittimi" per secoli.
Nonostante la tutto sommato recente liberazione della donna il maschilismo è tuttavia ancora duro a morire.
Il ruolo della famiglia nella trasmissione della mentalità maschilista
La famiglia resta il luogo privilegiato in cui esso viene trasmesso e inculcato nelle menti, non tanto attraverso le parole quanto tramite gli atteggiamenti che i genitori si riservano reciprocamente o che assumono verso i figli maschi e le figlie femmine.
Il maschilismo che permea la società più allargata costituisce contemporaneamente un rinforzo e un riflesso della concezione appresa nella famiglia nucleare, in un intreccio che ne mantiene l’inerzia e la permanenza.
La mentalità maschilista è inconscia e non di rado presente anche nelle personalità più evolute e aperte, culturalmente emancipate e magari anche socialmente impegnate, a riprova di come lo studio e i valori appresi da soli non siano sufficientemente forti da scalfire pregiudizi radicati nel corso della crescita psico affettiva in contesti solo in apparenza funzionali..
Molte donne inoltre, a rigore vittime del maschilismo, senza rendersene conto lo accettano come un dato di realtà, contribuendo con i loro comportamenti a mantenerne l’egemonia sociale.
I volti del maschilismo contemporaneo
Il maschilismo ha note ricadute a livello lavorativo: le donne faticano a ottenere una parità di salari e di opportunità di carriera rispetto ai loro colleghi maschi, spesso trovandosi a lottare contro discriminazioni, etichette stereotipate e abusi più o meno grossolani sul posto di lavoro.
Dietro a molte donne apparentemente “arrivate” è onnipresente l’appoggio di un uomo di potere, mentre è raro l’esempio di una donna che “ce la fa da sola”, senza essersi messa “al servizio” di un uomo (uso della seduzione e del sesso).
Anche nella vita di tutti i giorni le donne si confrontano con limitazioni della loro libertà di azione e di espressione, che danno luogo a inibizioni e sensi di colpa del tutto evitabili.
Si va dalla banale uscita serale senza scorta alle scelte non conformi alle aspettative sociali (come non farsi mantenere, non sfornare per forza figli, non seguire la moda, non godere dello spettegolare, non essere passive, civette, mentalmente vulnerabili, ecc…).
Maschilismo e vita amorosa
Ma è nella vita amorosa che le donne probabilmente pagano il prezzo più alto della loro “supposta” inferiorità e dunque della necessità di “avere” un uomo o di “avere” dei figli per essere qualcuno, per colmare il difetto costituzionale del loro essere.
I modelli genitoriali che più espongono all’idea di valere poco in quanto donne sono tipicamente quelli in cui abbiamo il capofamiglia, l’uomo forte (che magari è l’unico a portare i soldi a casa) e la moglie “soprammobile”, trattata apertamente come “inferiore”, “tonta”, “rompiballe” o peggio ancora “inutile serva”, accessorio sempre a disposizione per i bisogni dell’uomo (siano essi materiali, emotivi o sessuali).
L’uomo arriva a casa dopo una dura giornata di lavoro e la donna è lì a preparargli la cena, ad ascoltarlo e ad assisterlo nei problemi, sperando così di essere vista e amata. Invece lui la dà per scontata, la usa come una tuttofare e nel frattempo si dedica a flirt più o meno innocenti con donne che a sua volta sfrutta per il mero piacere narcisistico del suo Ego (molti maschilisti sono dei narcisisti patologici).
Ora una figlia o un figlio che provengono da un ambiente simile (con le dovute e infinite differenze di ogni caso) come possono non sviluppare una visione davvero paritaria dei rapporti di coppia?
Spesso vediamo giovani coppie che si azzuffano su chi fa le pulizie o chi cucina, che stabiliscono regole e turni per le varie incombenze domestiche, che assumono tate e colf nella speranza così di introdurre una legge che tuteli la donna dalla sottomissione.
Ma fatalmente, se il contesto familiare di origine non è stato visto ed elaborato nelle sue pieghe meno piacevoli, se non c’è stata una forte ribellione e una correlativa presa di consapevolezza, la ripetizione si ripresenta.
La giovane donna della giovane coppia, oggi lavoratrice, iper tutelata dalle incombenze domestiche, emancipata in tutto e per tutto sul piano materiale, si ritrova comunque nella stessa posizione della madre, fatalmente attirata nella rete stritolante del cosiddetto uomo “forte”.
Perché l’asfissia della donna moderna non si consuma quasi più in cucina o nella cura dei bambini ma nei matrimoni in cui prevalgono gli egoismegoismi, le attribuzioni di colpa, le scariche emotive e l’indifferenza di uomini convinti di essere "superiori" solo perchè maschi, abituati dalle loro madri a vivere come piccoli re a cui tutto è sempre dovuto.
Perfino la psicologia diffusa nella contemporaneità dai vari guru non aiuta le donne e rivela tutto il suo fondo maschilista, perché insiste sulla liberazione dal giogo della casa e della maternità (assicurato da tate e colf varie) insistendo affinché la donna (sopravvisuta al dovere della maternità) sfoderi le sue armi femminili per catturare l’attenzione assopita del partner.
Di nuovo si torna a mortificare la donna, richiudendola sul “dover apparire per essere”, per “essere per l’uomo”, non risolvendo ma anzi esasperando la mentalità maschilista che passa di generazione in generazione.
La disperazione delle donne oggi è palpabile eppure passa del tutto inosservata. Quanti corpi mutilati e volti stravolti dalla chirurgia estetica vengono esibiti sui social, nelle serie tv, quanti sorrisi ricostruiti ma privi di ogni gioia promettono una lugubre ma eterna giovinezza?
Come sabotare il maschilismo senza modalità aggressive?
Per smontare la visione dell’uomo della “donna oggetto” , le donne e le ragazze possono sia smettere di compiacere questo tipo di attesa che rinunciare a combatterla con modi aggressivi e iniziare semplicemente a interpellare l’uomo su un altro piano. Senza aspettare la mezza età, la depressione e i matrimoni distrutti ma subito, già da ragazze fresche e desiderabili.
Bisogna anche insegnare alle figlie a non puntare sullo sguardo degli uomini per essere amate e ai figli maschi far capire la sacralità della donna e la sua diversità da un banale oggetto di consumo. E ciò può avvenire preferibilmente se i genitori si amano e si rispettano veramente.
Amore e rispetto si concretizzano nelle piccole cose e non nei grandi gesti plateali. Essi vengono assorbiti anche dai figli maschi, assolutamente in grado di diventare esseri capaci di relazioni paritarie e profonde (gli uomini non sono costitutivamente maschilisti, come abbiamo visto lo diventano).
Se l’uomo si dimostra capace di confronto e fin da subito disinteressato alla bellezza esteriore (pur apprezzandola) si può dire immune da ogni ottuso senso di superiorità e di possesso.
Egli apprezza la femminilità che si sostanzia in una persona diversa e al tempo stesso identica a lui, che può superarlo o meno per potenzialità intellettive e realizzative senza che ciò gli produca scompensi (un uomo così vive serenamente anche la sua fragilità).
Dal canto suo la donna diventa immune all’ idealizzazione del cavaliere forte e coraggioso, prende coscienza di se stessa e della sua forza e rinuncia a raggirare l'uomo tramite mezzucci seduttivi.
Dall’incontro di queste due persone, finalmente liberate dalle zavorre di genere e dalla guerra fra i sessi, possono nascere i presupposti per una società meno violenta e più giusta.
Rapporto uomo donna, Male oscuro