Paura dell'intimità: capirla per superarla

La dinamica di evitamento della "zona rossa"
Un’inquietudine diffusissima soprattutto fra i trentenni di oggi (ma non mancano casi di soggetti di età superiore ai quaranta) è la paura dell’intimità.
Essa si manifesta con differenti modalità espressive, che hanno tuttavia come denominatore comune l’evitamento della zona di "vicinanza protratta” all’interno del rapporto.
Il più delle volte non si tratta soltanto di relazioni superficiali o basate meramente sulla ricerca del piacere fine a se stesso. La persona che viene evitata piace davvero, forse troppo.
Infatti nelle coppie che sfuggono l’intimità spesso il dialogo non manca, confidenze e autentici slanci affettivi sono presenti. Tuttavia in esse si instaura una dinamica per cui, a seguito di momenti di connessione anche forte, subentra regolarmente la necessità del distacco fisico ed emotivo (non sempre e solo da parte di persone che soffono di anaffettività).
Quando la fuga è una difesa dalla "fusione emotiva"
Uno o entrambi i partner, nonostante lo stato nascente di innamoramento, avvertono l’impulso di allontanarsi per tornare alla propria individualità, alla cura esclusiva del proprio Ego. La prospettiva, benché un po’ piatta, risulta rassicurante.
Non tentare di vedersi o di sentirsi tutti i giorni, sparire per un po’, non raccontare come si sta veramente, uscire magari con altre persone sono alcuni dei sabotaggi che vengono messi in atto in queste situazioni.
La fuga avviene nei confronti del “noi” nascente, ovvero della condizione di “fusione” emotiva e psicologica tipica dei primi tempi, in cui due anime si arrendono e si abbandonano al legame d'amore che le unisce.
Stare lontani per due innamorati è normalmente una sofferenza; la mancanza spinge a cercare e a cogliere tutte le occasioni per stare un po’ insieme.
Ma in genere questa intensa frequentazione nel tempo abbassa le difese e fa emergere la propria e altrui verità. Verità mai ideale, fatta di fragilità, limiti, sintomi, “pesantezze“ o “eccessi” del carattere.
La paura della caduta del "quadro ideale"
Chi fugge dall’intimità sa bene che presto o tardi il quadro ideale si romperà. Sa che stando vicini il momento in cui cadono le illusioni o le maschere non è differibile all’infinito. Preferisce così vivere l’intensità, la superficie delle emozioni, il “meglio” dell’altro e amputare il rapporto della complessità data dalla scoperta delle reciproche “magagne” caratteriali.
Piuttosto che cimentarsi nel burrascoso viaggio in se stessi e nell’altro, alla ricerca di un equilibrio psicologico possibile, di una cura reciproca e di una convivenza con “ció che non si può curare”, le persone evitanti privilegiano l’opzione della fuga, del raffreddamento emotivo, del civile e pacato distacco, pagando però il prezzo di una solitudine irrequieta e di un arido cinismo.
Tornare alle proprie abitudini e al senso di pace della mancanza di vincoli è un sollievo, eppure alla lunga il senso di vuoto si insinua subdolamente, facendo crollare il muro eretto contro la sensazione di sentirsi "presi" dall'altro.
I rischi di un "viaggio a due": perchè ne può valere la pena?
I rischi di intraprendere un viaggio a due non mancano, non sempre le tempeste della navigazione si mitigano e portano a stabili approdi. I rapporti intimi si possono rompere, spezzare violentemente, provocando estrema sofferenza in entrambe le parti (ancor di più quando il rapporto si incaglia nella dipendenza relazionale).
Ad esempio quando un membro della coppia non riconosce o non riesce a trattare in alcun modo il proprio modo di essere sintomatico (scaricando sempre le proprie frustrazioni e le colpe sull’altro), egli può indurre uno stato di dolore insopportabile perfino nel più amorevole e ben intenzionato partner. Si tratta del classico amore tossico.
La lacerazione può avvenire anche quando le difficoltà emotive dell’uno e dell’altro, pur non gravi, non trovano un compenso efficace, perché nessuno dei due è disposto a lavorare su se stesso e/o a contenere le fragilità del compagno.
Appare chiaro come il fattore chiave per far funzionare una coppia sia la volontà di mettersi in discussione da parte di entrambi i partner. Se essa manca, il “noi” è costantemente a rischio di venir messo sotto scacco.
Nessuno è perfetto, ma riconoscere di aver ecceduto, di aver ferito, chiedere scusa, ascoltare il punto di vista dell’altro, essere sensibili al bene di chi ci sta vicino e voler aiutare, mettere da parte alcuni egoismi sono tutte espressioni di questa volontà di migliorare il proprio sè relazionale.
La ricompensa dello sforzo è una relazione a due che non solo mitiga il senso di solitudine esistenziale, ma che fa accedere al mondo dei sentimenti veri e autentici, al calore umano, all’amore.
Come superare la paura dell'intimità?
La paura dell’intimità, con tutto il correlato di fughe e di ritorni, può essere superata solamente se si riconosce in se stessi e nell’altro il desiderio di aprirsi a una dimensione più vera e più calda.
Non è necessario aprirsi per forza a un rapporto di coppia stretto e intimo. Ognuno infatti in questa vita è libero di mantenere le proprie le proprie barriere protettive, senza doversi forzare a tutti i costi in un percorso a due perché la società spinge nella direzione della convivenza e del matrimonio.
Solo se le difese di evitamento vacillano significa che si desidera fare quel passo in più. Allora vale la pena rischiare un po’, almeno per andare a vedere che cosa può accadere avvicinandosi ulteriormente a questa persona che tanto coinvolge.
Senza addentrarsi nella “zona rossa” dell’intimità si può vivere benissimo, tuttavia in alcuni casi puó darsi che si perda qualche occasione irripetibile. Anche se in passato è andata male, con la dovuta prudenza, ci si può spingere un po’ al di là, soprattutto quando il benessere dello scambio emotivo compensa ampiamente il cimento.
Tra avventatezza e distacco esiste una via di mezzo, quella della prudenza, che non impedisce di provare e di mettersi in gioco, di saggiare la propria e altrui volontà di aiutarsi e di crescere come persone.
La coppia, se non è vista come una promessa di emozioni soltanto piacevoli o come uno sfogatoio di frustrazioni, costituisce una grande occasione di crescita personale, di superamento di immaturità emotive e di antiche sintomaticità irrisolte.
Ma affinché ciò accada bisogna volersi davvero mettere in gioco e voler rinunciare all’illusione narcisistica di autosufficienza e di piacevolezza senza noie e senza sbavature.
Sessualità , Rapporto uomo donna, Affrontare il senso di vuoto, Guarire dai sintomi