Equilibrio psicologico: che cos’è e come raggiungerlo

L’equilibrio psicologico non è la normalità psichica.
Ai nostri giorni è molto diffusa la concezione che l’equilibrio psicologico corrisponda con la “normalità”, ovvero con l’aderenza a desideri, pensieri e comportamenti tipici dell’uomo “medio”.
Questa idea è senza dubbio errata, perché confonde la diffusione di un atteggiamento con il suo valore: se “così fan tutti” allora si tratta di “cosa buona e giusta”.
Tale errore cognitivo deriva da una distorta interpretazione del concetto di adattamento. Il più adattato all’ambiente in natura in genere è anche colui che gode del maggior benessere, ma questo principio darwiniano non vale in toto per l’essere umano.
Un uomo infatti, una volta soddisfatti gli istinti animali, è sostenuto da una struttura “morale”, ovvero da una psicologia complessa che prescinde dalle leggi di natura. Essa si regge su principi che nulla hanno a che vedere con l’adattamento sociale.
Il finto equilibrio psicologico: il mimetismo psichico
Purtroppo l’adeguamento alla socialità è tutt’oggi un criterio diffusissimo per valutare il livello di “sanità mentale” di un individuo.
Questa iper valutazione della componente adattiva spiega lo stupore e lo sconcerto dell’opinione pubblica di fronte a certi fatti di cronaca nera, i cui protagonisti sono spesso persone “normalissime”, definite dai conoscenti come “tanto a modo e tanto gentili”.
Esiste infatti tra gli esseri umani un fenomeno che si chiama “mimetismo”, che consente di nascondere bene un disequilibrio interiore dietro a modalità comportamentali diffuse e socialmente desiderabili.
Si tratta dei classici “psicopatici” o “narcisisti” di successo, figure totalmente sbilanciate interiormente che devono la loro riuscita all’identificazione a personaggi finti, che “appaiono” perfetti, belli, bravi e buoni.
Non va dimenticato nemmeno il fenomeno opposto: soggetti originali e creativi che appassiscono e perdono smalto perché fin dai tempi delle scuole stritolati e soffocati dall’adeguamento alle aspettative sociali.
Molte persone di pregio purtroppo possono soffire molto fino a "perdersi" nel corso della vita, sviluppando magari una depressione, a causa di fallimenti empatici da parte del loro ambiente sociale e familiare, che li ha etichettati come “strani” perché “diversi”, senza capirne le potenzialità o le attitudini fuori standard.
Il "vero" equilibrio psicologico
Quel è allora il "vero" equilibrio psicologico? Se esso non si vede da fuori, se non coincide con l’apparenza splendente del “bello, bravo, buono” allora che cos’è?
L’uomo differisce dall’animale per la presenza in lui di un’ossatura morale, ovvero di un sistema di valori in parte innati e in parte trasmessi culturalmente che ne vanno a limitare gli istinti.
Tale limitazione, non castrante tout court, crea lo spazio per lo sviluppo pieno dell’affettività, del pensiero e del linguaggio, nonché della convivenza pacifica e fruttuosa con l’altro.
L’uomo equilibrato pertanto è un soggetto sostanzialmente sviluppato sul piano emotivo ed intellettivo, capace di mettere a frutto le sue capacità e talenti e in grado di trovare piacere nella vita senza prevaricare l’altro.
Il punto di equilibrio si rintraccia sostanzialmente nel bilanciamento, all’interno della propria esistenza, della spinta auto realizzativa (che conserva, in quanto spinta, l’energia tipica degli impulsi) con il rispetto verso l’altro.
Il disequilibrio psicologico si verifica allora quando prevale l’elemento istintuale senza tener conto dell’altro (aggressività, prepotenza, brama di potere ma anche svogliatezza e nullafacenza) oppure viceversa quando il soggetto favorisce troppo l’altro a discapito di se stesso (venendo schiacciato dalla rinuncia o dal senso di colpa).
Come raggiungere un buon equilibrio psicologico
Se l’equilibrio dell’animo deriva dall’interiorizzazione dei valori della temperanza e del rispetto, ognuno di noi può chiedersi dove risieda la propria tendenza a sbilanciarsi.
Sono più incline a cedere agli impulsi, a sopraffare, a fare sempre e comunque di testa mia senza guardare in faccia nessuno, o tendo piuttosto ad eccedere in passività e a farmi schiacciare? Tendo ad essere egoriferito o a tenere troppo in considerazione le esigenze degli altri al punto di farmi male?
In psicoterapia è possibile indagare tutti questi aspetti, a patto che si sia disposti a procedere con un’indagine onesta di se stessi.
Inoltre la relazione terapeutica (grazie al transfert) contribuisce notevolmente nel “trattare” gli squilibri, proprio perché si basa sulla collaborazione fra due individui che per intendersi devono cavarsela con il linguaggio.
Lo psicoterapeuta inoltre, lungi da rappresentare una figura autoritaria, è comunque un soggetto autorevole, in grado di favorire progressivamente la temperanza degli eccessi in senso etero ed autoaggressivo.
Egli padroneggia delle tecniche che gli consentono di leggere nelle "pieghe" del discorso e di sentire le emozioni dell’altro.
Il materiale che raccoglie lo elabora interiormente e lo utilizza come strumento di comprensione e di aggiustamento dei propri interventi, sempre finalizzati a stimolare nell’altro riflessioni altrimenti impossibili e cambiamenti di prospettiva prima inaccessibili
Tale opera, di fatto una maieutica, è efficace nel rimettere le persone in contatto con le parti autentiche di se stesse e con i motivi profondi alla base degli squilibri fra le forze vitali.
Questo lavoro, lento ma inesorabilmente impattante sulla psiche profonda, aiuta a riappropriarsi della propria umanità "congelata", a frenare impulsi o a riappropriarsi di essi, a seconda dei casi e delle storie inimitabili di ciascuno di noi.
Perdita di interesse , Aiuto psicoterapeutico , Affrontare il senso di vuoto, Guarire dai sintomi