Skip to main content

Panico e depressione. Perchè spesso vanno a braccetto?

Tra panico e depressione c’è un legame molto stretto. La forma depressiva che colpisce chi soffre di panico si caratterizza per la predominanza di un senso di rinuncia alla vita, a cui seguono apatia e demoralizzazione.

Anche quando il panico è trattato farmacologicamente allo stesso modo osserviamo il presentarsi della depressione.

Che senso ha dunque tale ripiegamento nella tristezza?

Da una parte lo possiamo spiegare come una reazione all’intensità e all’imprevedibilità della crisi di panico. Trattandosi di un’esperienza terrorizzante chi l’ha sperimentata tenta in ogni modo di non riviverla, a maggior ragione non sapendo esattamente quando e dove si potrà ripresentare (soprattutto nei casi in cui non si sia già stabilizzata una fobia, ovvero una paura specifica). L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente pericolose porta via via un impoverimento della vita sociale e di relazione, dunque delle possibilità di incontro e di realizzazione personale. La vita progressivamente si impoverisce, fino a scivolare nella stasi inaridente dell’isolamento. Il rifugio nella rinuncia e nella solitudine inizialmente ha una funzione protettiva e tranquillizzante che però alla lunga finisce con il rinforzare la paura stessa, in un circolo vizioso difficile da sciogliere.

D’altra parte osserviamo l’instaurarsi di condotte depressive anche quando le crisi di panico sono tenute sotto controllo farmacologico. Quindi non possiamo spiegare l’esistenza della depressione correlata al panico solo a partire dalla paura e dal ritiro di fronte alla possibilità di nuove crisi. Ci deve essere una ragione più profonda, legata ad un atteggiamento di fondo che il soggetto sofferente di panico condivide con il depresso. Entrambi non vogliono sapere nulla rispetto alle cause reali del loro malessere. Entrambi cercano preferibilmente delle spiegazioni “neutre”, “scientifiche”, “uguali per tutti”, che non li mettano in discussione direttamente come soggetti.

C’è una verità nei sintomi che ci mettono in scacco, non fanno irruzione nelle nostre vite per caso. Ma questa verità spesso non la si vuole vedere, non ci si vuole fermare a pensare, a chiederci che senso abbiano le nostre crisi di panico. Corriamo a prendere farmaci, a cercare di liberarci velocemente di un sintomo che intralcia i nostri programmi. Ecco che, fatalmente, anche una volta debellato il panico con il farmaco, emerge la depressione. Al panico, che voleva dirci qualcosa, viene chiusa la bocca, non viene data retta. E allora arriva la depressione, la figura che per eccellenza rappresenta la condizione esistenziale di chi rinuncia a voler vedere cosa veramente vuole nella vita. E si tira indietro di fronte al peso che questa visione comporta nei termini di darsi da fare concretamente, sopportando frustrazioni e difficoltà. Non a caso lo psicoanalista francese Jacques Lacan parlava di “viltà morale” a proposito del depresso. Lo riteneva responsabile della colpa di aver rinunciato alla realizzazione del proprio desiderio.

Ascoltare il panico, non precipitarsi a schiacciarlo con i farmaci o con la ricerca di soluzioni magiche è il primo passo da fare per la sua cura. Certo, chi ha vissuto il terrore di un attacco di panico sa quanto sia penoso e quanto forte sia la paura. La spinta a non volerlo più vivere è comprensibile. Ad ogni modo però dobbiamo tener conto del fatto che, lasciar predominare l’evitamento o al contrario rifugiarsi in un attivismo terapeutico finalizzato al suo debellamento, finiscono solo per rafforzarlo. Sono le ragioni profonde di cui un po’ enigmaticamente il panico si fa portavoce a dover essere cercate. Si può trattare di un messaggio che, se decifrato correttamente, dà indicazioni preziose rispetto a come impostare la propria vita. A volte il panico denuncia una situazione letteralmente soffocante: una relazione, un lavoro, una scelta forzata…Ci impone una pausa, un momento di riflessione a cui è bene accordare tutta la nostra attenzione.

Altri articoli sugli attacchi di panico

Angoscia: cos'è e come fronteggiarla

Tutti gli esseri umani, con le dovute differenze di intensità e frequenza, si trovano esposti all'esperienza dell'angoscia. 

Leggi l'articolo

Angoscia o attacco di panico?

L’angoscia colpisce tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Non va confusa con il panico, in cui predomina la sensazione del completo fuori controllo. 

Leggi l'articolo

Il panico e il padre. Quale rapporto c’è?

Esiste un rapporto fra panico e figura paterna, o meglio fra panico e funzione paterna. 

Leggi l'articolo

Il panico: un fenomeno contemporaneo già scoperto da Sigmund Freud

Nel mio lavoro di psicoterapeuta e psicologo a Milano incontro spessissimo in chi chiede aiuto il panico, un fenomeno che, in virtù della sua diffusione, viene ormai generalmente considerato come una malattia della modernità.

Leggi l'articolo

Ansia: quando diventa patologica?

L'ansia è un affetto che sperimentiamo tutti, chi più frequentemente, chi meno. Essa può manifestarsi sotto forma di attesa angosciosa o di picco improvviso. La sua funzione "ancestrale" è quella di segnalare l'esistenza di eventuali pericoli esterni, che possono minacciare l'Integrità dell'Io.

Leggi l'articolo

Cosa sono e come affrontare gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico non costituiscono una sintomatologia fissa e stabile nel tempo, però se trascurati nel corso dei mesi possono limitare pesantemente l’autonomia personale, con conseguenze importanti anche sul piano psicologico

Leggi l'articolo

Panico e depressione. Perchè spesso vanno a braccetto?

Tra panico e depressione c’è un legame molto stretto. La forma depressiva che colpisce chi soffre di panico si caratterizza per la predominanza di un senso di rinuncia alla vita, a cui seguono apatia e demoralizzazione. 

Leggi l'articolo

Il panico e il fallimento delle difese

Spesso vediamo insorgere il panico in persone fortemente legate al raggiungimento di elevati standard qualitativi, soprattutto nel campo dello studio e del lavoro. 

Leggi l'articolo

Il panico e la lacerazione del legame

La psicoanalisi offre una spiegazione convincente del perché le crisi di panico emergano frequentemente proprio dopo una rottura sentimentale o la perdita di un legame significativo.

Leggi l'articolo

Quando l'ansia è da prestazione

L'ansia così detta "da prestazione" oggigiorno è molto diffusa a vari livelli, per via della competitività che caratterizza la maggior parte dei contesti sociali. Essere al top, disinvolti, sciolti, positivi, efficienti appare come un vero e proprio diktat che su molti esercita un effetto inibitorio, inducendo un timore sempre crescente di non essere all' altezza delle attese del proprio ambiente.

Leggi l'articolo

Il panico e le sue invisibili ragioni

Il vissuto connesso al panico differisce profondamente da quello di un comune attacco d'angoscia, nella misura in cui la violenza e la pervasività con la quale si manifesta sono tali da rendere impossibile il proseguimento di qualsiasi attività.

Leggi l'articolo

La verità del panico

E’ un dato di fatto ormai assodato: nella civiltà contemporanea tutte le istituzioni sono indebolite e ridimensionate nel loro potere normativo. 

Leggi l'articolo