Skip to main content

Il transfert in psicoanalisi: prima parte

Il significato della scoperta del transfert di Sigmund Freud

Qual'è il significato del termine transfert? Cosa intendiamo in psicoanalisi con questo concetto?

Il transfert è un fenomeno scoperto da Sigmund Freud, che, nel corso delle sedute di analisi, si rese conto dello sviluppo nei suoi confronti di un attaccamento di natura amorosa da parte dei suoi pazienti. 

All'inizio  egli considerò questo legame come una trasposizione sulla persona dell’analista delle prime figure di riferimento del paziente, tipicamente la madre o il padre.

Per un verso quindi il fenomeno di transfert permette di far emergere del materiale inconscio prezioso, di ricostruire con precisione le dinamiche inconsce che hanno influenzato la costituzione della personlità e della sfera affettiva della persona.

Lo stesso Freud però si rese conto come il transfert, se non analizzato, possa configurarsi come un vero e proprio ostacolo all’analisi. I sentimenti d’amore del paziente infatti, se troppo intensi, possono comprometterne il lavoro di elaborazione.

Dal momento che la psicoanalisi offre delle possibilità che vanno oltre il semplice contenimento affettivo, non mettere a fuoco il transfert significa perdere la possibilità di decifrare l'inconscio, e dunque di fare luce nel groviglio di cause che hanno portato a star male.

Jacques Lacan: transfert immaginario e transfert simbolico

Jacques Lacan, distinguendo i due piani della relazione con l’altro, quello immaginario e quello simbolico, riuscì ad inquadrare la duplice natura del transfert. Egli individuò la natura immaginaria del transfert, da distinguersi dall’asse simbolico della cura.

Il transfert immaginario concerne la relazione fra il paziente e la persona dell’analista. Comprende dunque la trasposizione delle figure della prima infanzia e tutti i sentimenti che ne possono derivare: amore, odio, simpatia, rivalità ecc…

L’asse simbolico della cura riguarda invece il rapporto del soggetto con L’Altro (che Lacan scrive con la A maiuscola per distinguerlo dall’analista in carne ed ossa).

Quando parliamo non ci rivolgiamo solo a qualcuno di specifico, a tizio o a caio, ma ci ritroviamo senza rendercene conto a "parlare a noi stessi", a riferirci ad un interlocutore invisibile, ad un Altro che abita dentro di noi e che rappresenta la nostra coscienza (influenzata e plasmata dalle prime figure di riferimento, ossia i genitori, ma anche dal contesto sociale più allargato).

L’analista, celandosi alla vista e ascoltando silenziosamente, occupa il luogo di questo Altro, permette al paziente di ascoltare ciò che lui stesso dice senza accorgersi, gli fa da eco. Ciò che il soggetto dice si trasforma in ciò che si dice, che dice alla sua propria coscienza. In questo modo, sentendosi dire certe cose, realizza di averle dette e ne trae delle conseguenze.

L’operazione analitica pura appare dunque quella in cui l’analista, occupando il luogo dell’Altro, tramite il suo ascolto fa da eco alla parola di colui che parla e fa così risuonare ciò che questi dice senza saperlo. Spinge l'inconscio ad uscire allo scoperto.

 I fenomeni di transfert sono invece collocati su un piano immaginario.

Ma questo transfert simbolico, secondo Lacan, assume una sfumatura ulteriore, quella di una domanda d'amore. Quando parliamo infatti ci aspettiamo di essere ascoltati, ci aspettiamo un riconoscimento, una validazione del nostro essere.

L'analista ascoltando è quindi il destinatario di una domanda d'amore, che accoglie ma non fissa sulla sua persona, permettendo così al paziente di spaziare e di essere libero nella sua esplorazione di se stesso. 

Nel prossimo articolo approfondiremo questo aspetto. Vedremo come Lacan, nel corso del suo insegnamento, arricchirà il concetto di transfert simbolico (leggi l'articolo "Il transfert in psicoanalisi seconda parte"). 

Esempi di transfert

Gratitudine per essere ascoltati, sentimento di potersi appoggiare nella tempesta, desiderio di riparare o proteggere il terapeuta dalla propria negatività costituiscono alcuni esempi di transfert immaginario di natura positiva in analisi.

Mentre il transfert immaginario negativo si manifesta come stizza, sentimento di non essere capiti o di venire rifiutati, rivendicazione astiosa rispetto all’inadeguatezza del terapeuta, omissioni intenzionali, uso del silenzio o sedute saltate di proposito come modi per castrare il terapeuta e mostrargli la sua insufficienza.

I sentimenti sono rivolti alla persona in carne ed ossa del terapeuta, ma indicano anche chiaramente una trasposizione di ciò che si avrebbe voluto vivere o si è effettivamente vissuto in epoche remote in relazione a un genitore.

Il paziente ha la sensazione che tutto quello che fa e sente sia rivolto al terapeuta, mentre è meno consapevole dello zampino delle sue dinamiche relazionali familiari.

In terapia queste ultime possono essere illuminate proprio a partire da affermazioni o atti espressivi del transfert immaginario (“grazie per tutto quello che fa per me”, “senza di lei non ce l’avrei mai fatta“, “mi spiace doverla ammorbare con i miei problemi” ma anche “che le dico a fare, tanto lei sta sempre zitto”, “ma a lei cosa gliene può importare”, “e che le devo dire ancora” ecc…)

Il risultato è l'incremento del livello di consapevolezza del soggetto rispetto al suo modo inconscio di relazionarsi all'altro.

Psicoanalisi lacaniana