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La personalità borderline

Per capire il funzionamento della personalità borderline, personalità burrascosa e oppressa da una rabbia sconfinata, bisogna considerare l’ambiente che lo ha circondato durante l’infanzia.

Tipicamente la prima infanzia del borderline viene vissuta all’interno di un mondo “contaminato” da rabbia ambientale. Egli si trova immerso fin dall’inizio in dinamiche relazionali violente che coinvolgono i suoi genitori.

Tale atmosfera familiare è in grado di “infiltrare” il mondo psichico e affettivo del bambino. Se gli unici esseri umani con cui si può connettere sono caratterizzati da profonda negatività, si realizza un vero e proprio  “investimento affettivo” della negatività stessa. 

Nella vita adulta la forte sofferenza mentale di cui è afflitto questo soggetto viene intensificata anziché smorzata dalle scelte relazionali.

Lo vediamo infatti attivamente invischiarsi in relazioni con persone altrettanto reattive emotivamente. Tale dinamica appare agli occhi dei clinici un tentativo  inconscio  di attribuire una causa “esterna” a un dolore mentale interno e al tempo stesso un modo per restare strettamente in contatto con l’ambiente tossico di provenienza.

Le relazioni borderline

Le relazioni che il borderline instaura tipicamente sono di lunga durata ed estremamente conflittuali.

Per alcuni studiosi si può parlare di un vero e proprio “contratto borderline” fra partner borderline, che prevede una sorta di “licenza  ad uccidere”. 

Essi infatti danno il via nella loro intimità relazionale a delle specie di “festival del dolore” , in cui sembrano incoraggiarsi reciprocamente a farsi del male nelle maniere più sottilmente o grossolanamente crudeli.  

Ciascuno infatti appare impegnato nel provocare intenso disagio all’altro. Nelle discussioni i partner non cercano delle soluzioni, ma vanno avanti per ore fra ripicche e crudeltà varie per il solo gusto di produrre ulteriore attrito. 

Il loro è un sistema “occhio per occhio”, in cui prevale ciecamente il desiderio di “farla pagare”, magari trovando il peggior difetto dell’altro così da umiliarlo. Essi sanno bene quali pulsanti premere per fomentare un flusso costante di sentimenti violenti, anche quando uno dei due crede di voler “salvare” l’altro. 

Se ci sono dei figli essi non sono considerati come esseri a se stanti,  ma come parte della miscela tossica (con tutti gli effetti devastanti che ciò comporta sul loro equilibrio mentale)

Anche gli amici non vengono risparmiati:  i momenti conviviali possono cosi venir inondati di argomenti sgradevoli, senza possibilità di interruzione del flusso di negatività.

Le cause della ricerca del negativo 

I borderline sembrano distruggersi per il gusto di farlo, perché ne godono. Ed in effetti è così.

La loro finalità però non è dell’ordine di un gioco sadomasochistico. La gratificazione che trovano nel far letteralmente impazzire il partner trova la sua giustificazione nel meccanismo della scissione mentale.

Il soggetto borderline ha una personalità scissa. La forte turbolenza a cui è stato esposto lo ha portato a scindere il suo sè e l’immagine dell’altro in totalmente “buone” o “cattive” , nello sforzo disperato di proteggersi e proteggere l’altro dall’invasione totale della distruttività. Lo stesso altro a cui è stato esposto può inoltre aver fomentato la scissione, trattandolo in modalità opposte (ora idealizzandolo, ora svalutandolo)

Abbiamo così  dei “sè” pacificati e funzionanti nettamente  distinti da  “sè” folli e pieni di rabbia, cosi come degli altri benigni o animati da volontà malevole.

Il borderline tuttavia non si limita alla scissione ma mette in gioco anche il meccanismo dell’identificazione proiettiva, tramite il quale può sbarazzarsi di parti del sé proiettandole nell’altro.

Quando è in relazione  proietta parti di sé nell’altro e l’altro fa lo stesso con lui. Il godimento di far star male l’altro si spiega con la soddisfazione effimera e transitoria di veder allontanato da sè un aspetto disfunzionale e di vederlo impersonato da qualcuno fuori di sè,  a cui attribuire tutta la negatività.

A volte il sè “buono”  emerge al cospetto di un oggetto benigno ma si tratta per lo più di forme di relazioni di rifugio superficiali: questa scissione non è mantenuta quando il rapporto si fa profondo. 

Nel mondo borderline la maggior parte degli oggetti sono cattivi. 

L’analisi del borderline 

Nella vita di queste persone in genere domina il caos un po’ a tutti i livelli; mancano comportamenti di autoregolazione, non c’è attenzione al tempo, nulla viene organizzato in anticipo.  Molte pratiche della vita sono messe da parte come se non avessero significato.

Quando è  in grado di lavorare l’Io scisso può funzionare, ma spesso si tratta di un adattamento di superficie perché la mente resta sempre un po’ altrove.

In analisi il borderline in genere non parla dettagliatamente delle esperienze che ha vissuto ma si esprime piuttosto in termini astratti e generici: la vita è uno schifo, la vita è sempre la stessa, il capoufficio è uno stronzo, la moglie una pazza  ecc...

Lo stile espressivo è evasivo e evacuativo, spia di un restare connessi ad un mondo caotico originario

La terapia per queste persone è molto difficile perché implica una relazione positiva e “generativa” con un altro sè.

Inoltre se l’analista cerca i dettagli in modo troppo assillante può far infuriare, non facendo sentire compresi rispetto alle “essenze” e al tumulto mentale soverchiante.

Tuttavia, dopo aver stabilito una buona empatia con il vissuto del paziente, chiedere i dettagli ha un valore, perché aiuta nella rappresentazione concreta dell’ambiente, fa vedere quali parti di sé vengono messe dentro l’altro e diminuisce il livello di personificazione proiettiva.

È possibile per queste persone, nonostante difficoltà e resistenze, arrivare a capire i motivi alla base delle loro scelte oggettuali turbolente. Dei segni di sollievo che accompagnano la consapevolezza di avere un vero sé si vedono molto chiaramente. 

Tuttavia dei pericoli accompagnano l’interruzione dei loop distruttivi: si fa strada la sensazione che la relazione con il partner nel momento della pacificazione abbia perso l’intimità e l’intensità di prima. 

L’incremento delle capacità di contenimento del sé infatti smorza l’intimità borderline (che in realtà è un invischiamento affettivo tossico).

L’esito può essere una depressione: dopo un periodo di calma apparente può abbattersi un violento tsunami, nella forma di un comportamento particolarmente  distruttivo. 

La  disperazione nel lasciare l’oggetto di attaccamento negativo può tradursi nella rinuncia a lottare, per abbandonarsi ad un’abbuffata di rabbia.

Per questo un po’ di tensione relazionale nella vita del borderline va conservata, magari incanalandola in forme meno nocive e originali, in invenzioni ed equilibrismi variabili caso per caso.

Aiuto psicoterapeutico