Le potenzialità della psicoterapia: dal problema concreto alle sue radici psicologiche
Alla base di molte emozioni negative, intense, paralizzanti oppure sorde e quasi inavvertibili, si nasconde il pensiero di non poter reggere il peso di una realtà avversa.
In psicoterapia le persone arrivano spesso gravate da un problema contingente, sentendosi del tutto inadeguate a far fronte a un corredo di sensazioni opprimenti, prima sconosciute oppure tipiche di un passato creduto erroneamente morto e sepolto.
Cosa accade in psicoterapia?
Il terapeuta, approfondendo le caratteristiche della difficoltà lamentata e ricostruendo le circostanze attuali e remote del suo sviluppo, di fatto permette un nuovo inquadramento della situazione, districando un po’ di caos emotivo.
Chi sta male inoltre sente di poter contare su una guida esperta, e ciò ha immediate ripercussioni deangoscianti.
Il lavoro terapeutico tuttavia potenzialmente può andare oltre rispetto a questo pur fondamentale accompagnamento.
Nei percorsi che si estendono oltre la risoluzione o il ridimensionamento dell’emergenza concreta si possono formulare domande e interpretazioni rispetto al funzionamento mentale, andando a toccare un livello più profondo (quello che aveva contribuito a trasformare il problema nella crisi emotiva insormontabile o eccessivamente penosa).
Questo momento è cruciale perché produce uno scatto in avanti nella capacità di “resilienza”; l’allargamento della consapevolezza di sè permette la rottura della dipendenza dal curante.
Nella misura in cui piano piano si riconoscono umilmente le proprie dinamiche, si verifica in parallelo un parziale scollamento da esse, con conseguente e generale rafforzamento psichico.
La conoscenza genera libertà. Più si capiscono cose, più ci si emancipa da autogol ed eccessi. Capire inoltre non avviene solo attraverso la luce immediata della razionalità ma anche per mezzo di un più lungo “trattamento digestivo”.
L’elaborazione psichica infatti ha i suoi tempi, per realizzare davvero qualcosa dobbiamo superare difese, tabù, aspettative, meccanismi distorcenti, narcisismi ecc…
Elaborare fa coppia con “lasciare andare”, cioè con prendere atto che le cose, quando prendono una certa piega, vanno davvero a finire in determinati modi.
Le resistenze al cambiamento profondo
Molte difficoltà nel progredire con le analisi sorgono dal fatto che tendenzialmente l’essere umano, una volta fuori dai guai, resetta tutto, dimentica e va avanti, non cavando nessun insegnamento duraturo dal momento buio ormai alle spalle.
La ripetizione di schemi disfunzionali così facendo resta dietro l’angolo, condannando a numerosi fallimenti evitabili attraverso un robusto lavoro interiore.
Un ostacolo alla psicoterapia del profondo si trova qui: quanto sono disponibile a mettermi davvero in questione? Quanto ne sono capace senza cadere nel baratro dell’autocolpevolizzazione fine a se stessa?
Il crinale sottile che separa l’indagine su di sè dall’autodemolizione non è immediatamente percepibile.
Noi esseri umani troviamo mille scuse, ci diciamo che siamo fatti così e cosà perché abbiamo paura di perdere noi stessi se mettiamo troppo in discussione le nostre certezze.
Inoltre ognuno di noi ha dei punti ciechi, dei limiti più o meno elastici nel vedersi in maniera oggettiva. Più questi limiti sono stretti più si riducono le possibilità di non ricadere sempre nei soliti errori, di prendere decisioni responsabili, di emanciparsi davvero dalle catene del passato.
Volersi bene e accettarsi può essere del tutto compatibile con l’indagine coraggiosa nei nostri luoghi oscuri e intricati.
Infondo guardarci dentro con onestà non ha per finalità il gusto perverso dell’autoumiliazione, nè esso è l’obiettivo di un curante.
Tale lavoro di ricerca in realtà è espressione di un profondo rispetto per noi stessi; più crediamo davvero di essere meritevoli meno bisogno abbiamo di autoinganni, perché la verità ci interessa, ci è cara più di ogni falsa credenza.
Nel caso in cui tutto ciò non si possa realizzare, perché l’identità è ormai saldata a una certa immagine di sè (che non si può toccare pena il crollo), si può comunque beneficiare di una psicoterapia che non sia squisitamente di accompagnamento.
Si resterà più in superficie, prendendo in considerazione, più che la personalità profonda, alcuni aspetti di essa e alcuni comportamenti tipici che hanno delle ricadute ben precise in termini di auto ed etero distruttività.
Anziché arrivare a cambiamenti di sostanza, grazie allo sforzo di guardare e nominare certi tratti della personalità si raggiungerà un livello superiore di auto controllo, preziosissimo alleato in situazioni critiche.
L’obiettivo al fondo resta lo stesso in tutti i percorsi: evitare ripetizioni nefaste e schivare pericolosi accumuli di danni su danni, per recuperare infine un livello accettabile di soddisfazione e serenità.