Skip to main content

Narcisismo e depressione latente

Che cosa si intende per depressione latente nel narcisismo e quali sono le difficoltà della sua cura in psicoterapia 

La depressione, in questo momento storico più che mai, è un sintomo trasversale a molte domande di cura. Essa si accompagna spesso a problematiche nella sfera narcisistica. Potremmo affermare che esiste una vera e propria depressione tipica del narcisista, che si riconosce perchè viene allo scoperto ogniqualvolta l'immagine grandiosa di sè si trova per motivi vari ad essere sotto scacco

Le persone che soffrono di questo disturbo sono difficilmente analizzabili, perchè l'analisi comporta andare a fondo di verità anche spiacevoli di se stessi che in questi casi non si riescono a vedere e tollerare. L'immagine narcisistica di sè infatti è sempre un po' messa in discussione dall'analisi, se si ha una struttura dell'Io abbastanza forte non ci si sente minacciati bensì aiutati a conoscersi.

Ma quando questa struttura è debole è necessario mantenere l'ideale di se stessi, soprattutto là dove ci ha già pensato la vita a colpire e ridimensionare fortemente l'Ego, con tutto il correlato depressivo susseguente.

Ne deriva un uso della parola peculiare, finalizzato non a capire ma a mistificare, nel tentativo di rinforzare l'immagine vincente di sè messa a dura prova

La depressione del narcisista

La depressione, nella sua forma classica, consiste in un’importante paralisi sul piano dell’azione, in un marcato pessimismo e nel ritiro sociale. Essa comporta però anche  lucidità di pensiero, capacità di argomentazione e un certo sfondo di appello all’altro, ovvero di desiderio di comunicazione e di scambio a dispetto di una routine di vita ritirata e appartata. 

La psicoterapia in tale quadro tradizionale si configura come un potente antidepressivo, perché rimette in moto una parola assopita in un soggetto al fondo ancora voglioso di relazioni, di progetti e di vita. 

Oggi tuttavia osserviamo sempre di più un dilagare di forme sfumate ma subdole, in cui l’azione c’è ma è senza partecipazione emotiva, la qualità del vissuto è come impoverita, i pensieri e gli argomenti sono ripetitivi, sempre gli stessi, frequentemente difficili da capire nel loro senso più profondo.

L’ingranaggio in questi casi non è inceppato, funziona, ma è senza anima, senza vita. Le persone che soffrono di questo disagio appaiono esteriormente risolte ma intimamente bloccate e ciò si vede molto bene a livello del rapporto con l’altro. Anche se parlano a lungo e diffusamente non sembrano mai rivolgersi davvero a qualcuno. Le loro parole si configurano piuttosto come pallottole scaricate a ripetizione su un bersaglio, non svelano nessun tentativo o desiderio di traduzione e di condivisione.

Il narcisismo non a caso  è il fondo oscuro di queste depressioni impercettibili: l’individuo ha abbandonato l’orizzonte dialettico, pare non tenere più conto dell’altro se non in termini utilitaristici. Il focus è orientato a senso unico su se stessi, impedendo l’ingresso a molta sofferenza ma al tempo stesso sterilizzando la propria capacità di sentire e di trasmettere.

In questi quadri il lamento o la seduzione si profilano come le uniche modalità emozionali residue. Ma a ben vedere essi sono falsi movimenti espressivi,  nella misura in cui in entrambi i casi non esce nulla di un vero interesse a comunicare con l’altro. L’altro o è ridotto a un contenitore, a una specie di raccoglitore di frustrazioni, oppure è uno specchio per intensificare il proprio narcisismo.

 Le difficioltà della psicoterapia nel trattamento della depressione nei quadri di narcisismo

La sfiducia e il cinismo di fondo che caratterizzano molte depressioni tipiche del narcisismo patologico, mascherate da apparenze di segno contrario, sono difficili da trattare proprio perché la persona stessa che arriva in terapia non le riconosce come un problema.

Il rischio che il lavoro psicoterapeutico si riduca ad un vuoto “bla bla” è più che concreto, il terapeuta si accorge che c’è qualcosa che non va perché non solo non si attiva in lui nessun “insight” , ma anche per via della fatica crescente nello stare dietro al discorso del paziente, superficialmente fluido ma internamente pieno di punti ciechi non approfondibili

La parola non è semplicemente “vuota” (cosa che ciclicamente accade in tutti i percorsi di cura anche profondi), non è un “cincischiare” prima di arrivare al punto. Si tratta per lo più di veri e propri buchi nel discorso, affermazioni prive di senso, frasi fatte o affermazioni perentorie impermeabili a ogni tentativo di chiarificazione. Anche ridicolizzare gli altri ed esaltare se stessi in maniera compiaciuta è una modalità espressiva tipica. 

Cercare di tradurre certe oscurità porta sistematicamente al fallimento, perché le spiegazioni si ingarbugliano e si attorcigliano su se stesse, lasciando curante e paziente in uno stato di confusione nocivo per entrambi.

La logica frequentemente è assente da questi discorsi non tanto perché il paziente non è intelligente abbastanza o dice le cose senza pensare. Essa viene bypassata così come viene aggirato il confronto con l’altro, non esistono leggi a cui sottostare, nemmeno quelle del discorso. Tutto è liquido e precario, fluttuante, è vera una cosa e al tempo stesso la sua negazione.

Il narcisismo poi arriva ad un livello tale da sfociare nell’incomunicabilità pura, nel disinteresse a farsi comprendere, ad agganciare dei punti, al fondo a farsi aiutare. 

Le terapie sono chieste per vedere se c’è qualcuno che può risolvere con la bacchetta magica il proprio problema. Quando si capisce che perché funzioni bisogna anche metterci del proprio l’interruzione è molto probabile. 

Domande così purtroppo sono in aumento e come curanti c’è da ripensare a molti aspetti del nostro modo di lavorare. Siamo davvero impotenti o potrebbe comunque esistere un modo per agganciare il paziente alla cura, un modo che non consista in una debole e precaria empatia o in una fragile alleanza speculare? 

Una buona bussola da tenere in mente come orientamento è la sofferenza che, pur incapsulata, esiste. Ricordarsi che le persone così sono fragilissime. Accoglierle tenendo ben presente i limiti delle possibilità di cura può essere un modo per far sì che qualcosa venga comunque portato a casa.

Oggi ci viene richiesta una supplementare quantità di docilità e di pazienza: rinunciare all’interpretazione e attendere quietamente, attendere mantenendo in primis in noi quel calore, quella positività e fiducia assenti nella stoffa psichica del paziente (intimamente bruciato e forse disperatamente bisognoso di un punto di riferimento stabile nel suo mondo fluttuante?)

Male oscuro, Aiuto psicoterapeutico , Affrontare il senso di vuoto, Oscillazioni del tono dell'umore, Disagio contemporaneo

Altri articoli sulla depressione

Disturbo bipolare, personalità borderline e schizofrenia: quali differenze diagnostiche?

Il disturbo bipolare (sindrome maniaco-depressiva) non è immediatamente riconoscibile dal disturbo borderline di personalità, perché entrambi hanno in comune una serie importante di sintomi. Inoltre, essendo presenti nei due casi sintomi psicotici, si può creare confusione con la schizofrenia.

Leggi l'articolo

Depressione e amore: difficoltà e speranze

Frequentemente capita di ricevere chiamate angosciate da parte di partner di persone scivolate nella solitudine radicale della depressione.

Leggi l'articolo

Depressione nevrotica o melanconia?

In psicoanalisi in genere proponiamo una differenziazione tra forme depressive di matrice psicotica e nevrotica.Queste non le distinguiamo sulla base dei sintomi, cioè dei modi di manifestarsi della depressione, che per lo più sono simili nelle due condizioni.

Leggi l'articolo

Affrontare la morte di una persona amata. Domande e risposte.

Cosa ci accade quando perdiamo una persona cara?

Dopo la morte di qualcuno che amiamo non sempre avvertiamo subito il dolore. Possono passare dei giorni o anche dei mesi prima che l’ondata di sofferenza ci travolga. Nei momenti immediatamente successivi alla perdita, in particolar modo se questa è improvvisa, siamo di fatto sotto shock.

Leggi l'articolo

Il complesso della “madre morta”: prima parte

In “Narcisismo di vita, narcisismo di morte”, testo di Andrè Green pubblicato nel 1983, troviamo una descrizione approfondita della figura della così detta “madre morta”, frutto delle riflessioni dell’autore intorno a quei pazienti nevrotici  le cui analisi (anziché dare centralità ai sintomi nevrotici) girano sostanzialmente intorno alla depressione e alle tematiche narcisistiche connesse.

Leggi l'articolo

Depressione e creatività

Sembra un controsenso, eppure chi è predisposto verso affetti depressivi spesso mostra anche tratti di originalità e creatività, che in genere possiamo riscontrare nel variegato campo delle arti. L’apparente contraddizione è evocata dalla paralisi e stagnazione associate alla depressione, che contrastano con l’idea dell’attività e dell’energia insite nell’atto creativo.

Leggi l'articolo

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

L'inventore della psicoanalisi ne era profondamente convinto: la poesia coglie con immediatezza stati dell'animo che la ragione descrive, circonda col pensiero senza tuttavia afferrarne il cuore pulsante.

Leggi l'articolo

"Il depresso"

Nella poesia di Alda Merini " Il depresso" troviamo una magistrale descrizione di alcuni tratti tipici della psiche di soggetti che soffrono di depressione, nonché del tipo di relazione che li lega a persone che sono affettivamente coinvolte con loro.

Leggi l'articolo

Elogio della malinconia

C’è una differenza enorme fra la melanconia clinica e tutto ciò che definiamo genericamente come malinconia. Così come non possiamo ridurre la malinconia come stato d’animo alla depressione patologica, benché condivida con essa alcune caratteristiche.

Leggi l'articolo

Il complesso della madre morta parte due: particolarità del transfert

La figura della madre morta di Andrè Green la ritroviamo in molti quadri clinici caratterizzati da un clima depressivo di superficie che sottende una ferita antica in relazione alla persona della madre. 

Leggi l'articolo

Cedere alla depressione, la via più facile

Lo psicoanalista francese Jacques Lacan sosteneva che la depressione in molti casi, quelli più comuni e meno gravi, fosse la conseguenza di una sorta di " viltà morale", legata alla fatica di sostenere la vitalità del proprio desiderio più intimo.

Leggi l'articolo

Ansia, depressione e sintomi psichici:possibili ricadute sulle relazioni affettive

Spesso chi soffre di un qualche sintomo psichico, sia esso di ansia o di depressione, si trova confrontato con un senso di incomunicabilità in relazione a chi gli sta accanto. I parenti e gli amici frequentemente faticano a comprendere che cosa gli stia accadendo.

Leggi l'articolo