Che cosa vuol dire decidere?
Decidersi, prendere una posizione, capire cosa faccia al caso proprio, non restare perennemente schiavi delle attese degli altri o fermi nell’insoddisfazione, cambiare e sperimentare sono sicuramente atteggiamenti alleati della salute psichica.
Decisione folle o follemente “sana”?
Tuttavia affinché tale dinamismo sia di sostanza e non scaturisca puramente dal bisogno compulsivo di fuggire da se stessi è importante che esso intrecci un rapporto con la riflessione, la stasi e la solitudine.
Le virate, i cambiamenti di rotta importanti (quelli che danno luogo a qualcosa di davvero buono e costruttivo) non avvengono mai sull’onda di un colpo di testa impulsivo, della noia o di una mossa kamikaze.
Uno spostamento che apparentemente rivoluziona di colpo la vita è sempre preceduto da un periodo in cui ci si fanno delle domande, si avverte del malessere, si cerca di capire cosa non va e magari non se ne viene a capo.
Anche quando l’illuminazione appare come un movimento singolo e spontaneo, a ben guardare essa ha alle spalle un lungo lavoro mentale, costituito da prese d’atto che ad un certo punto non possono più venire ignorate.
Tale “lavorio” avviene per lo più in solitudine, pure nel momento in cui si inserisce nel solco di un percorso psicoterapeutico.
Esso non subisce l’influenza di nessuno, non procede per emulazione nè risente di un plagio. Anzi, l’autenticità sta proprio nella totale indipendenza dal consiglio, dal modello, dall’infatuazione, dal criterio della convenienza.
L’emancipazione è indispensabile perché costituisce la prova tangibile del contatto avvenuto con la propria natura più vera e più elementare. Essa non è più “soggiogata” al volere altrui ma non si qualifica nemmeno più come qualcosa “contro” l’altro. Si afferma finalmente così, per quella che è, con distacco.
Il fatto che le persone in questo stato psicologico se ne infischino di cosa “conviene” fare non è frutto di incoscienza, di superficialità o voglia di sottrarsi alle noie connesse alla responsabilità così detta “adulta”.
Lo spirito anarchico che permea ogni vera decisione non è una posa, una bravata del momento, un guizzo, una follia.
Esso presuppone nuovamente la liberazione dai condizionamenti sociali assorbiti e dati per scontati (in genere basati sulla paura) che a conti fatti soffocano la creatività e il senso più puro di essere vivi.
Dunque la decisione netta e risoluta si configura come il risultato finale di un processo profondo, che coinvolge psiche e affetti, una vera rivoluzione interiore, un sovvertimento dell’ovvio non strillato, silente ma implacabile.
La domanda d’aiuto
Oggi nelle persone che chiedono aiuto troviamo un grandissimo bisogno di autenticità.
Purtroppo spesso esse arrivano intrise di questa cultura in cui siamo tutti immersi, apparentemente liberale ma che esalta come una moda il cambiamento per il cambiamento (come se poi mutare pelle fosse facile, come se bastasse seguire il video dello youtuber o del nomade digitale di turno)
Il messaggio per chi si è perso, chi non si vuole accontentare, chi è inquieto e non a proprio agio nella propria vita non può essere “taglia i ponti con tutto e vai”.
Prima di ogni scelta “insensata” e controcorrente ci sono travaglio, sofferenza, dubbi.
E anche dopo, essi non cessano di esistere, in maniera ricorrente tornano perché nessuno di noi può mai arrivare alla pace totale e all’armonia. Vivere porta momenti molto alti ma anche bonacce e necessità di rilanci. La passione va coltivata, può ammutolire per moltissime ragioni e poi risvegliarsi se il lavoro interiore di ricerca non viene abbandonato. Nessuno può mai dirsi definitivamente “arrivato”.
Nonostante ciò esiste un indicatore infallibile che ci fa capire che abbiamo preso una direzione “giusta” per noi.
Si tratta di una scioltezza particolare, diversa dal momentaneo senso di liberazione successivo alla fuga.
In gioco c’è qualcosa di più; ora ci riconosciamo, siamo noi. Respiriamo, abbiamo energia. Non strisciamo più nella speranza di arrivare a sera. La vita ha tornato ad avere un sapore e un senso tutti nostri.