Autostima e benessere psicologico
Le basi inconsce della scarsa autostima: il legame con la prestazione, l'insoddisfazione e la colpa
Alla base di molte problematiche psicologiche apparentemente incomprensibili troviamo spessissimo un problema di autostima.
La scarsa stima di sé infatti a volte è difficile da mettere in luce, soprattutto quando la persona che ne patisce è adulta, in gamba e ben inserita socialmente.
Essa agisce a livello inconscio e porta con sé una sofferenza sintomatica di stampo prettamente depressivo, in cui dominano i sensi di inadeguatezza e i sensi di colpa.
L’autocritica inconscia distruttiva
Il sentimento di valere poco tendenzialmente è inconscio e in contrasto con l’idea cosciente che abbiamo di noi stessi.
Anzi, il mantenimento costante della performance al top in tutti gli ambiti della vita non di rado costituisce proprio un modo per tentare di “innalzare” l’immagine di sé ai propri occhi e a quelli degli altri.
Tale modalità tuttavia rende schiavi e dipendenti da un risultato esterno e tangibile, mentre l’autostima “vera”non è connessa all’immagine esteriore desiderabile bensì alla percezione interiore di amabilità.
Chi si “sente” naturalmente degno di amore e di rispetto, chi si ama e si apprezza, non si giudica severamente e non cerca il consenso degli altri, vivendo in linea con i suoi valori e le sue idee.
Ciò non porta a rifiutare il confronto o a mettere in discussione i propri processi e contenuti mentali ma stabilisce un punto limite oltre il quale non si va.
Tale autocritica “costruttiva” punta alla conoscenza e al raffinamento di se stessi, non alla distruzione e alla demolizione della propria persona.
La bassa autostima invece subdolamente instilla l’idea di essere al fondo sempre in torto, sbagliati, “troppo” o “troppo poco” in tutto.
Gli effetti della scarsa autostima: inibizione e insoddisfazione
Si capisce come tale critica eccessiva implichi un’auto osservazione minuziosa e invasiva, che impedisce di “lasciarsi essere” e di “lasciarsi andare” nelle varie situazioni di vita.
Ciò dà luogo a sintomi di inibizione, come non riuscire a dire la propria e in generale ad essere autentici e spontanei.
La sofferenza associata è notevole, perché la connessione con l’altro ne risulta inficiata, mentre prevale una maschera sociale compiacente e senza originalità.
La difficoltà a farsi delle amicizie vere o ad avanzare nel lavoro accompagna sempre questa dinamica, perché non esprimendosi spontaneamente la persona non suscita mai sentimenti nettamente positivi o nettamente negativi.
Ella resta come sospesa in un limbo di incomprensione o di pregiudizi che non ne colgono pienamente l’essenza.
Oltre a ciò la bassa autostima rende difficile trovare quella fiducia e quel coraggio per abbandonare situazioni negative o insoddisfacenti per ricercarne altre più positive ed appaganti.
La persona così insicura quando si ritrova in una dinamica in cui non sta bene non dice mai “questa esperienza o questa persona non fanno al caso mio” bensì pensa “io non sono abbastanza per questa persona o questa esperienza”.
Allora ella tenta di adattare se stessa al contesto che trova scomodo, mutilando le proprie sensazioni ed esponendosi così ad ulteriore frustrazione.
La violenza contro se stessa diventa così abituale da non venire più nemmeno percepita come violenza bella e buona.
Procedendo nella vita in questo modo i sentimenti negativi, la tristezza, i vissuti depressivi e l’insoddisfazione la fanno da padrone.
Anziché fiorire, dispiegando i propri talenti in attività e con persone appaganti, ci si accontenta di ciò che c’è, appiattendosi e conformandosi alla forma dell’esistente.
Tuttavia resta un senso di intimo tormento e di fallimento, nonostante il tentativo di convincersi di stare bene.
Uno sguardo non superficiale nota che in queste persone qualcosa non va, ma esse sembrano di risposta esibire una falsa padronanza, quando prese alla sprovvista da qualcuno che li vede davvero.
La psicoterapia della bassa autostima: come trattare il senso di colpa inconscio
La psicoterapia per l'autostima prevede che vi sia nel curante uno sguardo attento, attento cioè a non colludere con il “tutto ok” dell’inizio seduta.
In genere nelle storie di vita delle persone sofferenti di bassa autostima troviamo rapporti difficili in famiglia e con i pari durante lo sviluppo.
Un senso di diversità dagli altri domina costantemente nell’infanzia e nell’adolescenza, lasciando posto ad un falso adattamento nell’età più adulta.
Se da un lato è importante ricostruire puntualmente le dinamiche e gli eventi che hanno portato a non credere in se stessi (il che non di rado porta a scoprire di aver avuto genitori tossici e di essere cresciuti all’interno di rapporti dalla forte impronta manipolatoria), dall’altro è fondamentale capire “cosa farsene” nel presente di tali scoperte.
Scoprire di portare dentro se stessi un cronico, inconscio ma potente senso di colpa è il primo passo verso una possibile ricostruzione dell’autostima.
Grazie alla terapia si impara a vedere e a riconoscere delle dinamiche inconsce di cui non si era assolutamente consapevoli. Esse si illuminano, e da un certo momento in poi non possono più essere ignorate.
Tale consapevolezza ha un effetto di risveglio tale da, a poco a poco, far sentire più liberi dalla morsa della colpa, dai pensieri svalutanti e in certi casi persino dalla depressione (vedi articolo come guarire dalla depressione?).
Sono momenti in cui l’idealizzazione degli altri, fenomeno sempre presente quando l’autostima è bassa, finalmente si smorza, permettendo di vedere con lucidità dentro le pieghe di ciò che non si comprendeva perché accecati dall’idea preconcetta della supposta superiorità dell’altro.
Avviene dunque una crescita e una maturazione non solo a livello intrapsichico ma anche nell’ambito relazionale: i rapporti si riequilibrano o si interrompono, dal momento che le vecchie dinamiche di sottomissione compiacente lasciano il posto a una nuova, tonificante possibilità di confronto.
Stesso discorso per quanto riguarda le scelte importanti: una volta riallacciato il contatto con se stesse per molte persone diventa possibile osare finalmente, osare provare a vivere a modo e gusto proprio, senza più inutili perdite di tempo.
Dal momento che il passato non si cancella e le relative ferite nemmeno, il senso di colpa, l’autosvalutazione e l’idealizzazione dell’altro non spariscono completamente.
Tuttavia esse smettono di controllare il comportamento, perché ormai sono state portate alla consapevolezza.
Nel momento in cui si riattivano possono allora essere guardate con quel distacco necessario a impedire loro di esercitare un controllo totale sulla propria condotta.
Riacquistare sicurezza è un dovere verso se stessi, ma ciò può far paura perché comporta un’esposizione a cui non si era abituati.
L’abitudine a considerarsi al negativo è un ostacolo alla “guarigione” perché fornisce una paradossale rassicurazione.
Rinunciare al vantaggio secondario del sentirsi “meno” forse è il primo, decisivo passo per cambiare finalmente il proprio approccio alla vita, iniziando a spendere le proprie energie nel rischio di realizzare se stessi.