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La depressione maggiore: che cos’è, da cosa origina e come affrontarla

Quadro di fondale marino con pesci di Sibilla Ulivi Psicologo a Milano

I sintomi della depressione maggiore, le sue cause e il suo trattamento psicoterapeutico

Il termine depressione maggiore viene utilizzato per indicare uno stato depressivo di rilevanza clinica, invalidante e di forte intensità, che può durare pochi giorni (configurandosi come un episodio isolato) fino a numerose settimane (stato depressivo cronico).

Nella depressione maggiore si verifica una condizione di “paralisi” che abbraccia tutti gli ambiti vitali, le relazioni, il lavoro, gli hobby, lo sport, la sessualità ecc…

Essa deriva da un accavallarsi di stress contingenti che vanno a risvegliare situazioni traumatiche del passato non pienamente capite e superate.

Il suo trattamento è complesso e reso ostico dalle resistenze di chi ne soffre. Tuttavia se la chiusura relazionale non è totale e lascia spazio alla possibilità di instaurare una relazione di aiuto si può lavorare efficacemente per rafforzare le risorse personali congelate dalla depressione.

Il rallentamento psicomotorio nella depressione maggiore

Chi vive uno o numerosi episodi di depressione maggiore va incontro a una condizione di marcato rallentamento psicomotorio.

Egli cioè non riesce a dedicarsi a nessuna attività, non trova le energie mentali e fisiche per portare a termine anche le azioni più banali come la cura della propria persona e della propria abitazione.

La mente è come avvolta da una profonda foschia, che la rende incapace di concentrarsi su nulla. Persino seguire un telegiornale o una conversazione diventa difficile, il torpore è pressoché assoluto.

Il corpo dal canto suo risulta senza forze, così che l’immobilismo di cui è preda non permette nemmeno di uscire di casa per fare due passi.

L’emotività nel contempo va fuori controllo, possono comparire crisi di pianto, angosce, agitazione, ansia e attacchi di panicopensieri ossessivi, rimuginazioni, impossibilità di dormire, idee persistenti di colpa e auto rimproveri.

Misantropia e nichilismo nella depressione maggiore

I tentativi di aiuto da parte degli altri vengono rifiutati sistematicamente, sebbene sia presente un disperato bisogno di aiuto. Nulla e nessuno però sono considerati adeguati e l’incomunicabilità è sentita in maniera profonda, traducendosi ripiegamento in se stessi e in ostilità verso l’altro.

La misantropia e il nichilismo infatti sono correlati molto frequenti degli episodi di depressione maggiore, perché i pensieri negativi colonizzano la mente del depresso al punto tale da fargli ritenere che tutti gli esseri umani siano egoisti (anche quelli armati delle migliori intenzioni) e che nulla a questo mondo abbia senso.

Nei casi più estremi può affacciarsi anche l’idea del suicidio, accarezzata come soluzione allo stato di prostrazione profondissima da cui sembra non esserci via d’uscita.

Le cause contingenti e le cause remote della depressione maggiore

La caduta nello stato di depressione maggiore rappresenta nella maggioranza dei casi un fallimento della tenuta psicologica a fronte di eventi stressanti quali malattie, relazioni tossiche, perdita del lavoro, rotture o rifiuti sentimentali, problemi familiari, ecc…

A volte il circolo vizioso depressivo si instaura apparentemente senza motivo, in maniera subdola e graduale.

In realtà, parlando con la persona depressa, si rintraccia praticamente sempre una “congiuntura sfavorevole” che determina lo scatenamento della crisi depressiva.

Ma non bastano gli eventi stressanti a giustificare gli episodi di depressione maggiore.
I momenti difficili mettono a dura prova tutti gli esseri umani ma provocano crisi depressive imponenti nei soggetti che nella loro storia personale hanno vissuto precocemente il dolore psichico, la perdita e l’assenza di una figura di sostegno.

L’aver vissuto situazioni psicologicamente stressanti in età infantile o adolescenziale senza aver potuto beneficiare di un aiuto adeguato mina la capacità di resilienza del futuro adulto, lasciandolo senza strumenti davanti alle inevitabili difficoltà della vita.

Vissuti di profonda solitudine hanno caratterizzato lo sviluppo psico-emotivo dei soggetti inclini alla depressione, soprattutto questi vissuti non sono stati riconosciuti, ad essi non è stato dato ascolto al tempo debito.

Infatti non tutte le infanzie e le adolescenze difficili, caratterizzate da problemi importanti, gettano deterministicamente le basi dello sviluppo di depressioni gravi nell’adulto.
I vissuti dolorosi del passato diventano “patogeni” quando non sono riconosciuti nel momento in cui si verificano ma negati e scissi dalla coscienza.

Il bambino stesso, ma anche il suo ambiente, se negano il disagio lo “eternizzano” in un angolo della mente, rendendolo sempre suscettibile di ripresentarsi allo stato grezzo, non elaborato.

La depressione maggiore in età adulta rappresenta la deflagrazione di una bomba inesplosa, rimasta nel sottosuolo per anni.

Quando invece nei percorsi di sviluppo segnati dal malessere psicologico interviene un qualche lavoro di riconoscimento e di elaborazione profonda (condotto in solitudine o preferibilmente grazie a un aiuto specialistico) diventa possibile attivare la consapevolezza e con essa delle strategie per fronteggiare ed arginare il dilagare della sofferenza psicologica.

Allora da adulti a seguito di eventi difficili si potrà riavvertire quel male, ma esso, già rimaneggiato e mitigato a suo tempo, non porterà alla disperazione totale tipica della depressione maggiore

Avremo cadute del tono dell’umore, malinconie, pensieri tristi o rimuginazioni di troppo, che però non bloccheranno tutte le risorse e non manderanno completamente in tilt il sistema.

La psicoterapia della depressione maggiore

Quando si instaura il break down tipico della depressione maggiore la psicoterapia appare particolarmente sfidante.

Allora, come guarire dalla depressione?

Innanzitutto non è facile che chi prende appuntamento riesca poi effettivamente a presentarsi; egli ne ha letteralmente le forze?

Se anche in qualche modo ce la si fa ad arrivare in studio risulta molto difficile parlare, un po’ per via del rallentamento un po’ per la sfiducia nelle possibilità della parola e della relazione terapeutica.

Il trattamento psicoterapeutico della depressione maggiore non è quindi garantito, perché non può avvenire senza il desiderio e la collaborazione del paziente.

Ma come può esserci il coinvolgimento del paziente se la sua malattia consiste proprio in un atteggiamento di rifiuto e di sfiducia totale?

Sintonizzarsi sulla richiesta di aiuto, essere molto fattivi e risoluti nel trovare delle strategie di sopravvivenza nell’immediato è la carta vincente in molti casi.

Se si parte dalle cose pratiche e si trovano degli appigli si conquista gradatamente terreno sulla depressione, nonché la fiducia del paziente.

È fondamentale che il paziente si senta accompagnato in questo suo tentativo di risalita, un passo dopo l’altro. Il discorso in un secondo tempo può allargarsi a temi meno legati al qui ed ora, nel rispetto dei tempi e dei modi di ogni situazione.

La psicoterapia nella depressione maggiore è un vero e proprio salvavita, non deve quindi portare ad affrettare analisi ed elaborazioni, che potrebbero suonare come colpevolizzazioni.

Non appena le condizioni pratiche di vita vanno incontro ad un miglioramento si può naturalmente dischiudere una fase di scoperta e di rimemorazione, utile per affrontare, quando possibile, il nucleo patogeno sottostante al malessere depressivo.

Male oscuro, Perdita di interesse , Idee fisse, Guarire dai sintomi, Oscillazioni del tono dell'umore

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