Ansia e attacchi di panico: riconoscerli e gestirli

Le differenze fra ansia e panico: i diversi trattamenti in psicoterapia
Ansia e attacchi di panico differiscono per molti aspetti: nell'ansia si tratta di una manifestazione dell'inconscio, mentre gli attacchi di panico costituiscono un crollo violento e improvviso delle difese psichiche.
La psicoterapia pertanto si adatta a tali differenze ed assume caratteristiche specifiche a seconda che il sintomo patito sia l'ansia o l'attacco di panico.
Come si manifesta e che significati assume l'ansia
L’ansia è un’esperienza interiore disturbante molto comune: si insinua gradualmente (preoccupazioni, piccoli loop di pensieri, umore leggermente e impercettibilmente deflesso), si maschera (iperattivismo, energia senza fine, lavoro sfiancante) o si impone con forza (tachicardia forte, tremori, testa per aria ecc..) per avvertirci di qualcosa.
L'ansia nasce dal nostro inconscio, che spesso avverte e sa le cose prima di noi, dei nostri sforzi coscienti.
Sigmund Freud parlava di “ansia segnale”, segnale di allarme, di pericolo, residuo di meccanismi istintivi ed arcaici di sopravvivenza. Ne vedeva il legame con la dinamica psichica profonda, il suo essere causa e nello stesso tempo effetto di meccanismi di difesa potenti come la rimozione.
Qualcosa, una dinamica, una situazione, una persona possono ingenerare una perturbazione emotiva tale da superare la capacità di tollerarla e contenerla, ovvero di capirla e di accettarla. Ecco che l’ansia causa la rimozione, un “dimenticare“ difensivo per far tornare la pace, almeno apparente.
Ma l’ansia costituisce anche l’effetto di questo non volerne sapere, di questo relegare nell’inconscio le consapevolezze sgradite nel tentativo di sbarazzarsene. La difesa non fa cessare lo star male, allora si sta male senza un perché. L’ansia si fa portatrice di una denuncia, segnala che qualcosa non va, anche se non vorremmo che fosse così.
L’ansia quindi è una manifestazione dell’inconscio, sia esso collettivo e primordiale, che personale, carico di tutte le nostre verità, delle complessità indicibili e degli eventi traumatici finiti nell’oblio.
Le forze in gioco sono invisibili ma potenti, spesso perfino a dispetto di una realtà concreta ordinata.
L’ansia può venire scatenata da situazioni incresciose, intoppi, difficoltà, eventi traumatici o incontri che risvegliano antichi conflitti, ma può benissimo anche emergere come dal nulla, senza che nella realtà siano presenti fattori stressanti.
A volte è proprio nella quiete, nella realtà rassicurante che l’inconscio trova finalmente la possibilità di manifestarsi, di dire la sua rispetto al modo in cui si sta vivendo.
L’ansia ingiustificata, esagerata, sproporzionata è quella a cui prestare più attenzione, perché qualcosa dentro di noi cerca prepotentemente la nostra attenzione: siamo davvero in pace o è una finta?
Non di rado l’ansia diventa un modo di esistere, batte i tempi della giornata, scandisce i ritmi e detta le regole del vivere quotidiano. Si può vivere con l’ansia perenne senza nemmeno rendersene conto, incalzati da qualcosa che non è semplicemente fretta.
È l’ansia da prestazione, palese manifestazione dell’inconscio, rovescio di fantasmi di inadeguatezza, del senso di non avere un posto per l’altro, del bisogno mai appagato di riconoscimento e di approvazione
Allora tutto è un dovere, un rincorrere la prestazione per poter correggere la propria immagine difettosa agli occhi dell’altro. Ecco che alla corsa ansiosa può alternarsi la paralisi, la brusca frenata, la rinuncia totale a fare qualsiasi cosa.
La depressione (vedi articolo ) non a caso spesso subentra nel momento in cui l’ansia da prestazione si placa: si produce come un abbandono al nulla, all’antica e profonda sensazione di non avere un posto per l’altro.
Come guarire dall'ansia tramite la psicoterapia
Come uscire dalla spirale dell’ansia e come guarire dalla depressione?
La psicoterapia aiuta a decifrare il significato dell’ansia, diverso per ogni storia personale, e a trovare una via alternativa, fuori dagli schemi ripetitivi che portano a farsi del male.
Uscire dalla spirale dell’ansia è possibile, a patto di ingaggiarsi in un lavoro di ricerca dei perché, in grado nel tempo di produrre delle consapevoli prese di distanza dalle dinamiche che tengono in scacco.
La psicoterapia "gentile" opera così, nel rispetto e nella messa in valore del significato dell’ansia, senza violenza, senza volontà di neutralizzazione.
Allora nel tempo si arriva a un grado di conoscenza di sè tale da rendere riconoscibili e persino superflui certi meccanismi. Si possono assaporare dei gradi di libertà in accordo e non contro le verità contenute nel nostro inconscio.
Che cosa rappresentano gli attacchi di panico
Gli attacchi di panico invece ci portano all’interno di un discorso diverso.
L'attacco di panico non è solo ansia all’ennesima potenza, ansia fuori controllo. Non si tratta unicamente di intensità ma anche di qualità.
Se l’ansia, da quella più lieve e sfumata a quella più intensa, è portatrice di un messaggio dell’inconscio elaborato e ricco di connessioni, è sopportabile e confondibile persino con un modo di essere nel mondo, il panico impone drammaticamente uno stop, non segnala nulla se non la necessità imperiosa di fermare tutto.
L'attacco di panico non esprime la pressione di un contenuto inconscio che è stato silenziato ma che vuole dire la sua, ma rappresenta il crollo delle difese psichiche (nell’ansia ben conservate), un vero e proprio “shut down” del sistema.
Esso si manifesta sotto forma di “crisi”: fame d’aria, vertigine, dolore al petto, sensazione di impazzire e di essere fuori controllo.
Con una crisi di panico in atto non si può convivere, non si può restare attivi, non si può resistere e andare avanti “nonostante” (come accade nelle “semplici” crisi d’ansia).
Bisogna necessariamente fermarsi, attendere che l’ondata passi. E il ricordo della crisi resta così indelebile da inibire la ripresa delle normali attività.
Il panico è dunque una piccola morte a cui si sopravvive, un evento traumatico terrorizzante che lascia il segno.
Non di rado esso costituisce il ritorno tale e quale di un trauma infantile scisso dalla coscienza, come accade nei disturbi post traumatici da stress (dove però il trauma è rilevabile oggettivamente in un evento catastrofico in cui ci si è ritrovati invischiati)
La cura degli attacchi di panico in psicoterapia
Si capisce come anche nella cura del panico prevalga l’urgenza di contenere le crisi e ripristinare un livello base di serenità rispetto al chiedersi i vari “perché e per come”, lavoro che eventualmente (e non necessariamente) può essere svolto in un secondo momento.
Gli attacchi di panico non vanno “capiti” o “sopportati” ma “riconosciuti” e “gestiti”. Nel momento in cui capitano bisogna fermarsi, chiamare una persona di fiducia o dare priorità al trovare un rifugio (spesso tornando a casa se ci si trova all’esterno).
Una volta affrontato l’attacco, che in genere non dura molto, è fondamentale entrare in un “mindset” di cura, come se si trattasse di un’influenza debilitante da cui si tratta di riprendersi.
Ci sono persone che preferiscono continuare a lavorare e ad essere attivi nonostante gli attacchi, ed altre che invece hanno bisogno di staccare totalmente.
Nella psicoterapia degli attacchi di panico bisogna tener conto delle inclinazioni personali e non forzare nessuno ad abbandonare le consuete attività piuttosto che a sforzarsi di restare attivi.
Ciò che risulta fondamentale però è il ricorso ad aiuti supplementari nella vita quotidiana, in modo che i pesi siano ridotti al minimo e sia quindi dato il tempo alla psiche di tornare ad uno stato di quiete accettabile.
Lo psicoterapeuta in questo senso non aiuta a decifrare l’inconscio ma si pone come guida e punto di riferimento nello smarrimento più totale.
La presenza e l'aiuto dello psicoterapeuta possono fare la differenza nell’evitare che il periodo di crisi si prolunghi troppo o che si creino delle fobie e delle inibizioni di lungo termine.
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