Disturbo ossessivo compulsivo: i sintomi, da cosa nasce e come si cura
Sintomatologia, patogenesi e psicoterapia del disturbo ossessivo-compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo costituisce una problematica di natura ansiosa che colpisce l’attività di pensiero, turbata dall’irruzione involontaria di rappresentazioni e idee di carattere negativo o catastrofico.
Esso affonda le sue radici in eventi traumatici del passato scarsamente elaborati e si riscontra soprattutto in soggetti con scarsa autostima, sensibili ai temi della colpa e del sacrificio di sè.
La psicoterapia è un ottimo strumento per affrontare le ossessioni, dare loro un senso ed evitare che gli agiti compulsivi possano condurre verso scelte sbagliate e autodistruttive.
Disturbo ossessivo-compulsivo: i sintomi più comuni
Il disturbo ossessivo-compulsivo appartiene alla categoria dei disturbi d’ansia. Esso è caratterizzato dalla presenza di pensieri intrusivi che irrompono nella mente al di fuori della volontà cosciente. A volte questi pensieri sono accompagnati da immagini vivide, spesso congruenti con il tema di fondo del pensiero ossessivo.
Le compulsioni rappresentano dei comportamenti apparentemente assurdi che vengono messi in atto nel tentativo di mitigare o annullare la pressione psicologica dell’idea fissa.
Perché si parli di un vero e proprio disturbo ossessivo compulsivo è necessario che tali pensieri non rappresentino delle semplici manie o fissazioni che tutti quanti possiamo avere. Queste ultime infatti se sono occasionali e influenzano blandamente la vita quotidiana sono del tutto innocue, proprio perché sono la frequenza e la pervasività del pensiero a determinarne il carattere patologico.
I contenuti delle idee che invadono la coscienza in genere sono di segno negativo, rimandano a catastrofi, incidenti, separazioni, malattie, intenzioni od opinioni degli altri di natura ostile. Essi possono anche consistere in comandi interiori del tipo “devi“ fare questo o quello o in giudizi sprezzanti rivolti verso la propria persona.
La sofferenza psicologica accompagna la presenza molesta di queste ideazioni, la persona che ne è preda si sente come sopraffatta, senza scampo, motivo per cui cerca di liberarsene attraverso agiti che possono anche andare a nuocere alla sua vita di relazione o lavorativa.
Infatti riconoscere che i pensieri sono esagerati, irragionevoli o sproporzionati rispetto alle circostanze reali di vita non è sufficiente per tacitarli e lasciarli andare. Anzi, spesso nel tentativo di porre un freno altri pensieri assurdi vengono generati, in una catena senza fine che va ulteriormente a sfinire le risorse mentali.
Il meccanismo, dissonante rispetto alla volontà individuale, anche se inquadrato razionalmente non risulta arginabile senza un aiuto esterno.
Qualcosa, nella mente, va del tutto per il conto suo, come un automatismo.
Disturbo ossessivo-compulsivo: da cosa nasce
Apparentemente non esiste alcun motivo per cui questi pensieri debbano essere evocati, anche se essi quasi sempre sono preceduti da qualche avvenimento che ha delle caratteristiche particolari che fungono da “trigger”.
A ben vedere infatti le idee e le immagini intrusive costituiscono la rappresentazione di angosce molto profonde, che affondano le loro radici in eventi traumatici non del tutto superati del passato, risvegliati da situazioni stressanti più recenti.
Qualcosa, del trauma originario, supera la capacità di elaborazione della persona, incuneandosi nell’inconscio come un elemento oscuro e spaventoso, una scheggia angosciante di non senso.
Eventi stressanti del presente, come lutti, perdite o cambiamenti di vita possono sollecitare tale scheggia, che inizia così a diventare urticante.
Non potendo essere identificato e nominato tale malessere assume sembianze minacciose, solo in apparenza assurde. In realtà l’inconscio cerca, tramite le idee e le immagini invasive, di indicare e dare un nome al trauma, rendendolo nuovamente presente anche quando le sue primitive condizioni di esistenza non ci sono più.
È come se lo stress attuale fornisse benzina all'evento traumatico rimasto non elaborato, riattivandolo come se l’inconscio volesse finalmente potersene liberare.
Purtroppo quello che succede nella concretezza è l’attivazione del circolo vizioso descritto, quindi il tentativo di auto guarigione degenera in auto sabotaggio, nella distruttiva riproduzione di tematiche sorpassate. Il passato in questo modo non passa.
Disturbo ossessivo compulsivo: come sicura in psicoterapia
L’intervento di uno psicoterapeuta si rivela allora fondamentale per sbrogliare la matassa e accedere a parti di sè e della propria storia non completamente capite e liquidate.
Ad esempio un uomo potrebbe iniziare a essere soverchiato dall’idea di dover lasciare la moglie, senza che ve ne sia nessuna ragione. Il matrimonio va a gonfie vele, i due si vogliono bene e sono felici.
Queste idee iniziano a presentarsi subito dopo il matrimonio, avvenuto dopo un lungo fidanzamento. Come si spiega tale assurdità?
In questo caso è l’evento simbolico del matrimonio a fungere da trigger dell’idea ossessiva. In psicoterapia viene fuori che prima di incontrare la futura moglie quest’uomo aveva avuto un’unica lunga relazione, fortemente appoggiata dai genitori, relazione “bianca” in cui si sentiva molto infelice e in trappola.
Tale relazione era poi finita grazie a un suo sforzo di ribellione ai genitori, portandolo successivamente a vivere una sessualità libera.
Il matrimonio con la donna amata, avvenuto in una fase di ridimensionamento della passione sessuale, risveglia l’antica sensazione di sentirsi in trappola, vissuto che aveva caratterizzato per anni la sua giovinezza.
L’idea intrusiva di “dover” lasciare la donna amata assume così senso.
Se l’uomo non si fa aiutare da uno specialista rischia di mettere in atto degli agiti controproducenti (perdere l’amore) pur di liberarsi dalla presa della ragnatela dei pensieri e contropensieri.
Invece parlando con uno psicoterapeuta preparato a interpretare l’enigmaticità dei sintomi e della sofferenza mentale, può risalire alla “causa prima” del suo male, e scoprire nuove cose di sé
La psicoterapia delle ossessioni dunque non prescinde mai dal senso che esse possono avere, e le utilizza come strumenti orientativi verso la verità soggettiva
Non sempre tuttavia questo lavoro è opportuno, quando i traumi sono particolarmente gravi, destabilizzanti e inguardabili (pena lo scompenso di difese psichiche utili per l’equilibrio mentale) è consigliabile optare per un approccio più pratico di “gestione” dei pensieri tossici
Si può infatti “imparare” a non andare dietro all’idea ossessiva alimentandola con altri pensieri, considerazioni e decisioni.
Si può capire che l’idea può essere semplicemente lasciata cadere, e sperimentare che un suo “isolamento” dal resto del flusso dei pensieri ne smorza parecchio la presa asfissiante.
In parallelo possono essere investigate altre caratteristiche della propria personalità. su cui risulta agevole lavorare, nonchè la depressione che spesso si riscontra in associazione.
Di solito alleggerire temi come la colpa, il perfezionismo e l’auto denigrazione fornisce ottimi risultati anche nei termini di un ridimensionamento dell’ossessività.
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