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Cosa sono e come affrontare gli attacchi di panico?

In cosa consistono gli attacchi di panico e perché la psicoterapia è efficace nella loro risoluzione

Gli attacchi di panico non costituiscono una sintomatologia fissa e stabile nel tempo, però se trascurati nel corso dei mesi possono limitare pesantemente l’autonomia personale, con conseguenze importanti anche sul piano psicologico.  Un percorso di psicoterapia che prevede incontri regolari con un terapeuta esperto risulta particolarmente proficuo nel limitare gli effetti invasivi del panico, anche nel giro di poche sedute. La percezione di smarrimento, unitamente a molti altri sintomi tipici, si arresta rapidamente, aprendo la via ad un buon livello di recupero psicofisico e al ripristino della lucidità mentale perduta.

Come capire che si sta avendo un attacco di panico?

Spesso al primo attacco non è semplice capire immediatamente che il malessere che si sta sperimentando è di natura psicologica e non fisica. L’esperienza è così intensa ed estraniante che si stenta a pensare che possa avere interamente un’origine psichica (il che spiega i frequenti, convulsi accessi alle unità di pronto soccorso ospedaliero).

Esistono comunque alcuni segnali comuni, davanti ai quali è lecito sospettare la presenza di un attacco di panico. In genere uno di questi è la comparsa improvvisa ed emotivamente impattante di paura o ansia, che può essere accompagnata da sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e tremori.  Possono comparire anche sensazioni di soffocamento, vertigini e formicolio alle estremità.

È importante anche prestare attenzione ai pensieri che passano nella mente durante l'attacco, spesso di natura catastrofica. Si può temere di perdere il controllo, di impazzire o addirittura di morire, in un circolo vizioso che finisce per alimentare l’ansia e rendere l’attacco ancora più impattante.

Che cos’ è un attacco di panico?

Gli attacchi di panico costituiscono dunque episodi improvvisi di intensa paura, durante i quali si avvertono sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e sensazione di soffocamento (insieme a sensazioni intense di terrore e ansia).

La durata di un attacco varia da persona a persona, ma in genere dura dai 5 ai 30 minuti. Dopo questo tempo, il corpo tende gradualmente a tornare alla normalità, ma la fatica e la percezione di esaurimento psicofisico caratterizzano le ore o addirittura i giorni immediatamente successivi all’attacco.

Di fatto l’attacco di panico rappresenta una reazione fisiologica esagerata a una situazione che viene percepita come minacciosa, anche quando non è presente alcun pericolo reale. Alla base troviamo sempre dei pensieri negativi, dei pensieri ossessivi che possono essere di natura conscia o inconscia.

La differenza fra ansia e panico

L'ansia differisce dal panico perché è diffusa e persistente, come un sottofondo di preoccupazione che affianca pensieri e attività. Può essere forte o moderata e accompagnarsi a reazioni fisiologiche importanti come tachicardia, sudorazione e annebbiamento mentale.

Anche quando l’ansia dà luogo a delle vere e proprie “crisi d’ansia” differisce dalle crisi di panico. Questo perché non irrompe all’improvviso, è meno violenta e non si accompagna mai a una percezione di terrore allo stato puro.

Inoltre durante una crisi d’ansia la possibilità di verbalizzare il malessere in forma articolata ed emotivamente teatrale non viene meno, il che permette al disagio di decantare e defluire anche attraverso il pianto e l’empatia dell’interlocutore.

I sintomi degli attacchi di panico

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, noto come DSM-5, gli attacchi di panico sono caratterizzati da un “improvviso e intenso periodo di paura o disagio che raggiunge il suo picco entro pochi minuti”.

I sintomi degli attacchi di panico possono variare notevolmente da persona a persona e non tutti gli individui che sperimentano un attacco di panico presentano tutti i sintomi indicati dal DSM.

Per soddisfare i criteri diagnostici per un attacco di panico, almeno quattro di questi sintomi devono essere presenti durante l'attacco:

  • Palpitazioni, tachicardia o sensazione di battito cardiaco accelerato
  • Sudorazione eccessiva
  • Tremori o scosse
  • Sensazioni di soffocamento o dispnea
  • Sensazioni di asfissia o di soffocamento
  • Dolore o disagio al petto
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazione di sbandamento, instabilità o svenimento.
  • Sensazione di irrealtà o di distacco da se stessi
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
  • Intorpidimento o sensazioni di formicolio
  • Brividi o vampate di calore

Le cause scatenanti degli attacchi di panico

In genere gli attacchi di panico compaiono in concomitanza o al termine di periodi particolarmente stressanti, caratterizzati da separazioni, malattie, problematiche lavorative o relazionali.

Il denominatore comune degli eventi contingenti che precedono il panico è la perdita del senso di sicurezza personale su cui normalmente si può fare affidamento nella vita di tutti i giorni per svolgere le varie attività ed incombenze, dalle più banali alle più complesse.

Il surplus di lavoro psichico necessario per affrontare questo senso di insicurezza crescente espone la mente a una sorta di logoramento, infiacchendone la capacità di contenimento. La produzione di pensieri foschi e angosciati innesca così un’attivazione fisiologica crescente, che può ad un cento punto diventare così preponderante da oscurare completamente ogni lucidità mentale.

L’attacco di panico assomiglia dunque ad un’esplosione, alla rottura di una diga, a un evento dalla potenza dirompente e inarrestabile.

Dopo i primi attacchi, il pericolo viene avvertito ovunque, tutto assume connotati minacciosi, perfino le attività più semplici e routinarie come prendere un treno per recarsi a lavoro sono vissute come preludi di eventi catastrofici

L’incapacità di operare delle distinzioni dei problemi e di mettere nella giusta prospettiva le varie difficoltà (con la conseguente strategia di affrontarle una alla volta) è pressochè totale durante il periodo dominato dalle crisi.

Al panico può seguire un atteggiamento fobico di evitamento di luoghi, situazioni e persone in qualche maniera associate al primo episodio di terrore, così che la vita si trova ad essere fortemente limitata sia dal punto di vista relazionale che lavorativo e sociale.

Le cause remote degli attacchi di panico

Alla base del panico troviamo un mix di vulnerabilità genetica (predisposizione individuale) e di eventi particolarmente traumatici vissuti nell’infanzia.

Le personalità ansiose con tendenza alla rimuginazione sono le più esposte. Tale struttura caratteriale si associa di sovente ad un clima di forte instabilità respirato fra le mura di casa durante i primi anni dello sviluppo e della crescita.

Chi è incline ad andare incontro ad episodi di panico si sente interiormente poco solido, poco ancorato alla realtà, come se gli bastasse davvero poco per smarrire il senso di sé e le coordinate più essenziali per muoversi nel mondo.

Il senso di insicurezza di chi soffre di panico precede gli eventi negativi che lo fanno precipitare nel baratro.

Anche la tendenza a pensare troppo e a essere costantemente dilaniati da mille dubbi e incertezze riflette questa scarsa differenziazione interna, questo non saper bene chi si è e cosa si vuole dalla vita.

Il panico allora sembra rappresentare, con la sua portata impetuosa e trascinante, la fragilità stessa di chi lo subisce, in grande difficoltà nel restare saldamente radicato e centrato su se stesso nonostante gli inevitabili accadimenti di segno negativo che qualificano ogni esistenza.

La psicoterapia degli attacchi di panico

Si capisce allora come la psicoterapia, oltre a rappresentare un baluardo difensivo per riconoscere e affrontare le crisi, risulti essenziale anche per capire in profondità i propri punti deboli a livello caratteriale.

I sintomi rientrano molto velocemente grazie all’ascolto attento e partecipativo del terapeuta, che offre un contenimento molto concreto dell’angoscia.

Il paziente non è più solo ad affrontare il terrore e poterlo nominare, condividere, inquadrare e affrontare anche attraverso semplici strategie di buon senso (tecniche di respirazione e rilassamento, ricerca della tranquillità, del riposo ecc..) garantisce risultati rapidi.

Il lavoro psicoterapeutico però, per offrire la garanzia di risultati a lungo temine, è auspicabile che si diriga e si focalizzi sulle aree di fragilità della persona sofferente

La ricostruzione degli eventi salienti della propria vita si affianca al ripercorrere il vissuto emotivo che li ha connotati

Emergono allora i dolori, le frustrazioni, le rinunce del passato, e mano a mano che si ripercorre tutto ciò viene a galla il quesito che si annida dietro alla stragrande maggioranza dei vissuti di panico.

 Esso ruota attorno alla questione dell’identità. Chi sono, cosa voglio davvero, cosa ho fatto fin qui e cosa vorrei fare, cosa mi zavorra e cosa mi trattiene sono i temi che presto o tardi vengono affrontati in un lavoro psicoterapeutico spinto a fondo.

Il guadagno di conoscenza e consapevolezza di sé rafforza in tal modo il senso di coesione personale, limitando il caos interiore che fornisce carburante alla deflagrazione del panico.

Aiuto psicoterapeutico , Ansia patologica

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