Amare profondamente un'altra persona appare possibile solo a partire da un amore equilibrato nei confronti di se stessi. Un sano narcisismo, un solido amor proprio costituiscono infatti la base per intrecciare rapporti con gli altri che non siano all'insegna della dipendenza e della sopraffazione.
“Tre caratteri” di Cristopher Bollas si apre con una raccolta di riflessioni sul carattere narcisista (a cui seguono altre sulla patologia borderline e maniaco depressiva).
La figura della madre morta di Andrè Green la ritroviamo in molti quadri clinici caratterizzati da un clima depressivo di superficie che sottende una ferita antica in relazione alla persona della madre.
Il campo delle discipline psicoterapeutiche ad orientamento psico dinamico tende a distinguere un narcisismo “sano” da un “narcisismo malato”.
Jacques Alain Miller, erede del pensiero di Jacques Lacan, parla di "circuito infernale del desiderio ossessivo" per descrivere il fenomeno di azzeramento del desiderio sistematicamente operato da uomini così detti "ossessivi" (in gergo meno specialistico diremmo "narcisi" ) all'interno dei loro rapporti amorosi.
A tutte le donne è capitato nel corso della loro vita di imbattersi in un uomo narcisista. Non a tutte è però successo di innamorarsene. Di solito la donna che cade preda di questa tipologia di uomo non se ne innamora una volta soltanto nella vita. Tende fatalmente a ripetere la scelta, sulla scia di un fantasma paterno molto ingombrante.
Quando si parla di narcisismo si tende a pensare immediatamente al culto esagerato per la propria immagine, all'autocelebrazione a tutti i livelli che non lascia spazio alla considerazione dell'altro. Tuttavia questa è la versione "patologica" del fenomeno, sempre frutto di una sottostante fragilità narcisistica.
Esistono infatti un narcisismo "sano" ed uno "malato". Il primo non è altro che amor proprio, coscienza di sè, rispetto e cura per se stessi. È, freudianamente parlando, un equilibrato investimento libidico sull'io, necessario alla vita. Freud parlava di un "narcisismo primario" del piccolo dell'uomo, necessariamente chiuso nel suo guscio per sopravvivere e svilupparsi, avvolto in un bozzolo di bisogni e di indifferenza rispetto al mondo esterno.
Esiste uno stretto collegamento fra il disturbo di personalità narcisistico e la mitomania, intesa come tendenza patologica a mentire in modo compulsivo (raccontando storie inventate di sana pianta).
Il narcisismo in sé non rappresenta una patologia. Freud ci insegna come un buon investimento di energia libidica sul proprio Io (noto come amor proprio) sia fondamentale ai fini dell'equilibrio psichico.
Il termine narcisismo è molto in voga di questi tempi, ricorre spesso nei discorsi delle persone alle prese con il tentativo di capire se stesse o gli altri.
La personalità narcisistica non va letta e interpretata come un’entità monolitica; essa si colloca piuttosto su un continuum, che va dal “positivo” al “negativo”.
Otto Kernberg nel suo “Relazioni d’amore” si interroga sulle differenze in amore fra la così detta “normalità”e la patologia psichica vera e propria, ricostruendo alcune dinamiche francamente malate riscontrabili nelle relazioni amorose fra soggetti che soffrono di disturbi di personalità.
In ogni nevrosi si nascondono tratti narcisistici, nella misura in cui chi patisce di nevrosi tende sempre a mettersi in rapporto all'Atro con la finalità di essere domandato da lui (essere visto, voluto, ammirato, considerato), arrivando fino a soddisfarne la domanda con tutti i mezzi per ottenerne l'approvazione (essendo ubbidiente, solerte, zelante). In ambito lacaniano si dice che il nevrotico soffre di un'inconscia identificazione al "fallo", da intendersi come quell'oggetto prezioso che da bambino ha pensato di essere (e spesso è stato davvero) per la propria madre.
In Amore liquido, di Zygmunt Bauman, troviamo un'interessante riflessione sulla disumanizzazione dei rapporti interpersonali nella modernità, frutto di un'errata attribuzione di equivalenza fra "amore di sè" e "istinto di sopravvivenza".