Amore e passione
L’eterno dilemma: un sentimento morbido, quieto, così quieto da apparire scontato - la cura - o i picchi, le vette e poi gli abissi? Possono convivere l’amore e la passione? La componente distruttiva della passione può trovare un contrappeso nell’amore senza che il lato luminoso della passione, ovvero il risveglio dell’energia creativa, venga soffocato nell’abitudine e nella sicurezza dei sentimenti solidi?
E viceversa, la passione sganciata dall’amore non rischia comunque di spegnere la stessa energia vitale che aveva liberato, in maniera cruenta e crudele? Non ha bisogno l’essere umano in primis di una casa calda e accogliente? Di uno stato di tranquillità di base? Ma basta questo focolare a farlo sentire autenticamente, profondamente vivo?
Può un legame d’amore diventare una prigione di cui non si può fare a meno? Esistono davvero relazioni in cui il bene e la forza pulsionale non si ostacolano a vicenda, ma scorrono come due fiumi che possono mischiarsi e riprendere il loro corso per poi risovrapporsi e risciogliersi in un lungo viaggio mai scontato?
In molte psicoterapie non superficiali presto o tardi arrivano queste domande, così come ce le poniamo nella vita, di tanto in tanto, quando siamo in vena di bilanci e di guardarci dentro con un po’ più di profondità.
Chiaramente sono domande senza risposta o, almeno, ciascuno bisogna che trovi la propria verità sulla base del proprio vissuto. La questione tocca tutti: i fortunati che vivono gioie ultraterrene così come i comuni mortali, che si districano fra gli amori intiepiditi e le morse delle passioni fini a se stesse. Tra grigiori sconfortanti e incubi di ogni sorta, ciascuno trova delle modalità per stare a galla, per non morire dentro ma nemmeno per non farsi inghiottire dall’inferno.
La passione senza amore
Chi ascolta (o chi vive o ha vissuto in prima persona) il dolore di colui che ama totalmente senza venire ricambiato nel bene può capire l’orrore della passione senza amore. La dinamica dell’uomo (o della donna) che succhia beatamente dall’altro tutto ciò che può per placare solo la propria voglia bruciante di attenzioni e di sesso (e che poi dimentica il partner per strada quasi fosse un cane da compagnia che ha esaurito la sua funzione di intrattenimento) sfibra perché è ciclica e non immediatamente riconoscibile.
Solo la lucidità della ragione e una rara tempra morale possono mettervi fine, ma chi ama dipende e quindi smettere di bere, anche se si sa che fa male, non è cosa facile. I più deboli di carattere ci restano impigliati a lungo, dibattendosi in sofferenze atroci.
La passione in questi casi regala ebbrezza e infligge rovinosi tonfi verso il basso, l’io si perde, l’orgoglio, il controllo, salta tutto.
E rimettere insieme i pezzi talvolta comporta tempi non trascurabili e decisioni radicali. L’anima ferita, una volta guarita, sarà guardinga verso le passioni, e tenderà a preferire sentimenti tranquilli ma solidi. Mentre la fame d’amore, a più riprese, la tormenterà tutta la vita.
La passione intiepidita
Ma anche chi ha vissuto passioni bilanciate dall’accoglienza e dalla cura, dunque l’amore ricambiato, spesso finisce per trovarsi a tu per tu con il suo amore spento, sbiadito, per certi versi morto di noia, per altri ancora vivo.
Il bene c’è ed è autentico, ma il trasporto, la fiamma, la vita si sono come consunti, rinsecchiti. E rianimarli è uno sforzo, una fatica. Il sesso si allontana dal fare l’amore con trasporto, diventa una cosa circoscritta, rinverdito magari da qualche fantasia e scaldato dall’affetto.
Perché tutto ciò accada non si può spiegare pensando a una sola causalità. La psicoanalisi ipotizza che in rapporti molto profondi e duraturi si riattivi qualcosa del complesso Edipico, quindi soprattutto per i maschi una sorta di tabù dell’incesto con conseguente affievolimento della spinta passionale.
Inoltre sostiene che il desiderio sia strutturalmente orientato verso altro, quindi va da sé che, soddisfatto e risoddisfatto trovi proprio nella soddisfazione il suo scontento (più sul lato femminile, ma non mancano uomini che funzionano così).
Bastano tuttavia queste spiegazioni per venirne a capo, seppure valide? Non rischiano di ridurre la complessità della condotta umana a meccanismi che regolano il comportamento dei criceti?
Fortunatamente molti analisti sono coscienti dei limiti delle loro teorie, e, ricordando il buon Freud, si comportano come quegli scrittori che si attengono in primis a ciò che vedono, anziché forzare la visione in stantii intelluattualismi o stucchevoli sentimentalismi. Il caso per caso aiuta a tenere la mente sveglia di fronte al mistero.
Ogni storia è a sé, ogni storia d’amore duratura è fatta di due soggetti in divenire, che crescono, si scoprono, si evolvono. Talvolta i bisogni, le convinzioni, gli entusiasmi dell’inizio, posti di fronte ai disvelamenti che la vita ci mette sotto gli occhi via via che la viviamo, mostrano un fondo proiettivo e illusorio. Scoprirsi diversi da ciò che si credeva di essere coincide spesso con il cominciare a vedere anche l’altro e la relazione stessa sotto un’altra luce, non necessariamente negativa, ma obiettiva.
È poi tutto un altro discorso se in gioco ci sono problemi gravi, caratterialità pesanti o violenze psicologiche.
Che fare?
Tipicamente negli anni della maturità avvengono questi fatti, quando le coppie tradizionali sono stabilizzate e per certi versi cementificate.
I consigli vari di mantenersi attraenti, giovani, in forma, con mille interessi e magari anche un po’ sfuggenti per continuare ad essere appetibili per il partner fanno sorridere, perché tentano di risolvere facendo cose, quando non è nel terreno delle strategie che si trova una via d’uscita.
È facile infarcire la mente di stupidaggini o di slogan per placare l’inquietudine, più complicato guardare le cose senza schermi protettivi e accettare la nuda realtà che ci troviamo davanti agli occhi, vedendone simultaneamente i lati oscuri e le bellezze.
Forse i miracolati dell’amore che non perde smalto nel tempo, che vivono nell’equilibrio funambolico di un sentimento profondo accordato alle onde della passione, devono la loro condizione metà alla fortuna e metà all’essere stati di una precisione “chirurgica” nel riconoscere e cogliere al volo la grande occasione.
Può capitare anche a giochi fatti, in certi momenti esistenziali di svolta, di incappare in amori mai vissuti prima, per intensità e sintonia. Ma se ci sono già dei legami forti questi non possono essere nemmeno ignorati con leggerezza. Si possono buttare via anni di bene per seguire il rinnovamento verso cui sospinge la vita? Bisogna per forza imparare a lasciare? O piuttosto l’arte concreta di vivere si traduce nell’accoglienza di tutto, dell’imperfezione del proprio amore di sempre così come della sorpresa luminosa di un incontro speciale a cui si osa lasciarsi andare?
Anche per le questioni di cuore, quando non sono gravate da pesanti conflitti, freddezze e ostilità, una grande risorsa contro l’insoddisfazione è la capacità di prendere la vita per quella che è, non tirandosi indietro di fronte alla sua complessità, non fuggendo, non agendo a caso, non incolpando nessuno, non ricorrendo a ricette già scritte, mantenendo insomma un atteggiamento da umile apprendista.