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Autocontrollo e benessere psicologico

La torre di controllo - foto di Sibilla Ulivi

In cosa consiste l'autocontrollo e come esercitarlo 

Diventare capaci di autocontrollo è una delle conquiste più importanti ai fini del raggiungimento di un buon livello di benessere psicologico.

Saper esercitare l’autocontrollo non significa non cedere mai agli impulsi o “imbrigliare” perennemente ogni spontaneità.

L’equilibrio psicologico infatti si basa su un’armonizzazione fra dominio di sé e realizzazione della parte più profonda e istintuale del proprio essere.

Senza razionalità la vita viene amputata del suo aspetto costruttivo e autorealizzativo, mentre tagliare fuori completamente qualsiasi “eccesso” limita le possibilità espressive e il piacere istintivo di esistere.

Le situazioni a rischio: la perdita del dominio di sè

Quando concretamente nella vita rischia di venire meno l’autocontrollo? Quando e in quali situazioni è opportuno dominarsi? Quali strategie possono venire in aiuto per favorire il monitoraggio dei propri comportamenti?

Il dominio di sè tipicamente entra in gioco lá dove dar sfogo a determinate passioni e irrequietezze (aggressività, sessualità ma anche angoscia e preoccupazione) risulti incompatibile o inappropriato in determinati contesti, condizioni o circostanze sociali.

Lasciarsi andare ad una tempesta di rabbia con un bambino disubbidiente, con un partner nervoso, un collega infido o semplicemente alla cassa del supermercato raramente risulta produttivo per se stessi e per l’altro.

Anche cedere agli impulsi sessuali verso una persona senza conoscerla almeno un po’ generalmente preannuncia guai e pentimenti.

Ben note poi sono le conseguenze negative del farsi prendere dall’angoscia e dalla preoccupazione mentre ci si trova impegnati in un compito o in una performance. Ciò non fa che decretare il fallimento e l’insuccesso dell’impresa.

Perfino “parlare” in determinate occasioni costituisce un esempio di scarso autocontrollo; sapersi dominare infatti si applica anche al linguaggio e in generale a tutto il comportamento non verbale.

Eppure qualche volta perdere le staffe, lasciarsi trasportare da una sessualità ludica e disimpegnata, esprimere preoccupazione o parlare troppo ci “umanizzano” e ci rendono persino simpatici agli occhi degli altri.

Commettere qualche stupidaggine ci sta ed è divertente per il suo carattere eccezionale di strappo alla regola, mentre essere sempre cronicamente arrabbiati, disinibiti e logorroici costituisce invece un problema sia a livello personale che relazionale.

Anche viceversa non è sanissimo: risulta problematica pure l’inibizione totale di tutte le passioni e le irregolarità. Non solo la vita emotiva si appiattisce ma anche i rapporti umani si irrigidiscono e si svuotano di vitalità.

Strategie di autocontrollo: il monitoraggio dei processi interni 

Un buon equilibrio si raggiunge attraverso un’osservazione dei processi interni, un’opera di “decentramento” che consente di guardarsi dentro come da di fuori (valutando se effettivamente sia il caso o meno di agire, parlare, alzare i toni ecc…).

Ad alcune persone risulta naturalmente facile guardarsi dentro, mentre per altre costituisce una sfida più ardua.

I soggetti più impulsivi dovrebbero sempre dedicarsi a questo tipo di “meditazione”, che stimola la facoltà di elaborare e di modulare gli impulsi e le emozioni.

Esiste una componente di apprendimento in questo processo, soprattutto nei casi in cui la modulazione degli impulsi non avviene spontaneamente.

Ma l’autocontrollo non si esercita soltanto nei confronti delle pulsioni. Esso interviene anche a livello dei pensieri intrusivi, inibendo quelli ricorrenti e negativi e focalizzando l’attenzione.

L’autocontrollo permette inoltre di stabilire delle routine e di ordinare le attività da svolgere durante la giornata secondo priorità.

Un aspetto importante nel controllo di sé è quello motivazionale. Le persone capaci di autocontrollo sono quelle che riescono ad auto motivarsi, a resistere alla noia, alle frustrazioni e alle distrazioni mantenendo il focus sull’obiettivo che vogliono raggiungere.

Esse di fatto differiscono la gratificazione istantanea in nome di una soddisfazione più grande data dalla “costruzione” di qualcosa.

La soddisfazione legata al raggiungimento di una tappa intermedia funge da rinforzo motivazionale e da stimolatore dell’umore per affrontare la tappa successiva.

Costruire è il contrario di dissipare, di disperdere le energie, di restare perennemente al livello dell’inconcludenza.

Combattere frustrazione e vittimismo: riprendere il controllo

Purtroppo la dispersione a cui porta lo scarso autocontrollo ingenera stati di frustrazione cronici.

Le persone che si perdono nel soddisfare gli impulsi del momento o in mille propositi destinati a rimanere tali, sono fondamentalmente scontente di loro stesse.

Tale scontentezza le porta non di rado a lamentarsi, a ritenere che la colpa dei loro successi sia da situarsi nel mondo o negli altri, considerati come più fortunati.

Si sviluppa cioè un atteggiamento disfattista, invidioso e vittimistico, che “fissa” l’inconcludenza anziché risolverla. Tale atteggiamento passivizza, porta a convincersi di non avere chance, dunque perché darsi da fare?

Affinché quindi possano essere appresi degli atteggiamenti che ripristinano un buon autocontrollo bisogna lavorare a livello dell’atteggiamento di base passivo nei confronti della vita.

Il godimento dell’inerzia e della lamentazione va focalizzato e ostacolato. Alla persona lamentosa spetta un passaggio maturativo che implica il rendersi conto che la fatica non è eliminabile dalla vita. Senza sforzo nulla accade. Gli altri spesso non sono più fortunati, ma soggetti segnati dalla vita e animati dal desiderio di farcela.

Solo nel momento in cui si matura la consapevolezza che tutto, ma proprio tutto, dipende da noi, si può iniziare a rompere il circolo vizioso del discontrollo e della lassità motivazionale

Perdita di interesse , Aiuto psicoterapeutico