Quando l’anima soffre: come nasce il disagio psicologico e dove può condurre la cura

Disagio psicologico: dai sintomi alla cura
Il disagio psicologico spesso nasce in modo silenzioso, si insinua nella quotidianità e sfocia in crisi esistenziali difficili da decifrare. Tentativi solitari e soluzioni veloci raramente funzionano: è solo attraverso la psicoterapia che si può dare senso al malessere e trasformarlo in un percorso fatto di consapevolezza, fiducia e accoglienza del dolore. La cura non cancella mai il malessere ma riconcilia con se stessi e con l'originalità della propria storia.
Crisi esistenziali: sintomi invisibili ma che parlano forte
Un malessere sordo, strisciante, oppure al contrario dirompente, acceso, come un filo di corrente elettrica sottopelle che tiene perennemente su di giri.
Non ci si accorge subito di stare male e di aver bisogno di aiuto; la sofferenza psicologica si insinua lentamente, resta sottotraccia per un po’ per poi magari esplodere d’un tratto e scombinare palesemente l’equilibrio emotivo.
Non sempre si tratta di patologie psichiche gravi come la depressione o i disturbi della personalità.
Più frequente è il caso di crisi esistenziali o di stati di esaurimento nervoso, magari scatenati da eventi stressanti che, dopo un periodo di sopportazione e di negazione, portano a riguardare la propria vita e le proprie scelte con occhio critico ma spesso non lucido.
Qualcosa non va, ma non si riesce a capire esattamente che cosa e perché.
Tutta la vita di relazione, il sonno, le passioni sono compromesse. Si passano al vaglio le possibili cause, ma i sintomi tipici come il senso di soffocamento, l’ansia, la malinconia e la rabbia restano lì, impermeabili ai tentativi di cura “fai da te”.
Difficoltà psicologiche e ruminazione: quando capire da soli non basta
Le ricerche online possono sfuggire di mano, e portare ad accumulare dati e pensieri fuorvianti, in loop mentali di rimuginazioni sfibranti. Ipotesi e congetture ristagnano nella propria testa, nella propria solitudine, senza trovare riscontro nell’altro.
Anche quando il tema di fondo è colto nel segno, addentrasi nelle profondità del problema da soli e senza una preparazione specifica è rischioso per la salute mentale, a meno che non si sia soggetti particolarmente dotati sul piano introspettivo.
Jung aveva attraversato da solo una condizione di disagio molto forte, e aveva battezzato quel periodo come “malattia creativa”. Era stato in grado di mettere a fuoco i semi produttivi all’interno della sua sofferenza, e li aveva utilizzati per elevare il suo grado di auto consapevolezza e di forza interiore.
Ma Jung chiaramente era una persona con caratteristiche non comuni, messe poi al servizio degli altri esercitando proprio quell’arte terapeutica che per primo aveva sperimentato su se stesso.
L’uomo di oggi, preso dal suo lavoro, dalla vita frenetica e dai problemi di adattamento alla società complessa in cui viviamo spesso non ha il tempo per fermarsi, non se lo può permettere, stritolato com’è da un ingranaggio che non ammette cedimenti o pause di riflessione.
La negazione è la prima reazione di difesa, unitamente alle ricerche convulse sul web di rimedi veloci per tentare di liquidare velocemente la questione, come fosse una delle ennesime “grane” da risolvere sbrigativamente.
Quando rivolgersi all'altro diventa un atto di cura e di consapevolezza
Accorgersi di stare male davvero e di non poter abbordare la questione da soli (pena un peggioramento dei sintomi e una loro estensione a macchia d’olio) spessissimo costituisce già la chiave per venirne fuori.
Fermare le ruminazioni sui perché e i “percome", cessare di ricorrere ad intellettualizzazioni sterili e rivolgersi ad uno specialista è un atto responsabile, come quello di chiedere un parere al medico quando la malattia non passa da sola in pochi giorni o con i rimedi casalinghi.
Psicoterapia e percorso psicoterapeutico: il valore dei primi colloqui
Lo specialista, tipicamente lo psicoterapeuta, grazie agli strumenti tecnici, all’esperienza e al setting terapeutico è in grado già nei primi colloqui di aiutare a “mettere in forma” correttamente il problema, evitando alla persona di restare incagliata in false piste.
La chiarezza della ricostruzione offerta da una psicoterapia efficace aiuta in breve a recuperare un buon compenso emotivo nel qui ed ora; l’effetto di riconoscimento dei confini della situazione calma la mente e la dispone positivamente ad affrontare le difficoltà con spirito costruttivo.
Non da ultimo non sentirsi più soli e percepire di essere accompagnati in questo percorso ha un valore enorme in termini di ripresa di fiducia e persino di fattività. Non è raro vedere persone risolvere nel giro di pochissime sedute situazioni che si trascinavano da anni.
La fortuna in genere c’entra poco: le energie vitali in realtà in queste circostanze si risvegliano proprio per l’effetto di questi due fattori, chiarezza mentale ritrovata e affidamento all’altro.
Le persone senza nemmeno rendersene conto pienamente mettono in atto azioni “virtuose” rimaste bloccate da tempo, a causa della nebulosa accecante in cui erano incappate.
Superato il sintomo: la seconda fase del lavoro psichico
Una volta risolta la situazione contingente alla base del disagio emotivo le persone possono liberamente scegliere se fermarsi nel lavoro introspettivo o proseguire, per tentare di abbordare il livello più profondo in cui si annida la fonte delle loro difficoltà, spesso ricorrenti nel corso della vita.
In realtà sono numerosi i casi di soggetti che entrano in terapia proprio in questa fase, una volta che i loro problemi contingenti si sono risolti grazie alla forza del loro Io.
La disposizione d’animo a questo livello della cura è diversa; non si tratta più di supportare l’Io nel funzionamento perduto, ma di accompagnarlo nel suo lavoro di rivisitazione del passato, alla ricerca di un senso nuovo da attribuire agli eventi significativi della propria vita.
Il livello più sofisticato è quello in cui la consapevolezza è già molto buona ma si desidera raffinare la conoscenza di alcuni processi o di dinamiche non totalmente cristalline.
Introspezione e consapevolezza: riconciliarsi con la propria storia
Essenziale, perché la psicoterapia funzioni, è il livello di partecipazione e di coinvolgimento emotivo nel lavoro introspettivo. Se esso dà piacere, al netto degli arresti e delle circolarità inevitabili dei discorsi, significa che fare chiarezza funge da leva per guardare al futuro in maniera più serena, in tutte le età della vita.
La psicoterapia efficace è quella che non punta a cancellare la sofferenza ma che aiuta a prenderne atto e ad integrarla nel proprio cammino esistenziale come un bagaglio pesante, che magari non si sarebbe voluto portare, ma che fa parte della propria identità unica.
La cura riuscita del disagio psicologico è quella che riconcilia con la propria storia e con il proprio essere.
Gestione della rabbia e accettazione del dolore: la vera svolta interiore
L’ostacolo principale a tutto ciò è sempre la rabbia, il rifiuto del dolore presente e passato, dell’accumulo provante di prove da sopportare.
La rabbia è umanissima, va sempre rispettata e compresa, come macigno insormontabile o come cima di una montagna altissima ma comunque scalabile.
I tempi di ciascuno di noi sono variabili così come gli obiettivi e le possibilità.
L’importante, in terapia come nella vita, è non entrare in una dimensione di performance e di richiesta di risultati immediati o impossibili per se stessi. Godersi il viaggio con le sue atmosfere, come si sa, è più importante e più benefico dell’accumulo di cose da vedere.
Per l’uomo moderno tutto ciò è difficile perché immerso in un sistema iper concreto che lo ha allontanato dalla sua esistenza originale e unica, in una corsa omologante che lo eccita e lo intristisce, bloccandolo nel perpetuo, frustrante e malefico confronto a specchio con l’altro.
Ecco che la rabbia si cristallizza nella percezione dell’ingiustizia e del torto subito rispetto gli altri, dell’ostacolo al raggiungimento del miraggio della felicità possibile per tutti ma impossibile per se stessi.
La felicità come attimo: riscoprire il senso del proprio cammino esistenziale
Tuttavia bisognerebbe sempre ricordarsi che la felicità è fatta di attimi, non di opportunità concrete, e che ogni uomo porta la sua pena.
Ogni vita, anche quella più mortificata del prigioniero, può racchiudere sprazzi di felicità. La bellezza è nell’occhio, non nel reale.
Bibliografia
- Paolo Crepet, Le misure del disagio psicologico, La Nuova Italia Scientifica
- Carl Gustav Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli editore
- Irvin D. Yalom, Il dono della terapia, Neri Pozza, i Colibri
Male oscuro, Aiuto psicoterapeutico , Guarire dai sintomi, Ansia da prestazione, Ansia patologica