Skip to main content

Femminilità e apertura al desiderio dell'Altro: quando diventa masochismo

Non percepirsi riconosciuta dall'Altro e dunque non desiderabile ai suoi occhi la espone ad una spiacevole sensazione di estraneità rispetto a se stessa. Quella bellezza, quell'intelligenza, quella simpatia che prima pensava di possedere come attributi sufficientemente stabili in quanto riconosciuti, certificati dall'Altro, improvvisamente sbiadiscono, lasciando posto alla percezione di non avere più un volto, un confine, un punto di ancoraggio solido.

La dinamica descritta riguarda soprattutto il sesso femminile e assume una connotazione più o meno invasiva, più o meno accentuata, a seconda della gravità della delusione vissuta in età infantile in relazione alla figura paterna. Maggiore sarà stato il sentimento di essere esclusa dal desiderio del padre, più accentuata sarà in età giovanile e adulta la sensibilità rispetto al rifiuto, in particolare verso quello da parte di un uomo.

Il centro attorno a cui gravita il desiderio femminile risiede quindi nel desiderio dell'Altro. Se questo per qualche motivo si spegne, viene meno, anche quello del soggetto svanisce. Ecco perché le donne, ciascuna secondo la propria misura e i propri mezzi, si industriano tutte così tanto ad essere desiderate, a rendere l' Altro desiderante. Da questo fatto, apparentemente futile o accessorio, scaturisce un effetto di ritorno enorme sulla loro vitalità e perfino sulla loro stessa identità. Essere amate, volute, desiderate e' la condizione necessaria per desiderare a propria volta, per sentirsi vive.

Ora, se da un lato questo meccanismo appare intrecciato strettamente con la femminilità e quindi in una certa misura non può essere cancellato, si può però intervenire nei casi in cui osserviamo una sua esasperazione. L'eccesso di dipendenza dal desiderio dell'Altro diventa invalidante nella misura in cui una donna, spendendo tutte le sue energie nell'essere desiderata, finisce con il perdere di vista quello che è lei e che vuole lei al di la' dell'Altro.

Ciò spiega un certo tratto masochistico femminile, rende conto cioè del perché molte accettino dei legami nei quali non si sentono libere di essere se stesse. Dando spazio alla propria soggettività più autentica, esprimendo a pieno i propri desideri più veri, percepiscono di contravvenire a quelli del partner. "Sono come tu mi vuoi" appare allora la strategia più efficace per mantenere la propria desiderabilità ai suoi occhi, al prezzo però di un sacrificio di se', della rinuncia ad un'espressione libera e spontanea.

Quando un legame del genere si incrina, magari proprio perché inavvertitamente la partner inizia a far affiorare anche ciò che desidera lei, ciò che è lei, l'equivoco su cui si reggeva il rapporto si palesa in tutta la sua portata. Si possono innescare vere e proprie crisi depressive o rivendicazioni furiose del tipo "con tutto quello che ho fatto per te". La rinuncia più o meno inconscia che permetteva di sentirsi al centro di un desiderio si rivela inutile, lasciando spazio a sbandamento, rabbia e senso di nullità esistenziale.

In questi casi un percorso psicoterapeutico può rivelarsi utile per rintracciare le cause profonde che hanno portato a chiudersi in rapporti all'insegna della mutilazione del proprio essere in favore delle aspettative dell'Altro. Come abbiamo detto spesso queste radici hanno a che fare con la complessità che ha caratterizzato il rapporto con la propria figura paterna. Capire ciò che inconsciamente determina i nostri atteggiamenti può aiutarci a contrastare la tendenza a ripeterli coattivamente. Per evitare in futuro di cadere nuovamente nello scacco della cancellazione di se stesse pur di essere amate.

Altri articoli sul disagio esistenziale

Ambizione o desiderio autentico?

Spesso si utilizza genericamente il termine ambizione per indicare l'attitudine di un individuo a far emergere la propria individualità in un determinato campo di interesse. Essa si accompagna solitamente al raggiungimento di un riconoscimento da parte dell'ambiente di riferimento, in termini di notorietà, prestigio e valorizzazione economica.

Leggi l'articolo

L'insuccesso

Incorrere in un insuccesso, amoroso o lavorativo, è un evento diventato destabilizzante per l’uomo di oggi. In effetti fin da bambino avevano stabilito per lui vari traguardi da raggiungere. Nella scuola, nello sport, nelle relazioni.

Leggi l'articolo

Narcisismo patologico: cause, effetti, rimedi.

Narcisismo sano e narcisismo patologico

Il narcisismo in sé non rappresenta una patologia. Freud ci insegna come un buon investimento di energia libidica sul proprio Io (noto come amor proprio) sia fondamentale ai fini dell'equilibrio psichico.

Leggi l'articolo

La giovinezza nella contemporaneità: parla Alain Badiou

Alain Badiou, uno dei massimi filosofi viventi, con il suo "La vera vita. Appello alla corruzione dei giovani" ci regala un'originale lettura della condizione giovanile nella contemporaneità. 

Leggi l'articolo

Vedere ascoltando

Ascoltare è il mestiere dello psicoanalista. A lui non servono occhi per "vedere" i suoi pazienti, il suo approccio all'umano mette fra parentesi lo sguardo, inteso come catalogazione, giudizio, misura, conoscenza a priori. A pensarci bene infatti la vista espone all'abbaglio, alla fascinazione così come alla repulsione perché coglie dell'altro caratteristiche meramente esteriori e superficiali.

Leggi l'articolo

La sindrome di Asperger: luci e ombre


La sindrome di Asperger fa parte della categoria dei Disturbi pervasivi dello sviluppo. Essi comportano la compromissione dello sviluppo psichico del bambino per ciò che concerne la socialità, la comunicazione verbale e non verbale e il repertorio di attività e interessi.

Leggi l'articolo

Perché siamo sempre insoddisfatti o inibiti?

Cosa ci impedisce di realizzare davvero le nostre vite? Perché rimaniamo così facilmente impigliati nelle aspettative degli altri a tal punto da smarrire la bussola interiore dei nostri desideri più profondi? Cosa ci trattiene in realtà? Perché siamo sempre insoddisfatti o inibiti?

Leggi l'articolo

Esistere o sentirsi reali?

Sentirsi "reali" è più che semplicemente esistere. Significa parlare, muoversi, rapportarsi ed agire a partire da un accordo profondo con se stessi. Vuol dire conoscenza ed accettazione del proprio tratto singolare, accoglienza ed abbandono verso ciò che si è. Senza svalutazioni severe o sciocche vanità.

Leggi l'articolo

Normalità e patologia: quali confini?

È opinione comune associare ad uno stato di "normalità" psichica l'adesione alla realtà, intesa come pacifica accettazione dei limiti imposti dall'ambiente esterno sulle nostre pulsioni e aspirazioni. La stessa civiltà infatti si basa su una quota di rinuncia alla soddisfazione delle pulsioni individuali, in virtù di un bene più grande, l'ordine e la stabilità nel reale.

Leggi l'articolo

Quando il malessere si fa corpo

Una sofferenza emotiva intensa ma negata, un desiderio soffocato possono trovare come unica via di sfogo quella somatica. Possono cioè trasformarsi in dolori fisici di varia natura, che l'indagine medica definisce "psicosomatici" nella misura in cui non riesce a trovare una chiara eziologia organica.    

Leggi l'articolo

La malattia "normotica"

Quando si pensa a problematiche di ordine psicologico viene quasi immediato riferirsi a situazioni di disadattamento rispetto alla realtà. Nell'immaginario collettivo cioè la persona sofferente di disturbi psichici è quella che incontra, in maniera più o meno marcata, delle difficoltà nel fronteggiare i compiti e le sfide della vita, preferendo il rifugio nel mondo della fantasia. Questa visione può per certi versi essere condivisibile, benché tenda a ridurre la complessità della questione.

Leggi l'articolo

Il lutto

Quando subiamo una perdita di solito attraversiamo un periodo in cui siamo tristi, svogliati, chiusi in noi stessi e non a nostro agio con gli altri. Può capitare di sentirsi ansiosi, posseduti dall’attesa di un pericolo imminente.

Leggi l'articolo