Narcisismo e mitomania: la bugia patologica

Il legame fra narcisismo e bugia patologica
Esiste uno stretto collegamento fra il disturbo di personalità narcisistico e la mitomania, intesa come tendenza patologica a mentire in modo compulsivo (raccontando storie inventate di sana pianta).
Dire frequentemente bugie al partner, ad amici o a semplici conoscenti costituisce infatti un comportamento abbastanza tipico del narcisista.
La visione idealizzata di sé del narcisista
Chi soffre di narcisismo patologico ha necessità di ottenere ammirazione all’interno di ogni relazione. Questo bisogno è assolutamente “perentorio”: fare colpo sull’altro, sempre e comunque, assume importanza vitale.
L’altro è ridotto sostanzialmente ad uno specchio riflettente, il narcisista cerca nel suo sguardo la conferma del proprio essere ideale. La menzogna si inquadra così in una funzione di sostegno all’immagine ideale: essa crea una realtà alternativa che rappresenta la visione idealizzata di sè.
Attraverso i racconti di storie inventate o tramite omissioni di fatti significativi della sua vita il narcisista manipola l’altro in modo da ingraziarselo, guadagnando in tal modo quell’ammirazione e quelle attenzioni di cui di fatto ha bisogno come l’aria. Ma in tale dinamica non esiste minimamente l'intenzione di nuocere all'altro, il sadismo, il godimento di fare del male non sono presenti (non stiamo parlando qui di narcisismo maligno).
Questo modo di procedere può risultare così inebriante da creare dipendenza; il narcisista non può e non si vuole fermare.
La menzogna come protezione dalla vergogna
Ma perché il mantenimento della visione idealizzata di sè tramite lo specchio dell’altro è così fondamentale nei quadri di problematiche narcisistiche?
Si capisce come alla base di questo disturbo della personalità vi sia una carenza di autostima molto forte, annidata tuttavia negli strati più profondi della personalità.
Tipicamente nell’infanzia, il futuro narcisista sperimenta un sentimento di vergogna molto forte, legato a un’offesa, un’umiliazione o una situazione familiare imbarazzante.
La ferita, anziché venire elaborata e integrata in una narrazione coerente di sè, non viene pienamente assunta come propria perchè nessuno, in quella fase della vita, appare come adeguato a fornire il supporto emotivo necessario a tale lavoro psichico. Una grande solitudine avvolge il soggetto, che inizia a sovrainvestire il proprio Io con fantasie di onnipotenza compensatorie.
Tuttavia il malessere, che pur accantonato resta vivo nell'inconscio, non smette di suscitare interiormente un senso di profonda intolleranza e di rifiuto.
La bugia patologica assume allora la funzione di difesa rispetto al sentimento di vergogna originario, mai superato e rimasto tale e quale nello psichismo profondo.
Attraverso la menzogna il narcisista si protegge dal possibile ritorno della percezione di sé come inadeguato, indegno o inferiore rispetto a standard personali o sociali.
La bugia tenta così di cancellare una macchia, appare come una compensazione di una sensazione umiliante di fallimento, sperimentata nel passato ma sempre passibile di riapparire nel presente.
Abile attore, il narcisista usa le bugie per costruire mondi paralleli, in cui le sue aspirazioni di grandezza trovano appagamento.
Non sempre poi le frottole che racconta sono plateali e grossolane; molto spesso si tratta di piccole omissioni, mezze frasi, oppure dati presentati attraverso una lieve distorsione (migliorativa o peggiorativa a seconda dei casi).
La realtà è quindi sempre un po’ manipolata, (raramente completamente falsata) al fine di potenziare la maschera di sicurezza ostentata nel sociale.
La caduta del castello di bugie: la depressione del narcisista
La fragilità emotiva è allora l’altra faccia della medaglia splendente con la quale il soggetto narcisista si presenta all’altro.
Visto da fuori egli appare dominante, sicuro, autosufficiente. Tale finzione però può venir smascherata da un osservatore attento: l’autoglorificazione e il disprezzo verso gli altri sono troppo marcati, troppo presenti in tutti i suoi discorsi in maniera diretta o indiretta.
Quando il narcisista si rende conto di essere colto in fallo, perché il suo castello di bugie crolla o perché nella realtà attuale gli capita di fallire in una delle sue imprese, la sua fragilità latente può sfociare in depressione.
Le depressione tipica dei quadri di narcisismo patologico si riconosce perché ha come temi centrali il senso di vuoto e la percezione di solitudine.
La dipendenza dall’ammirazione altrui non colma mai il senso di vuoto interiore, la sensazione silente e costante di non avere un’identità solida su cui poter poggiare con autentico orgoglio.
Egli sa di essere un personaggio schiavo della finzione: dietro alla messa in scena c’è il nulla, il vuoto siderale.
Il senso di solitudine è soverchiante perchè nessuno di fatto lo conosce veramente per quello che egli è. Vittima del suo stesso gioco di illusioni si ritrova in una condizione di totale incomunicabilità. Gli altri non lo possono vedere, o perché accecati dal suo splendore, o perché disgustati dalle sue bugie e manipolazioni.
Ma questo sentirsi interiormente solo non costituisce uno stimolo sufficientemente forte per togliersi finalmente le maschere e puntare all’autenticità. Qualcosa in lui fa da ostacolo a lasciarsi andare a un ridimensionamento equilibrato della propria immagine, che tenga insieme i suoi punti di forza con le sue debolezze.
Il narcisista insiste nell’ostentare una facciata di indifferenza e di distacco emotivo. Preferisce piuttosto amplificare il senso di solitudine isolandosi ancor di più, proiettando i suoi sentimenti di inadeguatezza sugli altri, accusandoli di non apprezzarlo abbastanza.
La sua disperazione pertanto non si manifesta apertamente ma si esprime in modo più sottile attraverso la rabbia, l’arroganza, la delusione o il senso di vuoto e di estraneamento dalla realtà.
La depressione resta difficile da riconoscere sia dagli altri che dal narcisista stesso, non consapevole del proprio stato depressivo perché impegnato costantemente a camuffare il proprio disagio interno attraverso la ricerca compulsiva di conferme esterne (successo, potere ecc…)
La psicoterapia del narcisista bugiardo patologico
La psicoterapia delle problematiche narcisistiche non è mai semplice: il narcisismo e la sua cura richiedono tempo e disponibilità all'ascolto.
Il paziente arriva in genere alla consultazione in fase depressiva, ma una volta restaurate le difese narcisistiche tende ad abbandonare la cura.
Il successo del trattamento non è quindi legato al ripristino della modalità grandiosa e/mitomane ma alla possibilità di esplorare la fragilità sottostante alle difese.
Il funzionamento narcisistico è egosintonico, non è cioè percepito come problematico. Inoltre porta con sè alti livelli di euforia ed autoesaltazione, in particolar modo quando si associa al tratto della mitomania.
In fase depressiva però diventa possibile accedere a un buon livello di introspezione; se si crea un clima di fiducia e di empatia il paziente può fare esperienza per la prima volta nella vita di un rapporto umano autentico, in cui le proprie storture e fragilità possono essere portate senza giochi manipolativi.
L’accoglienza non giudicante e interessata a cogliere la ferita interiore anziché l’apparenza scintillante dell’immagine è fondamentale ai fini di un ammorbidimento della compulsione a sedurre e mentire.
Nel lungo questa qualità della relazione terapeutica può portare un maggior grado di autenticità anche nella vita sociale e/o fi coppia della persona.
Aiuto psicoterapeutico , Affrontare il senso di vuoto, Narcisismo patologico